domenica 23 gennaio 2022

L'amore al tempo della musica

Ciao a tutti, cari lettori. Ho iniziato il mio percorso di bookblogger con il libro di Giulia Esse e dopo quasi due anni vi riporto tra le pagine di un suo libro.
Questa volta non parlerò di uno dei suoi fantasy orientali che tanto amo, ma di un altro genere: il suo romanzo storico ambientato a Venezia. Insieme ai protagonisti ho viaggiato lungo strade che non ho mai visto con i miei occhi. Ora, però, vorrei che anche voi possiate avete la stessa possibilità di ammirare la piazza di San Marco e le altre meraviglie.



Titolo: L'amore al tempo della musica

Autore: Giulia Esse

Editore: Pubme (collana Io me lo leggo)

Data di pubblicazione: 11 ottobre 2019

Pagine: 299

Prezzo: 16,50 (flessibile) e 2,99 (ebook)

Trama: Venezia 1797. Napoleone Bonaparte è ormai alle porte della Serenissima: dopo tanti colpi e sventure, presto la Repubblica cadrà. Insieme all'orgoglio della città deve piegarsi anche quello di Anna, giovane sposa costretta dai debiti del marito a trasferirsi nella casa dello zio di lui, Fosco Alvise Candiani, il più acclamato compositore di Venezia. Abbandonata in una casa ostile, strappata ai suoi affetti e a tutto ciò che conosceva, Anna si aggrappa all'unica cosa che le resta: il suo sogno di diventare violinista. Per farlo, è pronta ad assumere l'identità del marito, di cui nessuno ha più visto il volto fin da quando era ragazzo. Nei panni di un uomo, Anna trova la libertà che ha sempre bramato, ma rischia di perdere se stessa. E gli occhi severi di Fosco, l'uomo che sembra la sua perfetta antitesi, sono pronti a ricordarglielo in ogni momento. Echi di concerti, clangore di spade e pettegolezzi sussurrati corrono tra le rughe e le calli, ma tra i mille specchi di Venezia si cela la domanda più importante di tutte: è più giusto vivere secondo coscienza, o secondo reputazione?



"L'amore, in povertà, è destinato a mutare in risentimento, bimba mia." 

Sin dal principio si avverte la magia di Venezia, grazie a un personaggio che la vede per la prima volta e un altro che ha avuto il tempo di una vita per affezionarcisi.
O forse non proprio dal principio, poiché l'autrice si prende il tempo per mostrare una piccola parte di Vienna e la vita coniugale fallita di Anna e Lorenzo. Forse erano quelli giusti al momento sbagliato, forse nessuno dei due era destinato all'altro. Fatto sta che all'improvviso il loro amore è cambiato, seguendo le correnti di una vita povera e per lo più infelice. 

Lorenzo, inseguito dai suoi creditori, fa una sola cosa buona da quando ha preso in moglie Anna: la porta a Venezia, dal zio di lui. Lì, la abbandona per inseguire i sogni di Napoleone, però nonostante il dolore provato lei è finalmente libera. E non libera dalle imposizioni, dalla società, dal mondo che la vuole come produttrice di figli; lei è libera di reinventare se stessa e di capire chi è veramente. 

In un primo momento lei fugge dalla sua essenza, prendendo le vesti di un uomo, di suo marito partito in guerra. Grazie a un aspetto quasi maschile, lei ottiene il rispetto dei nobili e una voce in mezzo all'oceano di persone che tentano di emergere, di sopraffare tutti gli altri. Anna stessa dice "da uomo poteva farsi ascoltare" e si crogiola in quello status che una donna come lei non avrebbe mai potuto avere. Va invaghire qualcuno di lei, inizia a suonare in un'orchestra, osa persino sfidare a duello un uomo. Tutto questo però è un castello di carte destinato a cadere appena un filo di vento più forte degli altri soffierà su di lui. Anna sarebbe soffocata sotto il peso della sua costruzione caduta in rovina se non fosse stato per Fosco Candiani. 

Quell'uomo l'ho amato dall'inizio alla fine, ma più di tutto ho apprezzato l'insegnamento che ha dato alla fine: non perdere mai se stessi neanche quando la situazione è delle peggiori. Risveglia Anna dal suo sogno di essere uomo e la riporta con i piedi per terra. Le mostra che da sola è meravigliosa e che non ha bisogno di nascondersi agli altri, non ha bisogno di vesti non sue per brillare. Anna non poteva essere un fiore che cercava di tornare bocciolo. 
Proprio per questo, il finale l'ho trovato assolutamente originale e adeguato per una personalità come la sua. Sebbene una parte di me abbia sperato in un lieto fine in cui il principe salva la principessa e poi vivono felici e contenti per sempre, avvolti dall'amore forte di cui le favole parlano da quando ne ho memoria, concordo pienamente con la svolta particolare che non ha niente a che fare con le favole o con i finali tragici dei poeti romantici. 

"Un primo istinto l'avrebbe condotta a stringersi attorno al suo braccio per cercare protezione, ma desiderava essere forte e dunque avrebbe dovuto camminare da sola." 

Questa frase racchiude un grosso riferimento al mondo odierno, nonostante il romanzo sia ambientato durante l'età napoleonica. Qui c'è una donna che tenta di essere la sua stessa forza, la sua unica colonna portante. Spesso, nei momento di fragilità ci si espone ad altri per trovare protezione. Anna però si erge in tutta la sua bellezza e caparbietà e cerca di essere indipendente da suo marito. 

Mi ci sono ritrovata molto in questa scena perché è sempre stato il mio pensiero. Non per fare la First Lady emancipata, che non ha bisogno di nessuno perché ha sempre combattuto contro il mondo da sola, bensì perché desidero guardarmi indietro ed essere fiera di me stessa. Vorrei ricordare i miei momenti di difficoltà per poi dire "ce l'ho fatta con le mie forze". Non cerco granché l'approvazione degli altri, ma per la maggior parte la mia nei confronti di me stessa. 
Ecco, ho sperato che anche Anna potesse essere così per almeno una briciola del suo essere. 

"Eterno? Non sapete di cosa state parlando, signora. Romeo e Giulietta si amano in eterno perché sono morti. Non hanno avuto il tempo, né modo, di portare alla distruzione il loro matrimonio." 

FOSCO. Cari lettori non avete idea di quanto Fosco abbia lasciato radici profonde in me. Lui è il cinismo fatto persona. Non crede nell'amore, non ha intenzione di abbandonarsi alle emozioni e, soprattutto, affronta la vita con un rigore mai visto prima. Se fosse nato in Giappone, avrebbe potuto essere un samurai. 
In più, secondo me, ha la capacità di essere amabile. Con Anna è sempre austero, ma ogni tanto si scioglie se deve prendere parte a qualche gioco nobiliare o se deve ottenere il favore di quei ricchi che poi parteciperanno al suo spettacolo. 

È un grande musicista, dunque ha imparato a tenere a freno le emozioni per far sì che la sue esecuzioni escano perfette. Tuttavia, lui le emozioni non le reprimere soltanto: lui le plasma a suo piacimento. È dotato di un'arte difficile tanto quanto affascinante. 

"Noi esseri umani, temo, non siamo in grado di vivere alla pari, così affamati di supremazia."

C'è un motivo, però, se non ho deciso di dare il massimo dei voti al romanzo. Sia chiaro, ho amato la trama in tutte le sue sfaccettature e di nuovo sono riuscita a confermare il talento di Giulia per la scrittura. E allora dov'è il problema? È l'edizione perché non rende affatto giustizia a un capolavoro come questo. 

La copertina non rispecchia il contenuto perché non basta scegliere uno strumento qualunque e piazzarlo lì con qualche nota. In più, all'interno ho trovato vari refusi e molto spesso le caporali dei dialoghi erano assenti. Ritengo il costo, dunque, troppo alto per un prodotto del genere. Avrei preferito vedere un'edizione più curata dal punto di vista grafico e non solo.
Proprio per questo, penso che se non avessi conosciuto l'autrice grazie ai suoi romanzi precedenti, non avrei mai pensato di acquistare il libro di punto in bianco o di chiedere una collaborazione. Tuttavia, penso che l'acquisto sul kindle ne valga veramente la pena.

"Narciso sull'acqua si riflette
come fiore sul capo si flette.
Eco con la voce di specchia 
e in antichi canti invecchia." 

⭐⭐⭐⭐/5

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