martedì 22 dicembre 2020

Nirvana (recensione)

 

Pagine: 266

Prezzo: 13,00 (cartaceo) e 2,69 (ebook)

Editore: self publishing

Trama: Maeghan Turner ha diciotto anni ed è una ragazza come tante. Adora stare con Helena ed Erick, i suoi migliori amici, ama recitare e passa il tempo a fantasticare su Christopher, suo collega di teatro.La sua vita, però, prende una svolta inaspettata con l'inizio dell'ultimo anno di liceo. Costretta al ricovero in ospedale, avrà l'occasione di conoscere meglio la sua nuova insegnante di letteratura italiana, Guinevere McGregor.Questo la spingerà a confrontarsi con l'amore e i suoi più intimi sentimenti che ha racchiuso dentro di sé, portandola a mettere in dubbio tutto ciò in cui ha sempre creduto.Ma cosa prova davvero per Guinevere che, oltre ad essere la sua professoressa, è sposata e ha figli? Perché la sua vicinanza le fa provare emozioni che non aveva mai provato nei confronti di nessuna donna? E perché continua imperterrita a pensare a Christopher, nonostante lui non ricambi il suo sentimento?Questa storia mette in luce le diverse sfaccettature dell'amore che, per quanto sia un sentimento bellissimo, fa soffrire

Se c'è un periodo particolarmente adatto per questa recensione, sicuramente è quello natalizio. E non solo per lo scambio di regali, ma anche perché addolcirsi un pochino non fa mai male.

Oggi vorrei parlarvi di “Nirvana” di Martina Anicas. Di cosa si tratta esattamente? Di una love story coi fiocchi che è diventata uno dei miei libri preferiti. Maegh è una studentessa dell'ultimo anno che, dopo una donazone del sangue, contrae l'epatite B. Durante i mesi di guarigione, a tenerle compagnia è la sua nuova professoressa di letteratura, Guienevere McGregor. Per tutto il tempo del romanzo, l'autrice sostiene e valorizza la teoria tedesca del Sehnsucht in cui l'amore, per quanto bello, è struggente e doloroso. E non intendo quel tipo d'amore tra mafiosi o bad boy e santarelline. Proprio no, anche perché sapete che soprattutto quel genere alla Over non mi piace granché.

No, in “Nirvana”, primo libro di una trilogia, troverete una storia verosimile e carica di emozioni. C'è un introspezione dei personaggi assurda e devo dire che è proprio quello che io cerco in un romanzo. Voglio emozioni, voglio potermi immergere nei pensieri del/la protagonista e dire “sì, capisco perché ha agito in questo modo. Sì, l'avrei fatto anche io al posto suo”. L'autrice mi ha permesso di entrare nella mente di Maegh e attraverso la sua storia mi ha presentato il mondo del teatro e me ne ha fatto innamorare; mi ha presentato la letteratura nel modo in cui avrei voluto che mi fosse spiegata, nel modo in cui avrei voluto scoprire io gli autori italiani e stranieri invece di aver ricevuto delle nozioni basilari da insegnanti svogliati. Davvero, ho provato quasi invidia nei confronti di Maegh per la McGregor, la quale svolge il suo lavoro con passione ed è in grado di trasmetterla ai suoi studenti. Da grandissima amante della conoscenza, del sapere, questo libro mi ha aperto nuove porte e mi ha dato nuove idee. 

Ho amato “Nirvana” per tutto: per le emozioni che ogni singola parola trasmette, per la passione per la letteratura che arriva al lettore e soprattutto per la leggenda giapponese che lega Maegh a Christopher e Guinevere. E a proposito, spero che nei prossimi due sequel, la relazione tra i tre si trasformi in poliamore, giusto per togliere un po' di tabù sull'argomento. Già per me trovare una love story tra due donne di età totalmente differenti è stata una sorpresa perché non l'avevo mai letto una cosa del genere, o comunque niente di approfondito. Le complicazioni che ci sono, tuttavia, ci fanno capire che l'amore non vince sempre su tutto e non basta per raggiungere il lieto fine, soprattutto se ci sono di mezzo un matrimonio e dei figli. Anche per questo probabilmente il libro mi è piaciuto tantissimo, perché potrei benissimo dire che tutto ciò è successo veramente. 

Quanto allo stile dell'autrice, personalmente l'ho amato, però sono consapevole che dei lettori potrebbero lamentarsi per le parti riflessive che caratterizzano il romanzo. Io non ne ho saltata nemmeno una e non le ho trovate per niente pesanti (anzi, molto scorrevoli e comprensibili), ma dipende sempre da che tipo di lettore siete e da ciò che cercate in un libro. Per esempio, il romance va totalmente fuori dalla mia comfort-zone, però ho trovato quel carico giusto di emozioni che mi hanno rapita dalla prima all'ultima riga. 

A chi lo consiglio, dunque? A chi vorrebbe una protagonista giovane, una storia a tematica lgbt e a chi punta più alla costruzione dei personaggi. ⭐⭐⭐⭐⭐ su 5.