domenica 24 gennaio 2021

Alla Ricerca del Principe Dracula (recensione)

 








 



Data di pubblicazione: 15 settembre 2020

Editore: Oscarvault Mondadori

Prezzo: 20,00 (cartaceo) e 9,99 (ebook)

Trama: Dopo aver scoperto con orrore la vera identità di Jack lo Squartatore, Audrey Rose Wadsworth lascia la sua casa nella Londra vittoriana per iscriversi - unica donna - alla più prestigiosa accademia di Medicina legale d'Europa. Ma è davvero impossibile trovare pace nell'oscuro, inquietante castello rumeno che ospita la scuola, un tempo dimora del malvagio Vlad l'Impalatore, altrimenti noto come Principe Dracula.

Strane morti si susseguono, tanto da far mormorare che il nobile assetato di sangue sia tornato dalla tomba. Così Audrey Rose e il suo arguto compagno, Thomas Cresswell, si trovano a dover decifrare gli enigmatici indizi che li porteranno all'oscuro assassino. Vivo o morto che sia.

Recensione:

"Hai già fissato la paura negli occhi e l'hai fatta tremare, Wadsworth."

Un sequel decisamente avvincente e migliore rispetto al primo capitolo che apre la tetralogia della Maniscalco. E non mi riferisco solo all'ambientazione, ma anche alla caratterizzazione dei personaggi. Procediamo per gradi, però.

Alla Ricerca del Principe Dracula si apre con il viaggio sull'Orient Exspress (che mi ha riportato alla mente il celebre libro di Agatha Christie) che porterà Audrey Rose e Thomas Cresswell in Romania, la mia terra natia. Un viaggio lungo durato più o meno cento pagine, se non di più, e che ci ha gentilmente regalato un cadavere. Il mistero però viene temporaneamente stoppato all'arrivo dei due protagonisti all'Accademia di Scienze Forensi e ritrovamenti di corpi martoriati inclusi. Il castello di Dracula descritto dalla Maniscalco è davvero incantevole, seppur terrificante con i suoi arazzi. 

La trama da qui in poi è un continuo ritrovamento di cadaveri che ho apprezzato molto. Il modus operandi dell'assassino è elaborato e malato nel suo obbiettivo di creare lo scenario perfetto per il ritorno del Principe La costante domanda la cui risposta rimane sospesa fino alla fine è: perché? Perché l'assassino è così determinato a impalare gente e avvelenarla con l'arsenico? E soprattutto, perché dissanguarla? E non solo io me lo sono chiesta, anche i due protagonisti si ponevano lo stesso quesito tra una discussione e l'altra. Infatti, la morte di Nathaniel è stata distruttiva per Audrey Rose e sta pagando le conseguenze delle azioni del fratello sulla propria pelle. È ancora traumatizzata e cerca in tutti i modi di superare la cosa, però Thomas non fa altro che infierire con le sue azioni atte "a fin di bene" e peggiora la situazione. Il processo di guarigione non è immediato e cercare di rispedire a casa Audrey o di farla riprendere sdraiandosi in sala operatoria non sono buoni metodi. 

Devo dire però che ho apprezzato il cambiamento che l'esperienza passata ha procurato alla nostra protagonista: se prima mi irritava e avrei voluto tanto non sentirla più, ora mi sta decisamente più simpatica e ho voglia di conoscere più nel dettaglio ogni sfaccettatura che compone il suo carattere. Se prima aveva ideali che trovavo senza senso, ora il suo desiderio di non essere ingabbiata come una colomba mi piace, è ponderato e ha una ragione precisa di esistere. Quella morsa che la attanaglia quando Thomas commette un errore la condivido pienamente anche io e le do perfettamente ragione. Audrey Rose vuole essere libera e al pari di un uomo e in questo la sostengo con tutto il cuore. In questo libro, quindi, prima di tutto dimostra di essere al pari di Thomas, il quale durante la risoluzione di questo caso viene meno. Audrey Rose si prende tutta la scena nonostante il dolore che le avvolge il petto mentre Thomas mette a nudo le sue debolezze per lei e dimostra un'altra facciata di se stesso oltre a quella dell'arrogante e affascinante uomo ottocentesco assolutamente perfetto.

Cosa ho apprezzato di questo romanzo? Tutto, dalla prima all'ultima cosa. Non c'è nulla che non mi sia piaciuto. Prima di tutto troviamo la narrazione che, seppur lenta all'inizio proprio come piace a me, poi diventa incalzante e sembra di avere il fiato dell'assassino sul collo. È piena di descrizioni e di folklore rumeno che mi hanno fatto un po' vergognare di non aver approfondito le mie radici rumene. Mi hanno fatto venire nostalgia della piccola fattoria in cui abitavo e dei pasti super aromatici che mia nonna mi proponeva o, ancora, alla battaglia con mio nonno per accaparrarci le zampe di gallina della zuppa. Mi hanno fatto venir voglia di ritornare in quella realtà che ho abbandonato e che ho nascosto gelosamente in un cassetto della mia mente. Questa volta si è sentita l'ambientazione tetra e misteriosa che avrei voluto vedere anche in Sulle Tracce di Jack Lo Squartatore. I dettagli che io amo trovare in un libro sono presenti e mi hanno fatto girare la testa dalla felicità. 

Devo dire però che questa volta il minimo sentore di chi era l'assassino ce l'avevo, ma non riuscivo a capirne il motivo. È stata la persona più inaspettata di tutte, però anche un lupo può travestirsi da agnello se lo ritiene vantaggioso. Anche se a prima vista si potrebbe puntare su Moldoveanu, ricordate che un carattere di merda non rende una persona un assassino.

"I mostri sono reali quanto le storie che li tengono in vita e sopravvivono solo finché quelle storie vengono raccontate."

Giusto giusto tra poco inizierò il terzo libro, carica di aspettativa e curiosità visto il finale di Alla Ricerca del Principe Dracula. 

mercoledì 13 gennaio 2021

La Corte di Ali e Rovina (recensione)

 Top o flop? A Court of Wings and Ruins o La Corte di Ali e Rovina da una parte mi è piaciuto, ma dall'altra avrei un piccolo appunto da fare sul finale conclusivo della trilogia.

A essere sincera, le ultime cento pagine le ho lette piangendo e anche dopo di lacrimoni per la storia di Feyre e Rhysand ne ho versati molti. È stato tanto carico di emozioni, che alla fine in qualche modo ho dovuto farle uscire fuori.

Ma ora non parliamo di finale, partiamo dall'inizio.



Data di pubblicazione: 17 settembre 2019

Prezzo: 18,90 (rigida) e 9,99 (ebook)

Editore: Mondadori 

Trama: La rabbia mi era cresciuta dentro come una creatura viva, con un cuore che batteva risuonandomi nella profondità del petto, cullandomi fino a farmi addormentare, per poi scuotermi al risveglio. Volevo vendetta, ma una vendetta repentina, a parte soddisfare la mia rabbia cocente, sarebbe stata inutile.

Feyre è determinata a raccogliere il maggior numero di informazioni possibile sui piani di Tamlin e del Re di Hybern che minacciano di mettere Prythian in ginocchio. Per questo si è separata dall'uomo che ama e ha fatto ritorno alla Corte di Primavera. Ma per poter portare a termine il suo piano, dovrà tessere una fitta trama di inganni e tenere a bada il suo desiderio di vendetta. Sa bene, infatti, che un solo passo falso potrebbe condurre non soltanto alla sua rovina ma a quella di tutto il suo mondo. La ragazza sa anche che il Re di Hybern non si fermerà davanti a nulla, perciò, a mano a mano che la guerra si avvicina, dovrà decidere di chi fidarsi e cercare alleati nei posti più inaspettati.

~◇~

Feyre è finalmente risorta, è cambiata decisamente in positivo ed è diventata per me simbolo di forza, di tenacia, a tutti gli effetti. Torna alla corte di Tamlin e orchestra una vendetta più che meritata verso un fae con qualche rotella fuori posto, che ha perso totalmente la ragione. Inganna tutti, in particolar modo il lettore. Alla fine di ACOMAF ero destabilizzata dalla rottura del legame tra la coppia e invece... 

È stato un gran bel colpo di scena vedere la nostra cara Feyre diventare Signora Suprema e finalmente ergersi in tutta la sua bellezza. 

Quello che più ho amato è stata l'evoluzione del rapporto tra lei e Rhysand: hanno un'affinità che sinceramente non ho mai visto in nessun'altra coppia dei libri e il modo in cui si sostengono è un qualcosa di meraviglio. Dove non riesce lui, c'è lei e dove lui fa fatica, arriva lei a sostenerlo e viceversa. Sono i due Fae Maggiori più potenti di Prythian, ma hanno le loro insicurezze e le loro paure, in particolare Rhysand che è disposto persino a morire pur di garantire la vittoria e un futuro sereno per la Corte dei Sogni. Capite? 

E, cosa importantissima: Rhysand non soffoca Feyre come ha fatto Tamlin! La lascia libera di agire, di decidere, anche se le situazioni possono essere molto pericolose. La lascia brillare (letteralmente dato il potere dell'Alba) e lui brilla insieme a lei. Sono entrambi completi e si affiancano meravigliosamente. 

Altro personaggio che ho amato è stata la regina maledetta che di giorno è una fenice e di notte torna umana. Ecco, lei ha dato prova di essere una regnante migliore di tutte le altre regine avide e malvage e spero davvero che verrà approfondita in un futuro spin-off. 

Personaggi che ho detestato sono Nesta e Lucien. Lo so, di solito tutti amano Nesta, ma io proprio non l'ho retta. Avrei voluto tirarle dietro l'intera Casa del Vento. E proprio per questo motivo sono curiosa di leggere A Court of Silver Flames, cosiì da scoprire finalmente cosa passa nella testa di Nesta Archeron.

Vi ho accennato però anche a un piccolo flop. Ho un appunto da fare alla struttura perché l'autrice ha scritto buone quattrocento pagine di nulla cosmico. Nulla cosmico nel senso che si sono molte scene per la Feysand e pochissima azione o comunque le scene di suspense che caratterizzano la saga. E ok, va bene, ma le ultime cinquanta pagine del romanzo sono colme di cose che mi hanno caricata di emozioni e forse un po' troppo. La differenza tra le due cose, quindi, mi ha fatto storcere il naso sebbene abbia adorato tutto fino all'ultima parola.

Questo mi ha fatto dare quattro stelle su cinque al romanzo.

Ora vorrei aggiungere un piccolo discaimer. L'autrice conclude la storia di Feyre e Rhysand, ma non conclude la storia di Prythian. Anzi, la Maas se da una parte dà tutte le risposte che il lettore ha cercato nei tre libri, dall'altra parte fa sorgere nuovi dubbi e situazioni che presagiscono l'uscita di nuovi spin-off o seguiti. E in ACOFAS, che doveva essere la novella introduttiva ai futuri libri, sorgono ancora più problemi di quanti non ce ne fossero in realtà. Ma di questo parleremo su Instagram nei prossimi giorni.

sabato 9 gennaio 2021

La Corte di Nebbia e Furia (recensione)

Tutti dicono che il secondo sia il libro migliore della saga ACOTAR. E come dargli torto? A Court of Mist and Fury o semplicemente La Corte di Nebbia e Furia ha fatto un notevole salto di qualità da La Corte di Rose e Spine. Ripeto, secondo me l'autrice ha pianificato la cosa nei minimi dettagli e anche lei potrebbe esserne consapevole. E sapete perché? Perché lei aveva già tutta la storia in mente da quando, nelle prime pagine di acotar, ha detto che il cassettone di Feyre era decorato con un cielo stellato. Ve lo ricordate questo dettaglio? Nel secondo e nel terzo libro questo gioca un punto fondamentale e, siccome non rischio di fare spoiler visto le trame, vi dico che Rhysand c'è sempre stato al contrario di Tamlin.

Data di pubblicazione: 18 giugno 2019

Prezzo:  17,90 (cartaceo) e 9,99 (ebook)

Pagine: 622

Editore: Mondadori

Trama: Dopo essersi sottratta al giogo di Amarantha e averla sconfitta, Feyre può finalmente ritornare alla Corte di Primavera. Per riuscirci, però, ha dovuto pagare un prezzo altissimo. Il dolore, il senso di colpa e la rabbia per le azioni terribili che è stata costretta a commettere per liberare se stessa e Tamlin, e salvare il suo popolo, infatti, la stanno mangiando viva, pezzetto dopo pezzetto. E forse nemmeno l'eternità appena conquistata sarà lunga a sufficienza per ricomporla. Qualcosa in lei si è incrinato in modo irreversibile, tanto che ormai non si riconosce più. Non si sente più la stessa Feyre che, un anno prima, aveva fatto il suo ingresso nella Corte di Primavera. E forse non è nemmeno più la stessa Feyre di cui si è innamorato Tamlin. Tanto che l'arrivo improvviso e molto teatrale di Rhysand alla corte per reclamare la soddisfazione del loro patto - secondo il quale Feyre dovrà passare con lui una settimana al mese nella misteriosa Corte della Notte, luogo di montagne e oscurità, stelle e morte - è per lei quasi un sollievo. Ma mentre Feyre cerca di barcamenarsi nel fitto intrico di strategie politiche, potere e passioni contrastanti, un male ancora più pericoloso di quello appena sconfitto incombe su Prythian. E forse la chiave per fermarlo potrebbe essere proprio lei, a patto che riesca a sfruttare a pieno i poteri che ha ricevuto in dono quando è stata trasformata in una creatura immortale, a guarire la sua anima ferita e a decidere così che direzione dare al proprio futuro e a quello di un mondo spaccato in due.


Dire che è stupendo è dire poco. Acomaf offre ai lettori di YA una love story attendibile e avventure che non possono essere dimenticate facilmente. Se in acotar l'antagonista erano Amarantha e Rhysand, nel secondo volume la situazione si ribalta e a passare dalla parte del cattivo è Tamlin. E come dargli torto: un fae che ha continui scatti d'ira e distrugge ogni cosa quando ha una piccola discussione? 

Possiamo aspettarci un comportamento diverso da Tamlin se non quello di intrappolare Feyre e usarla come trofeo di fronte a tutti gli altri Signori Supremi? Perché sì, Feyre diventa un burattino nelle mani di Tamlin e della Sacerdotessa Ianthe, diventa un simbolo di rinascita e i cittadini della Corte di Primavera non fanno altro che dimostrare un'infinita gratitudine verso quell'umana che ha sacrificato la sua vita per liberare i Fae da un tiranno. E Feyre? Nessuna pensa a lei, a ciò che sente, a ciò di cui ha bisogno perché ormai deve svolgere solo il compito di perfetta moglie di Tamlin. Oh sì, avete sentito bene. Feyre accetta di sposare quell'orribile fae, ma per fortuna arriva Rhysand a salvarla proprio all'altare. Che tempismo, eh! Lui fa un'altra delle sue comparse micidiali e si porta via la sposa in virtù dell'accordo stretto nel Regno Sotto la Montagna. E la salva, non solo dal matrimonio, ma anche dalla disperazione in cui riversa. Infatti, se prima Feyre era piena di vita e non resisteva a non catalogare ogni colore e fiore che vedeva, ora non lo fa più. È spenta, si sente in colpa per la morte dei due fae della terza prova e vorrebbe solo sprofondare nell'oblio dei Vortici del Calderone. Rhysand la tira su, la fa ridere ancora una volta. All'inizio i loro rapporti sono abbastanza travagliati, segnati dall'odio che Tamlin ha impiantato nella testolina di Feyre da quando Rhysand ha fatto la prima comparsa, ma poi tutto migliora. La gocciolina che fa traboccare il vaso spinge Feyre ad andarsene definitivamente e Morrigan, la cugina di Rhysand, la porta alla Corte della Notte un mese prima che scatti l'accordo. È qui che Feyre scopre Velaris e tutto ciò che Rhysand ha fatto e sacrificato per la sua gente, è qui che scopre quanto in realtà lui sia buono. La puttana di Amarantha si rivela essere solo una maschera per salvare la sua famiglia: Morrigan, Cassian, Azriel e Amren.  E qui, grazie all'addestramento per tirare fuori i poteri che gli altri Signori Supremi hanno donato inconsapevolmente a Feyre, che lei viene a conoscenza dei piani di conquista di Hybern e di una verità ben più sconvolgente per la nostra adorata protagonista. Se ve lo dicessi però vi spoilererei la fine che può essere bella tanto quanto dolorosa.

Che dirvi, ragazzuoli, per me acomaf è stato un pugno nello stomaco: mi si stringeva il cuore nel vedere le condizioni in cui riversava Feyre durante la prima e la seconda parte del libro, mi è sembrato di perdere un pezzo di me proprio come è successo a lei. Ogni volta che aveva una piccola gioia, anche io mi sentivo un po' più sollevata e per quanto pericoloso possano sembrare le situazioni in cui lei si è precipitata, ero felice perché in qualche modo era tornata a vivere. Quanta gratitudine si può provare nei confronti di Rhysand? E quanta gratitudine si può provare nei confronti di Feyre per averlo salvato a sua volta?

Dopo tutto questo, credo che non mi dimenticherò mai dei personaggi favolosi che Sarah J. Maas ha creato, non penso sia possibile dimenticarsene dopo tutto quello che hanno passato e dopo il viaggio in cui noi li abbiamo accompagnati.  Feyre conferma ancora di essere la protagonista migliore che io abbia mai incontrato e mi risulta essere sempre più adorabile, soprattutto dopo l'attacco a Velaris quando lei poteva scappare ma ha scelto di combattere per quella che è diventata la sua città; soprattutto dopo aver trovato la forza di volontà di combattere ancora e ancora senza arrendersi mai. Per me lei è simbolo di forza, non può che essere così.

To the people who look at the stars and wish, Rhys."
Rhys clinked his glass against mine. “To the stars who listen— and the dreams that are answered.


 

mercoledì 6 gennaio 2021

La Corte di Rose e Spine (recensione)

 Eccoci qua ancora una volta! 

Data di pubblicazione: 19 marzo 2019

Costo: 16,90 (cartaceo) e 9,99 (digitale)

Editore: Mondadori

Trama: «Un paio di occhi dorati brillavano nella boscaglia accanto a me. La foresta era silenziosa. Il vento non soffiava più. Persino la neve aveva smesso di scendere. Quel lupo era enorme. Il petto mi si strinse fino a farmi male. E in quell'istante mi resi conto che la mia vita dipendeva da una sola domanda: era solo? Afferrai l'arco e tirai indietro la corda. Non potevo permettermi di mancarlo. Non quando avevo una sola freccia con me.»
Una volta tornata al suo villaggio dopo aver ucciso quel lupo spaventoso, però, la diciannovenne Feyre riceve la visita di una creatura bestiale che irrompe a casa sua per chiederle conto di ciò che ha appena fatto. L'animale che ha ucciso, infatti, non era un lupo comune ma un Fae e secondo la legge «ogni attacco ingiustificato da parte di un umano a un essere fatato può essere ripagato solo con una vita umana in cambio. Una vita per una vita».
Ma non è la morte il destino di Feyre, bensì l'allontanamento dalla sua famiglia, dal suo villaggio, dal mondo degli umani, per finire nel Regno di Prythian, una terra magica e ingannevole di cui fino a quel momento aveva solamente sentito raccontare nelle leggende. Qui Feyre sarà libera di muoversi ma non di tornare a casa, e vivrà nel castello del suo rapitore, Tamlin, che, come ben presto scoprirà la ragazza, non è un animale mostruoso ma un essere immortale, costretto a nascondere il proprio volto dietro a una maschera. Una creatura nei confronti della quale, dopo la fredda ostilità iniziale, e nonostante i rischi che questo comporta, Feyre inizierà a provare un interesse via via più forte che si trasformerà ben presto in una passione dirompente.
Quando poi un'ombra antica si allungherà minacciosa sul regno fatato, la ragazza si troverà di fronte a un bivio drammatico. Se non dovesse trovare il modo di fermarla, sancirà la condanna di Tamlin e del suo mondo...


"Abbiamo bisogno di speranza tanto quanto di pane e carne. Abbiamo bisogno di speranza, altrimenti, non resisteremo. Perciò lasciamogliela, Feyre. Permettiamo a Nesta di sognare una vita migliore. Un mondo migliore."

Le prossime potrebbero rivelarsi le recensioni più importanti dell'intero blog, sebbene sia giorvane e non abbia compiuto nemmeno un anno. Non credo di aver mai trovato una saga più bella di ACOTAR nonostante i suoi difetti e vi spiegherò il perché partendo appunto da A Court of Thorn and Roses o La Corte di Rose e Spine. 
E vi dirò, non ho mai voluto leggere questo libro dalla sua edizione italiana perché ne parlavano tutti e non mi andava di seguire la cosiddetta “massa”. Mai ho fatto errore più grande dato che me ne sono innamorata follemente e ho capito di aver commesso un altro dei miei errori dettato dai pregiudizi. Sono felice che il blog prima di tutto stia migliorando me stessa.
Ma veniamo al dunque! 
Feyre (pronunciasi Feira) è un'umana di diciannove anni che fa di tutto per la sopravvivenza della propria famiglia caduta in povertà. Proprio mentre caccia, le capita a tiro un lupo che si rivela essere un Fae, in particolare una sentinella del Signore Supremo della Corte di Primavera. Tamlin, si chiama così, viene a casa di Feyre e la costringe a seguirlo nella sua corte, dove sarà ospite per tutta la vita.
Sebbene all'inizio da entrambe le parti ci sia diffidenza, il loro rapporto cambia e verso la metà del libro e Feyre si rende conto di amare Tamlin che da carceriere diventa salvatore. 
E se tutto sembra andare rose e fiori, vi siete dimenticati di un maleficio che padroneggia sulle sette corti di Prythian da ormai cinquant'anni e verso la fine prende il nome di Amarantha. Sebbene questo villain non mi abbia entusiasmata, ha messo a dura prova Feyre costringendola a tre prove durissime alle quali io non sarei sopravvissuta. 
Solitamente le protagoniste mi danno sempre i nervi e non le sopporto (esempio Ofelia di Fidanzati d'Inverno), però Feyre è stata eccezionale. Parliamo di una donna che sacrifica se stessa per la famiglia e per il popolo fatato, del quale tra l'altro non ha mai fatto parte. È l'unica a poter liberare tutti i Fae dalla prigionia e nonostante abbia avuto la possibilità di salvarsi, decide di correre in contro al pericolo per Tamlin e tutti gli altri. Nessuna delle imprese si rivela facile: prima il Middengard Wyrm, poi la prova dell'indovinello e infine l'assassinio di tre Fae. Come darle torto se nel secondo libro è a pezzi? 
Viene sottoposta a pressioni continue e deve sostenere il peso di un intero popolo sulle sue spalle dato che se lei muore, è la fine per tutti i Fae. Rischia di cedere, di mollare tutto e lasciarsi morire, ma una buona dose di disperazione e un figo di nome Rhysand la spingono a resistere per il bene di tutti, soprattutto la promessa di trascorrere il resto della vita assieme a Tamlin. 
Gli altri personaggi per me passano in secondo piano: qui è Feyre al centro dell'attenzione e va bene così perché ho voluto conoscere la protagonista in tutto e per tutto, pregi e difetti. Non mancano di certo però quelli che sono Tamlin, Lucien e la domestica. Tre Fae nella vita di Feyre che le insegneranno finalmente a vivere e inseguire le sue passioni. Certo, c'è da dire che Tamlin è la persona più possessiva e snervante che io abbia conosciuto in un romanzo, tutt'altra faccenda rispetto alla Bestia vittima della maledizione della strega. Tra Feyre e Tamlin infatti si sviluppa una relazione per lo più carnale, perché effettivamente non ci sono appigli per dire “lo amo per il suo carattere”. Ma va bene così, è tutto progettato dall'autrice per apparire così altrimenti come potrebbe andare avanti una saga fantasy con l'amore della propria vita trovato al primo colpo? Su, rifletteteci anche voi. Questo punto potrebbe fermarvi dall'intraprendere una lettura del genere con libri che osclillano per lo più sulle 650 pagine, ma fidatevi che ne vale la pena. È tutto collegato, non c'è ACOTAR senza ACOMAF e una volta letto i primi due, ovviamente non potete lasciare indietro ACOWAR in cui tra l'altro si hanno tutte le risposte che si cercano in ACOTAR. Capite cosa intenedo? 
Personalmente sono andata avanti con il secondo libro perché avevo la necessità di scoprire la fine che hanno fatto Feyre e Tamlin, ma poi sono stata piacevolmente sorpresa con l'entrata in scena di Rhysand. 
A parte l'anticipazione delle prossime recensioni, vi dico che ho apprezzato tutto eccetto le scene di sesso. Sì, la Maas ha la grande pecca di scrivere delle scene porno di cui avrei fatto volentieri a meno durante la lettura dell'intera saga, soprattutto in ACOFAS. Non l'ho trovato né erotico né adatto in un fantasy in cui la morte è una compagna costante. 
In più, la Maas o la odi o la ami. Perché? L'ho trovata molto schematica. Forse, da aspriante scrittrice ho notato cose che a un lettore può sfuggire, non so. L'autrice è solita creare scene di suspense, arrivare a un punto in cui per la protagonista c'è solo la morte e poi trova una soluzione che fa disperdere tutta la tensione. Abilità da ammirare? Non lo so sinceramente. 
Un'ultima cosuccia è una mezza risposta a delle recensioni negative che ho trovato in giro: i troppi dettagli presenti, le eccessive descrizioni. Feyre prende a descrivere ogni cosa, a catalogare colori e immagini. Questo fa parte di lei, la rende viva! Senza i digitali e le campanule e tutti i fiori nominati è il suo modo di essere felice, infatti mi si è stretto il cuore quando in ACOMAF non dipinge più e nemmeno descrivere i dettagli intorno a sé. 

E che altro dire, alla prossima!


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