domenica 30 gennaio 2022

La verità è che non sei distante abbastanza

Ciao a tutti, cari lettori! Negli ultimi tempi mi vedete recensire più romance del normale e me ne sorprendo anche io. Non so perché sento il bisogno di uscire dalla mia comfort-zone per esplorare generi e stili di scrittura totalmente diversi da quelli a cui sono abituata. Forse sarà solo un caso, ma tutti i romance in cui mi imbatto mi piacciono da morire. Strano, se consideriamo che di solito parlo sempre male di questo genere.
"La verità è che non ti odio abbastanza" mi ha incuriosita parecchio, tant'è che ho subito accettato la richiesta di collaborazione dell'autrice. 
Ma di cosa parla esattamente?


Titolo: La verità è che non sei distante abbastanza 

Autore: Chiara Parenti

Editore: self-publishing 

Data di pubblicazione: 10 agosto 2020

Lunghezza: 181 pagine 

Prezzo: 2,99 (kindle)

Trama: Un’ipocondriaca costretta in casa con l’ex fidanzato durante una pandemia globale. Riuscirà a sopravvivere al lockdown?

Marzo 2020.
Elena Tonelli è furiosa. L’Italia è in lockdown e lei è rimasta bloccata a Reggio Emilia in un appartamento che odia insieme a Lorenzo, l’ex fidanzato fedifrago che l’ha tradita e dal quale vorrebbe stare a molto più di un metro di distanza.
Pasti separati, letti separati, spesa separata. Le regole della prigionia sono chiare ma, anche così, le battaglie sono all’ordine del giorno. Ipocondriaca nel mezzo di una pandemia globale, Elena trascorre le giornate a disinfettare qualsiasi tipo di superficie, dalle 3564 fughe dei pavimenti di casa alle zampe del cane.
Lorenzo invece è molto più rilassato su questo punto: entra ed esce di casa ogni giorno con disinvoltura, senza mai dire dove vada, cosa che manda Elena fuori di testa. Per fortuna ci sono le amiche Rebecca, Asia e Giulia che, anche se lontane, le fanno sentire la propria vicinanza tra messaggi e videochiamate.
Ma a riempire di colore le giornate grigie di Elena è Alessandro, un affascinante giovane imprenditore che aveva conosciuto qualche mese prima e che sembra intenzionato a volere molto di più che chattare con lei.
Tutto cambia la sera del 18 marzo, quando alla tv passano le immagini dei mezzi dell’esercito che trasportano le bare via da Bergamo: per la prima volta, Elena e Lorenzo si rendono conto della gravità di quello che sta succedendo fuori dal loro appartamento, e allora anche la lite sulla tavoletta del wc rimasta alzata perde di significato.
Inaspettatamente ricominciano a parlare e in casa inizia il cessate il fuoco. Sarà solo una tregua provvisoria o, intrappolati insieme, riusciranno anche a riscoprire quello che li univa prima? E Alessandro cosa farà? Resterà a guardare? 

INNAMORARSI ANCORA O IMPARARE AD AMARE: TU COSA SCEGLI?

Un romanzo vivace e pieno di brio per accarezzare i cuori con una ventata di leggerezza, dopo i pesanti mesi di lockdown. Una commedia romantica ironica e frizzante, perché alla fine è il sorriso la cura più efficace contro le avversità della vita. 
Se, della stessa autrice, avete amato "Tutta colpa del mare", ecco un nuovo romanzo fresco che si beve tutto d’un fiato!



La copertina non lascia spazio all'immaginazione: la mascherina lancia un messaggio chiaro sul periodo in cui la nostra Elena si trova. La sua espressione arrabbiata, a maggior ragione, ci fa credere che niente stia andando secondo i suoi piani. Ed è proprio così poiché agli albori di un lockdown terrificante lei viene tradita dal fidanzato e licenziata dal lavoro. Per fortuna, o per sfortuna, accadono degli eventi uno più imbarazzante dell'altro, che mi hanno portato a ridere tantissimo. Non credo di essermi divertita così tanto nel rivivere un momento come la quarantena del 2020.
Attenzione però, perché il libro non è fatto solo da risate. Ci sono tanti piccoli messaggi lungo il percorso di Elena e Lorenzo che mi hanno fatto riflettere. 

L'autrice ci ricorda il triste giorno in cui le bare hanno lasciato Bergamo e i suoi cittadini hanno potuto assistere alla processione dalle finestre di casa o in TV. Proprio questa notizia pone fine ai litigi tra la protagonista e il suo ormai ex. Solo in questo modo hanno ottenuto la consapevolezza di essere ancora vivi, di stare ancora bene e che non c'è alcun bisogno di tirarsi piatti addosso o di lasciare le ante dei mobili aperte per farsi del male. Loro, seppur in una situazione terribile, sono al sicuro nella loro casa. Proprio per questo decidono di collaborare, appianando piano piano le divergenze. 

Hanno modo di chiarirsi, di scoprirsi una seconda volta e di reinventarsi. 
Singolarmente avevano grandi progetti, ma mai prima d'ora ne avevano condiviso uno insieme. Si sono fatti forza e per una volta, da quando convivono, si sono ascoltati a vicenda.
Elena ha un grande problema con la madre: non la supporta mai, cosa che invece fa con il suo primogenito. "Poverino mio figlio è in ospedale a salvare vite", "mio figlio ha una vita perfetta con sua moglie", "Poverino mio figlio potrebbe soffrire per questa situazione". Mai però la madre si è preoccupata dei problemi di Elena. Mai una volta ha elogiato il suo operato. È così che lei si fa in quattro al lavoro per cercare di rendere fiera la madre. Fa turni spropositati, accetta progetti grandi e li porta a termine con successo solo per rendere fiera la donna che l'ha messa al mondo. I suoi sogni, tuttavia, vengono infranti ogni volta che dice "bravo mio figlio" e non aggiunge una buona parola anche per Elena. Senza rendersene conto, la nostra protagonista trascura il fidanzato a favore di un trauma molto grande e il fidanzato finisce per tradirla. 
Io qui mi sento di giustificare Lorenzo e di dargli ragione e non perché abbia fatto bene a portarsi a letto un'altra. Anche lui, come Elena, aveva i suoi problemi e non è stato ascoltato. Aveva grandi progetti, a cui però ha rinunciato per inseguire quelli di Elena. Il suo lavoro non lo soddisfaceva e quando tornava a casa non trovava un solo valido motivo per continuarlo. Trasferitosi in una città per amore, ora si trova in difficoltà perché non trova una vita d'uscita. 
Ho capito il suo punto di vista, insieme a quello di Elena. Sono due facce della stessa medaglia che vanno ascoltate prima di sputare sentenze su chi abbia ragione o torto. 

Secondo me hanno avuto torto entrambi, ma hanno avuto anche il coraggio di ammetterlo e di darsi una seconda possibilità. 
In tutto questo, però, non mancano le scene divertenti. Un esempio è quando Elena va in bagno mentre è in videoconferenza e dimentica la telecamera accesa prima di abbassarsi in pantaloni e accomodarsi sulla tazza del water. Ecco, lì ero indecisa se morire di vergogna per lei o se ridere come tutti i suoi colleghi di lavoro. O quando, dopo aver mangiato del sushi avariato, vomita nel cortile di casa durante un picnic con un uomo veramente galante. Le sue disavventure sicuramente vi strapperanno un sorriso, soprattutto grazie allo stile dell'autrice.
 
⭐⭐⭐⭐/5

domenica 23 gennaio 2022

L'amore al tempo della musica

Ciao a tutti, cari lettori. Ho iniziato il mio percorso di bookblogger con il libro di Giulia Esse e dopo quasi due anni vi riporto tra le pagine di un suo libro.
Questa volta non parlerò di uno dei suoi fantasy orientali che tanto amo, ma di un altro genere: il suo romanzo storico ambientato a Venezia. Insieme ai protagonisti ho viaggiato lungo strade che non ho mai visto con i miei occhi. Ora, però, vorrei che anche voi possiate avete la stessa possibilità di ammirare la piazza di San Marco e le altre meraviglie.



Titolo: L'amore al tempo della musica

Autore: Giulia Esse

Editore: Pubme (collana Io me lo leggo)

Data di pubblicazione: 11 ottobre 2019

Pagine: 299

Prezzo: 16,50 (flessibile) e 2,99 (ebook)

Trama: Venezia 1797. Napoleone Bonaparte è ormai alle porte della Serenissima: dopo tanti colpi e sventure, presto la Repubblica cadrà. Insieme all'orgoglio della città deve piegarsi anche quello di Anna, giovane sposa costretta dai debiti del marito a trasferirsi nella casa dello zio di lui, Fosco Alvise Candiani, il più acclamato compositore di Venezia. Abbandonata in una casa ostile, strappata ai suoi affetti e a tutto ciò che conosceva, Anna si aggrappa all'unica cosa che le resta: il suo sogno di diventare violinista. Per farlo, è pronta ad assumere l'identità del marito, di cui nessuno ha più visto il volto fin da quando era ragazzo. Nei panni di un uomo, Anna trova la libertà che ha sempre bramato, ma rischia di perdere se stessa. E gli occhi severi di Fosco, l'uomo che sembra la sua perfetta antitesi, sono pronti a ricordarglielo in ogni momento. Echi di concerti, clangore di spade e pettegolezzi sussurrati corrono tra le rughe e le calli, ma tra i mille specchi di Venezia si cela la domanda più importante di tutte: è più giusto vivere secondo coscienza, o secondo reputazione?



"L'amore, in povertà, è destinato a mutare in risentimento, bimba mia." 

Sin dal principio si avverte la magia di Venezia, grazie a un personaggio che la vede per la prima volta e un altro che ha avuto il tempo di una vita per affezionarcisi.
O forse non proprio dal principio, poiché l'autrice si prende il tempo per mostrare una piccola parte di Vienna e la vita coniugale fallita di Anna e Lorenzo. Forse erano quelli giusti al momento sbagliato, forse nessuno dei due era destinato all'altro. Fatto sta che all'improvviso il loro amore è cambiato, seguendo le correnti di una vita povera e per lo più infelice. 

Lorenzo, inseguito dai suoi creditori, fa una sola cosa buona da quando ha preso in moglie Anna: la porta a Venezia, dal zio di lui. Lì, la abbandona per inseguire i sogni di Napoleone, però nonostante il dolore provato lei è finalmente libera. E non libera dalle imposizioni, dalla società, dal mondo che la vuole come produttrice di figli; lei è libera di reinventare se stessa e di capire chi è veramente. 

In un primo momento lei fugge dalla sua essenza, prendendo le vesti di un uomo, di suo marito partito in guerra. Grazie a un aspetto quasi maschile, lei ottiene il rispetto dei nobili e una voce in mezzo all'oceano di persone che tentano di emergere, di sopraffare tutti gli altri. Anna stessa dice "da uomo poteva farsi ascoltare" e si crogiola in quello status che una donna come lei non avrebbe mai potuto avere. Va invaghire qualcuno di lei, inizia a suonare in un'orchestra, osa persino sfidare a duello un uomo. Tutto questo però è un castello di carte destinato a cadere appena un filo di vento più forte degli altri soffierà su di lui. Anna sarebbe soffocata sotto il peso della sua costruzione caduta in rovina se non fosse stato per Fosco Candiani. 

Quell'uomo l'ho amato dall'inizio alla fine, ma più di tutto ho apprezzato l'insegnamento che ha dato alla fine: non perdere mai se stessi neanche quando la situazione è delle peggiori. Risveglia Anna dal suo sogno di essere uomo e la riporta con i piedi per terra. Le mostra che da sola è meravigliosa e che non ha bisogno di nascondersi agli altri, non ha bisogno di vesti non sue per brillare. Anna non poteva essere un fiore che cercava di tornare bocciolo. 
Proprio per questo, il finale l'ho trovato assolutamente originale e adeguato per una personalità come la sua. Sebbene una parte di me abbia sperato in un lieto fine in cui il principe salva la principessa e poi vivono felici e contenti per sempre, avvolti dall'amore forte di cui le favole parlano da quando ne ho memoria, concordo pienamente con la svolta particolare che non ha niente a che fare con le favole o con i finali tragici dei poeti romantici. 

"Un primo istinto l'avrebbe condotta a stringersi attorno al suo braccio per cercare protezione, ma desiderava essere forte e dunque avrebbe dovuto camminare da sola." 

Questa frase racchiude un grosso riferimento al mondo odierno, nonostante il romanzo sia ambientato durante l'età napoleonica. Qui c'è una donna che tenta di essere la sua stessa forza, la sua unica colonna portante. Spesso, nei momento di fragilità ci si espone ad altri per trovare protezione. Anna però si erge in tutta la sua bellezza e caparbietà e cerca di essere indipendente da suo marito. 

Mi ci sono ritrovata molto in questa scena perché è sempre stato il mio pensiero. Non per fare la First Lady emancipata, che non ha bisogno di nessuno perché ha sempre combattuto contro il mondo da sola, bensì perché desidero guardarmi indietro ed essere fiera di me stessa. Vorrei ricordare i miei momenti di difficoltà per poi dire "ce l'ho fatta con le mie forze". Non cerco granché l'approvazione degli altri, ma per la maggior parte la mia nei confronti di me stessa. 
Ecco, ho sperato che anche Anna potesse essere così per almeno una briciola del suo essere. 

"Eterno? Non sapete di cosa state parlando, signora. Romeo e Giulietta si amano in eterno perché sono morti. Non hanno avuto il tempo, né modo, di portare alla distruzione il loro matrimonio." 

FOSCO. Cari lettori non avete idea di quanto Fosco abbia lasciato radici profonde in me. Lui è il cinismo fatto persona. Non crede nell'amore, non ha intenzione di abbandonarsi alle emozioni e, soprattutto, affronta la vita con un rigore mai visto prima. Se fosse nato in Giappone, avrebbe potuto essere un samurai. 
In più, secondo me, ha la capacità di essere amabile. Con Anna è sempre austero, ma ogni tanto si scioglie se deve prendere parte a qualche gioco nobiliare o se deve ottenere il favore di quei ricchi che poi parteciperanno al suo spettacolo. 

È un grande musicista, dunque ha imparato a tenere a freno le emozioni per far sì che la sue esecuzioni escano perfette. Tuttavia, lui le emozioni non le reprimere soltanto: lui le plasma a suo piacimento. È dotato di un'arte difficile tanto quanto affascinante. 

"Noi esseri umani, temo, non siamo in grado di vivere alla pari, così affamati di supremazia."

C'è un motivo, però, se non ho deciso di dare il massimo dei voti al romanzo. Sia chiaro, ho amato la trama in tutte le sue sfaccettature e di nuovo sono riuscita a confermare il talento di Giulia per la scrittura. E allora dov'è il problema? È l'edizione perché non rende affatto giustizia a un capolavoro come questo. 

La copertina non rispecchia il contenuto perché non basta scegliere uno strumento qualunque e piazzarlo lì con qualche nota. In più, all'interno ho trovato vari refusi e molto spesso le caporali dei dialoghi erano assenti. Ritengo il costo, dunque, troppo alto per un prodotto del genere. Avrei preferito vedere un'edizione più curata dal punto di vista grafico e non solo.
Proprio per questo, penso che se non avessi conosciuto l'autrice grazie ai suoi romanzi precedenti, non avrei mai pensato di acquistare il libro di punto in bianco o di chiedere una collaborazione. Tuttavia, penso che l'acquisto sul kindle ne valga veramente la pena.

"Narciso sull'acqua si riflette
come fiore sul capo si flette.
Eco con la voce di specchia 
e in antichi canti invecchia." 

⭐⭐⭐⭐/5

lunedì 17 gennaio 2022

Roxanne - L'ultimo incanto

 Ciao, cari lettori. Oggi, sfortunatamente mi hanno messo in quarantena insieme a tutta la mia famiglia. Per non pensare ai 10 giorni che mi toccheranno, ho pensato di pubblicare una recensione. Così, un po' per tenere impegnata la mente e un po' per non farmi prendere dall'ansia. 
L'opera di cui vi parlerò oggi, è una delle prime letture che ho fatto dopo il blocco del lettore durato mesi e mesi. Sono soddisfatta di aver ripreso con questo e con "The Chosen One", perché sono entrambe letture da 5 stelle che meritano tanto. 



Titolo: Roxanne - L'ultimo incanto volume 1

Autore: Valentina Cavallese

Editore: self-publishing 

Data di pubblicazione: 17 febbraio 2018

Pagine: 253

Prezzo: 10,40 (flessibile) e 2,99 (kindle)

Trama: Ai piedi del monte Baker, circondata da antiche palizzate, la piccola cittadina di St. Leonum custodisce da secoli un segreto: l'esistenza della magia, prerogativa di pochi eletti. Roxanne Seamus, giovane incantatrice di lupi dallo spiccato senso dell'umorismo, preferisce di gran lunga non farne parte. Del potere speciale che possiede non sa proprio cosa farsene: non le permette di fuggire dal clan a cui appartiene, né di vivere in pace con il suo famiglio, né di avere amici. Tutto cambia quando i signori Seamus affidano la sicurezza della loro unica figlia a un guardiano, proveniente da un'antica stirpe di maghi. Poco dopo, un ragazzo misterioso giunge in città e chiede di essere ammesso nel clan dei Noctelupos; nessuno, tranne Roxanne, sembra sospettare di lui, eppure, dal suo arrivo, terribili eventi si abbattono su di lei. Ora, nell'aria danzano profumi mai conosciuti prima: amicizia, amore, pericolo. Menzogna. Paura. Per scoprire chi è l'artefice dei suoi incubi, Roxanne dovrà mettere in dubbio tutto ciò in cui ha sempre creduto, perdere ciò che ha sempre amato. Farsi a pezzi, per riscoprirsi intera. Perché anche dietro un atto di estremo dolore, si annida l'evoluzione.

Estratto: «Poco fa mi hanno avvertito che sei una ragazza un po' aggressiva, stramba e solitaria, ma non gli ho dato molto peso. Dopo questa esperienza concludo che sei molto suscettibile, egocentrica e sgarbata.» Sorvolai su quelle labbra e precipitai, colpita da una particolare parola pronunciata: prima di allora non l’avevo mai associata a me. Pesò sulla punta della lingua e affondò dritta giù per la gola; si ancorò, da qualche parte.«Egocentrica?»«Non è per forza un difetto. Bisogna essere egocentrici per sopravvivere. Anzi, credo che questo tuo modo di essere ci accomuni più di quanto tu possa pensare. Egocentrico è chi conquista, ma anche chi non vuole essere conquistato.» Le parole vagarono nella mia testa come uno stormo impazzito. D’un tratto, un odore nuovo mi solleticò le narici, di pulito, di pino, di resina, e mi sentii invasa, allarmata, ingabbiata. Un alito di respiro mi sfiorò le guance; Ludovic si era accostato a me. Sondava i miei occhi in profondità, immobile; tutto si era fermato, ma non sapevo quando, come. «Sì, hai proprio degli occhi splendidi.»


"I fiori sanno da soli come sopravvivere, come ogni creatura vivente. Lì dentro, tra quelle vecchie mura... cosa potrai mai vivere." 

Sapete cosa mi ha catturato subito e mi ha fatto presagire che avrei passato delle ore in buona compagnia? Il word-building. Oh, ragazzuoli, voi non avete idea del mondo fantastico che l'autrice ha costruito. È tutto pensato nei minimi dettagli, facendo trasparire anche il suo impegno nel documentarsi. Ogni pezzo del suo mondo si basa su libri che parlano di spiritualità e di cultura nativo-americana. Si parla di Chakra, di equilibrio energetico, di portali che conducono ad altre dimensioni, di famigli e della magia nella sua definizione più moderna. Infatti, qui non troverete streghe e stregoni che lanciano incantesimi con la sola forza del pensiero o che modificano lo spazio e il tempo senza badare alle conseguenze. In "Roxanne" troverete un sistema magico scandito da regole ferree che sono state creare apposta per proteggere tutti gli esseri magici. 

I personaggi sono in completa armonia con la natura e agiscono attraverso il suo benestare. Questo è sicuramente un punto che ho apprezzato, non solo perché i nativi americani nutrivano un forte rispetto per le foreste e i suoi abitanti, bensì perché al giorno d'oggi veramente in pochi riescono ancora a tenere fede a questi principi. Sono del parere che se fossimo tutti più responsabili e consapevoli, la natura ne sarebbe grata e ci avvolgerebbe di nuovo nel suo abbraccio caldo. 
Inoltre, gli studi dell'autrice si sono intrecciati meravigliosamente ai personaggi da lei creati e ai loro problemi mondani. 
Visto che li ho nominati, vi dico che mi capita sempre più spesso di avere preferenze su qualcuno di loro, ma non in questo caso. 
In "Roxanne" mi sono piaciuti veramente tutti perché ognuno ha avuto qualcosa di importante da comunicarmi. E attenzione, non sto dicendo che i personaggi siano dunque uguali tra loro, anzi: che si tratti di famigli o di persone, ho trovato etiche morali e caratteri differenti tra loro. Ho apprezzato ogni loro sfaccettatura, anche quelle di chi ha commesso atti alquanto discutibili. 

"Malleabile è il nostro corpo, non il nostro spirito, motivo per cui sospettavo che quest'ultimo fosse propenso all'infelicità." 

Roxanne, la protagonista, è una ragazza molto severa con gli altri e ancor di più con se stessa. Credo che le esperienze vissute l'abbiano resa più matura dei suoi coetanei, non a caso si nota la grande differenza tra Rachele e lei. 

Avete presente quando fa freddo e i petali si richiudono? Ecco, io ho trovato così Roxanne: uno splendido fiore che sta cercando di resistere a una bufera nella speranza che prima o poi tornerà il sole. 

Il problema è che lei sin da piccola è stata costretta a rimanere rinchiusa in un angolino perché possiede un potere che fa paura ai suoi superiori. Mi ha fatto rabbia, tanta rabbia, dato che lei non ha scelto di nascere così e non le è stato dato nemmeno il beneficio del dubbio. Avrebbero potuto, ma sicuramente agli Oculus è risultato più facile soffocare un potere piuttosto che capirlo e trasformarlo in qualcosa di buono. In più, quando riesce a fidarsi un minimo di qualcuno, viene tradita. 

Io da questa ragazza mi aspetto una furia incredibile nei prossimi due volumi. Ho voglia di vederla arrabbiata, desiderosa di vendetta per quel che è successo. So che lei è molto tranquilla e poco agguerrita, però se decidesse di tirare fuori gli artigli io la appoggerei totalmente. 

Tobias, il suo guardiano Noxumbra, è un punto fermo nella vita di Roxanne. Mi ci sono affezionata molto, soprattutto da quando le ha portato una fetta di torta preparata dalle madre di lui. Tra i due si instaura un rapporto sincero e bello tanto quanto fragile. Ho l'impressione che vada coltivato nel tempo, con tanta pazienza da parte di entrambi. Sempre che sopravvivono a quello che arriverà nei prossimi libri. 

Cosa dire invece di Ludovic e Lucius? Mi hanno affascinata sin dal momento in cui sono comparsi. Sono uomini ambigui, senza una vera e propria morale: ciò che importa è raggiungere l'obbiettivo finale indipendentemente dal prezzo che c'è da pagare. Che si faccia uso di magia nera, che si commettano omicidi, che muoia un parente, loro andranno avanti fini alla fine. Poco importa se si giungerà a una vittoria di Pirro, a loro andrà bene lo stesso finché sono in piedi. Sono meschini, bugiardi, traditori e tante altri aggettivi dispregiativi, però a me sono piaciuti. Ho amato il modo ipnotico in cui Lucius riesce e catturare l'attenzione dei suoi interlocutori, così come la sua capacità di mascherare i suoi intenti. Di Ludovic, invece, mi ha attirato il carattere simile a quello delle serpi: si è insinuato nel cuore di Roxanne per poi strapparglielo via. Nello stesso modo in cui ha costruito un castello di carte, l'ha anche buttato giù. Non un solo battito di ciglia, non un solo ripensamento. 

Il finale, cari lettori. Il finale è stato fantastico. C'è stata una battaglia che mi ha coinvolto più di qualunque altra scena del libro. Tutte le morti che ci sono state mi hanno colpita in pieno, persino quella del fratello di Ludovic. Ho provato così tante cose insieme che quando ho chiuso il libro sono rimasta ferma a pensarci per un po', con il cuore che batteva fortissimo. Non sapevo se scrivere all'autrice, alle mie amiche del bookstagram o se preferire raccontare a mia sorella tutto quello che ho letto. 

Penso di essere rimasta soddisfatta al 100% in questo caso. Il libro l'ho trovato completo sotto ogni punto di vista o almeno, io vi ho trovato tutti gli elementi che cerco in un romanzo: ottimo livello grammaticale, eccellente word-building, grandi emozioni da poter ricordare e una splendida copertina. In più, ho visto tanta attualità in un'opera che comunque parla di fantasy. 

"C'è un fuoco che arde dentro di te. Non permettere a nulla di spegnerlo. Tutto il resto è relativo, non è molto importante." 

⭐⭐⭐⭐⭐/5

venerdì 14 gennaio 2022

Ragazza, Serpente, Spina

 Ciao a tutti, cari lettori. È un po' tardi per pubblicare una recensione, ma è da un po' che non parlo di un libro della Oscarvault. Tutte le loro edizioni sono assolutamente magnifiche, oltre al fatto che sono curate nei minimi dettagli. 

Le loro copertine giocano sempre un ruolo fondamentale quando devo scegliere quale delle loro pubblicazioni scegliere. Questa volta mi ha attirata quella "Ragazza, Serpente, Spina" e direi che ci ho visto proprio bene.





Titolo: Ragazza, Serpente, Spina

Autore: Melissa Bashadoust

Editore: Oscarvault

Data di pubblicazione: 5 ottobre 2021

Pagine: 336

Prezzo: 19,00 (rigida) e 9,99 (kindle)

Trama: C'era e non c'era una volta - così cominciano sempre le fiabe - una principessa destinata ad avvelenare chiunque la toccasse. Ma per Soraya, tenuta nascosta fin dalla nascita, cresciuta lontana dalla sua famiglia, al sicuro solo nel suo giardino, questa non è soltanto una fiaba. All'approssimarsi delle nozze del suo gemello, Soraya deve decidere se uscire allo scoperto per la prima volta. Nelle segrete del palazzo una div, una demone, potrebbe avere le risposte che sta cercando, la chiave per ottenere la libertà. Al di fuori c'è un giovane uomo che non teme la principessa, nei cui occhi non si legge paura, ma profonda comprensione di chi lei sia veramente, oltre la maledizione e il veleno. Soraya pensava di sapere quale fosse il suo posto nel mondo, ma quando le sue scelte portano a conseguenze inimmaginabili, inizia a chiedersi chi sia davvero e cosa stia diventando: una donna o una demone? Una principessa o un mostro?


Sono sempre alla ricerca di cose particolari, lo sapete. E sapete anche che amo scoprire nuove culture e mitologie, a maggior ragione se tramite dei romanzi fantasy. In questo caso, l'autrice trae ispirazione dalla tradizione persiana. Ero troppo curiosa di scoprire come lei ha fatto a sviluppare un libro del genere, così l'ho letto saltando tutte le mie scalette e le tbr già prefissate. Ne sono rimasta delusa? Sì. No. Forse. 

"E, ogni volta, Soraya nascondeva le mani, abbassava la testa e provava a ignorarlo, come un fiore che cercava di tornare bocciolo." 

Dall'imponente tetto di Golvahar una bambina e successivamente una donna osserva inerme la vita degli altri proseguire senza di lei. Nessuno si preoccupa di come sta o di cosa ha bisogno. La madre l'ha rinchiusa dentro quattro mura adornate di solitudine.

Solitudine.

Una parola che mette i brividi se si pensa al significato.

E per quale motivo? Per una Maledizione che ha reso Soraya velenosa: chiunque prova a toccarla muore. 

In "Lei che divenne il Sole" la disperazione della protagonista è molto evidente e caratterizza l'intero corso della storia, però anche in "Ragazza, Serpente, Spina" è presente, sebbene in forma più lieve. Quello che accomuna le due ragazze è proprio il desiderio di avere una vita migliore e di avere ciò che non hanno mai potuto permettersi. Zhu è disposta a qualunque cosa pur di raggiungere il suo obbiettivo, tuttavia Soraya è meno determinata e finisce per pentirsi delle sue azioni poco dopo. 

Soraya di "Ragazza, Serpente, Spina" desidera solo poter abbracciare la madre e vivere alla luce del sole, senza essere costretta a usare dei passaggi segreti per spostarsi da una parte all'altra del suo palazzo. Lei vuole la vita vera, quella che la madre le ha negato. 

Mi hanno fatto venire i brividi le emozioni intense che lei ha provato, in particolare la rabbia quando alzava lo sguardo e vedeva degli occhi degli altri lo sdegno di chi conosce il suo segreto. Come se fosse colpa sua possedere un potere così immenso e pericoloso. 

Come se non bastasse, lo Shahmar, il capo dei div (mostri che rappresentano i maoi fisici e spirituali), viene a conoscenza del potere di Soraya e spera di sfruttarlo al massimo. Attraverso inganni e incoraggiamenti, lei viene spinta a cadere nel baratro di sua spontanea volontà. 

Sinceramente, non ho capito bene le intenzioni dello Shahmar nei confronti della protagonista: voleva usarla o voleva solo il suo amore?

Una parte molto toxic di me ha sperato che Leo assecondare i desideri del villain. Per una volta mi sono ritrovata a stare dalla parte del "cattivo" e ho tirato seriamente per lui. Dopo aver conosciuto la sua storia, la rabbia di Soraya è passata in secondo piano e ho smesso di darle credito. 

L'antagonista, anche se ha commesso degli orrori, ha avuto molto più impatto su di me. Diciamocelo chiaramente, non si ottiene nulla nella vita se non si è disposti a sacrificare qualunque cosa, se stessi prima di tutto. Lo Shahmar questo ha fatto e merita tanto rispetto. 

"Eravare proprio come vi avevo immaginata..." 

⭐⭐⭐⭐/5

mercoledì 12 gennaio 2022

The Chosen one vol. 1

Ciao a tutti, cari lettori! Vi siete mai chiesti cosa ci distingue dai semplici oggetti? Dopotutto, ci gustiastiamo, ci consumiamo e smettiamo di "funzionare" allo stesso modo. Quando siamo troppo usurati, ci spegniamo e veniamo sepolti. Però, noi non siamo oggetti inanimati e non siamo nemmeno gli automi del libro "Astrid" di Alessia Vazzoler. Una delle cose che ci contraddistingue è il fatto che proviamo emozioni. E ne proviamo tante, nei modi più disparati, per le occasioni più assurde e per quelle più semplici. È una cosa che nessuno potrà mai toglierci, proprio per questo ci caratterizza come persone. 

Il mio modo di recensire si basa proprio su questo pensiero: le emozioni per me sono fondamentali perché anche volendo non riusciamo a cacciarle via e buttarle nel dimenticatoio. 

Il libro che voglio proporvi oggi mi ha fatto provare tanto, soprattutto verso la fine. Ho sentito il cuore battere forte, accompagnato dal bisogno di esprimere a parole quello che non riuscivo più a tenere dentro. Eccomi qui, dunque, a presentarvi The Chosen One.




Titolo: The Chosen One - Il Richiamo del Drago

Autore: Daphne Stalwart

Editore: Self-publishing

Data di pubblicazione: 11 marzo 2021

Pagine: 460

Prezzo: 15,60 (cartaceo) e 19,34 (rigida) e 8,00 (ebook).

Trama: In un'epoca lontana, il destino di otto Regni della Terra è legato a una profezia su una futura regina. La principessa Victoria Legendragon, a capo dell'Esercito Supremo, deve oltrepassare i confini del mondo con i suoi Cavalieri per sconfiggere Zaros, Re Oscuro della casata Adeagon, diventando la Regina Eterna dei dieci Regni. Ella può compiere l'atto solo sposando l'erede al trono di Wingdragon, il principe William.In un acceso gioco di Troni, battaglie e duelli epocali, maledizioni, oscuri segreti, ostacoli clamorosi, amori proibiti e scandalosi e ancora magia, streghe, maghi, draghi, orchi, sirene... serpeggia il fato di una donna senza scelta. Alla conquista del supremo... perdendo ciò che di più caro potesse mai desiderare.


"Non siamo altro che una pagina consumata all'interno di un libro di storia, che conclude un racconto e ne inizia un altro."

Durante i mesi in cui ho aspettato di poter leggere effettivamente il libro, spesso me lo rigiravo tra le mani e pensavo a quale fosse il suo contenuto. Già la copertina preannuncia un qualcosa di epico, simile ai grandi epic fantasy come Game of Thrones o Il Signore degli Anelli.
Cosa avrebbe potuto darmi un libro di un kg? Così, una mattina l'ho guardato per un'ultima volta sullo scaffale della libreria ed è cominciata la mia avventura insieme a Victoria Legendragon.



La ragazza su cui pesa una profezia, che annuncia un futuro carico di sofferenza, mi ha infastidita all'inizio. Giuro che non la sopportavo e che avrei tanto voluto entrare nel libro e dirgliene quattro. Su due piedi, sarei stata in grado di mollare tutto e non proseguire la lettura. Fortunatamente, ho scelto di non mollare e di scegliere di camminare insieme a Victoria lungo il suo cammino tortuoso.
Devo dire di essere soddisfatta di come il personaggio si è sviluppato e di come è andata a finire.
Victoria è una donna forte con un rigore che si addice a un regnante già esperto. Ha mille talenti nascosti tra le pieghe delle sue gonne, uno più bello dell'altro e che emergono piano piano.
Nel mio paese si dice "barcollo ma non mollo". Ecco, direi che lei segue questa filosofia, senza far vedere agli altri quando barcolla. Direi che è come una lunga lancia che non si piega e sicuramente non si spezza. Il destino la impugna e anche se scivola dalle sue mani, lui la riprende e la tiene in una morsa ancora più stretta. Magari qualcuno riesce a scalfire quella lancia, ma mai a romperla in più pezzi. Nemmeno nei momenti più bui del romanzo. Mai. Perché lei è Victoria Legendragon, la donna da cui pretende il meglio più di chiunque altro.

Ci sono stati momenti strazianti in cui lei ha sofferto molto, altri invece in cui ha provato un minimo di gioia. Beh, io le sono stata vicina in entrambi i casi: sono riuscita a immedesimarmi e ad apprezzarla per quel poco che ho potuto conoscerla. Come forse saprete, ci sono ben quattro volumi a comporre la serie di The Chosen One. Proprio per questo ho l'impressione che nel primo volume abbia visto solo un piccolo pezzo dell'anima di Victoria.

"Crebbi con la paura di vivere, di avvicinarmi a un uomo, con la paura di un qualsiasi tocco umano. Diventata una donna, compresi che la fanciullezza era stata un insegnante, un insegnante spregevole mandato dagli dei."

 

Sebbene ci siano molti personaggi interessanti dalle mille sfumature, io ne ho amato uno più di tutti: la regina Katharine.
Non ha avuto vita facile, questo lo si intuisce da subito. Le sue esperienze terribili l'hanno resa più saggia e le hanno permesso di capire quanto il mondo sia spietato più di chiunque altro. È la prima persona con cui Victoria parla, dispensandole consigli utili per chi entra a far parte di una corte sconosciuta. Infatti, Victoria, proprio come Katharine, viene inviata in un altro regno per sposare l'erede al trono. Chi più di Katharine avrebbe potuto aiutarla ad ambientarsi?
E non solo è di aiuto a Victoria, ma la sua presenza silenziosa nel libro è rassicurante. È come se ci fosse un unico punto fermo a cui appoggiarsi nel caso in cui tutto crollasse.
L'ho sentita molto vicina a me anche perché mi ci sono ritrovata nella sua storia e, avendo vissuto una cosa simile, secondo me si avvicina molto alla realtà.

"Non sottovalutare il potere dell'imprevedibilità: chi ha sete di fama, gloria e successi, può dominare il mondo"

Come non potrei parlare del mio secondo personaggio preferito, ovvero Dario Wealthagon. Il mondo non è pronto ad affrontare un uomo imprevedibile e ambizioso come lui. Vale decisamente troppo per i regni in cui è stato catapultato. È oltremodo meschino, egoista, irriverente e tante altre cose che me lo hanno fatto apprezzare. È un genio indiscusso, pari al solo Petyr Baelish di Game of Thrones. Lui muove regni, manipola i governanti in modo tale da ottenere tutto ciò che vuole. Si mette in testa una cosa e la ottiene con la forza delle parole.
Lui apre bocca ed eserciti cadono ai suoi piedi.
Dario è la cosa più subdola che possiate trovare.
Pagherei per poterlo incontrare sul serio, anche solo per insultarlo un pochino visto quello che combinerà all'inizio del secondo volume.

"Perché niente, niente, niente in questa vita vale la morte di un'anima come la tua."
Complessivamente è stata una bella lettura
Sì, è banale come frase perché si può dire per qualsiasi libro. Vorrei anche spiegarvi il perché, però.
Lo stile della scrittrice è fantastico: ci teletrasporta in un mondo ispirato al medioevo in cui vengono illustrati chiaramente gli usi e i costumi dell'epoca. C'è un linguaggio che cattura subito l'occhio e incuriosisce la mente in quanto si distingue dal nostro parlato quotidiano. No, qui veniamo proprio immersi in una realtà completamente diversa, che manda richiami all'attualità.
Inoltre, ci sono I giochi di potere che io amo alla follia. Non avete idea di quanto mi affascinano e di quanto Daphne sia stata brava a idearli. Non è semplice inventarli dal nulla e forse ne so qualcosa a riguardo.

"È come se ci fosse un mondo a parte nella vostra mente... È come se vi immaginaste lo scorrere degli eventi per poi plasmarli a vostro piacimento, a seconda di ciò che vi serve."
E adesso? Dov'è la parte fantasy? Ci sono avventure epiche degne dei più bei romanzi cavallereschi, scene di combattimento dinamiche e piacevoli da leggere. Eppure non vi ho ancora detto che, trattandosi di un fantasy, la magia c'è eccome. Quello che più mi ha stupito è che si amalgama perfettamente alla trama e all'ambientazione. È tutto così realistico che potrei immaginarmi Victoria comparire nel nostro mondo a dorso di un drago di vetro.
Mi sarei aspettata di vedere il popolo scandalizzarsi per la magia, per i poteri di alcuni e la grande sfida dei cavalieri, ma è parso invece all'ordine del giorno. Proprio questo mi è piaciuto perché non avevo ancora letto un libro in cui fosse normale.

Io vi saluto, cari lettori. Credo di aver parlato abbastanza anche se ci sarebbero altro da dire per rendere giustizia a The Chosen One. Non vorrei annoiarvi con un papiro troppo lungo XD.

"L'amore però è più spietato dello sguardo innocuo di un bambino."

⭐⭐⭐⭐⭐/5

sabato 8 gennaio 2022

Sospesi sul nulla

Ciao a tutti, cari lettori. Oggi vi parlerò di una raccolta di racconti. 
Solitamente non so mai come gestire le recensioni in questo caso perché se ne avessi il tempo, dedicherei un articolo del blog per ogni storia. Anche se alcune sono di pochissime pagine, mi hanno dato tanto da pensare e finirei forse per scrivere una cosa più luna del racconto stesso. 
Difficoltà a parte, tenterò di fare del mio meglio per parlare di cosa mi ha lasciato tutto questo. 
Prima però mi sento di fare un disclaimer: si parlerà di suicidio, di drammi familiari pesanti, di abusi e speranze infrante. Non leggete la recensione se credete che questi temi possano urtare in qualche modo la vostra sensibilità.




Titolo: Sospesi sul nulla

Autore: Filippo Mammoli

Editore: Dark Zone Edizioni 

Data di pubblicazione: 26 giugno 2020

Pagine: 120

Prezzo: 14,90 (cartaceo) e 2,99 (kindle)

Trama: Quindici racconti ambientati ai nostri giorni, quindici storie dove la vita, con le sue pulsioni più elementari e i suoi sentimenti più genuini, si scontra con muri invalicabili. In una baraccopoli indiana come nel lussuoso studio di un avvocato, in un letto d’ospedale o nel cortile di un manicomio, in una Firenze agghindata per la vigilia di Natale o in paesi del meridione d’Italia dove anche sognare è impossibile, il grido di dolore per le assurdità e le ingiustizie si leva prepotente e inconsolabile in questa suggestiva e sensibile raccolta. Emergono così vivide istantanee a ricordare le gabbie e le angosce, ma anche il desiderio d’amore e di libertà che caratterizza l’esistenza dell’uomo del nostro tempo, senza alcuna possibilità di sciogliere il «nodo gordiano» della contraddizione. Sogni, visioni, paure e ansie da psicanalisi raccontano un’umanità lanciata a folle velocità verso l’abisso, fotografata un istante prima del punto di non ritorno.


Non so come classificare esattamente tutto questo: horror? Thriller? O magari semplicemente horror psicologico? Non lo so. Quel che è certo è che l'autore ha raccontato di emozioni estremamente verosimili. Parla di problemi che affliggono la società senza peli sulla lingua e con una bravura fuori dagli schemi. 
Filippo Mammoli è riuscito a immedesimarsi negli oppressi che ogni giorno si scontrano con i vincenti del nostro mondo e puntualmente falliscono. Non c'è una rivalsa da parte dei personaggi perché non hanno scampo nemmeno dai loro stessi sentimenti. 
Non esiste una luce vera e propria alla fine del tunnel e se c'è, è solo l'illusione che la morte gli dona prima di portare via donne e uomini che hanno lottato e poco dopo mollato la presa. 
La vita è crudele e gioca brutti scherzi. Testimone ne è Valentina, che dopo anni e anni ritrova colui che ha abusato di lei addirittura in un altro stato. 
Gli eventi hanno travolto tutti in modo diverso e ognuno ha cercato di arrancare verso quella luce nefasta solo per ottenere il nulla assoluto. 

È stata una lettura forte, che mi ha dato tanti spunti di riflessione e che mi ha aperto gli occhi. Non sono sicura di averne carpito del tutto l'essenza per via della mia giovane età, però sono ugualmente contenta di aver avuto l'occasione di confrontarsi con una realtà che potevo solo lontanamente immaginare. 
Finalmente un autore ha preso in mano storie di vita che vengono accuratamente nascoste agli occhi della società e le ha portate agli occhi dei lettori. 

"Suo padre aveva sempre cercato di scuoterla per prepararla a nuotare da sola nell’oceano popolato di squali e barracuda, urlandole contro e umiliandola in tutti i modi." 

Ci sono stati un paio di personaggi che mi sono piaciuti di più perché secondo me la disperazione li accomunava a quello che provo spesso anche io. Li ho sentiti più vicini a me, anche se sono conscia di vivere in una condizione migliore rispetto a loro. 

Lucia, una donna tossicodipendente, rimane incinta e si ritrova a essere un reietto della società. La gente le lancia sguardi schifati quando le passa accanto, le madri invitano i loro bambini ad allontanarsi e i negozianti la buttano fuori dal loro locale poiché sono certi che allontanerebbe la clientela. Poco importa se lei ha un pancione con una creaturina innocente all'interno perché per ai loro occhi Lucia è mostruosa. Non è più umana: come può esserlo una donna disperata che ha perso tutto da un giorno all'altro? O meglio, quelle persone preferiscono pensare così piuttosto che rendersi conto di avere a che fare con una persona che prova emozioni e che soffre esattamente come loro.
Di questo racconto mi ha attirato molto un tema che mi sta molto a cuore: l'abbandono dei figli. Io sono del parere che se un genitore non è in grado di essere tale e non ha tutti gli strumenti per garantire una vita dignitosa a suo figlio, è meglio lasciarlo ad altri nella speranza che lui o lei possa vivere serenamente. Perché trascinare sul fondo anche una nuova vita che non c'entra niente con il mondo crudele in cui i genitori vivono? 
Forse Lucia sapeva che sua figlia non avrebbe avuto un futuro con lei che non riusciva a superare la tossicodipendenza e la delusione amorosa che Gianluca le aveva procurato. 
Lei era un'anima fragile in mezzo a un branco di squali ed è stata divorata. 

"Se continui a studiare potrai diventare al massimo una cicciona di cultura, ma mai una vera donna." 

Ursula, un'altra ragazza ancora, ha spiccato il volo. È diventata una farfalla per scappare alle catene della madre. È andata a cercare l'unico modo che l'avrebbe resa libera.
La donna, insoddisfatta della sua giovinezza, ha scaricato addosso tutto il peso sulla figlia e non ha fatto altro che rimproverarla per ogni minimo pezzetto di cibo che mangiava. Ursula, negli anni in cui si è molto influenzabili, inizia a soffrire di anoressia. 
Un commento dopo l'altro ha tolto a lei la voglia di assaporare anche la frutta che di per sé non fa assolutamente male al fisico. E mi sento di capirla perché anche io ho vissuto un'esperienza simile. Credo di essere stata forte perché ho avuto la capacità di ignorare e vivere la mia vita come meglio credevo, senza i desideri mancati di altri o i canoni di bellezza di genitori che reputano qualche rotolino in più un dramma.
Ursula aveva le sue ali, con le quali ha trovato una via diversa per scappare. 

"Qualcosa la stava trattenendo. Un cappio stringeva le sue nuove appendici rischiando di strapparle. All’altra estremità della corda c’era la madre, appesa a ?uell’enorme guinzaglio con entrambe le mani. La tirava a sé, come aveva sempre cercato di fare." 

Come ultimo personaggio di cui mi sento di parlare, anche se ce ne sarebbero molti altri, è Stefano.
Lui non è un reietto, non è uno dei topi che Banksy adora disegnare sui muri. Lui è a capo di un'impresa e la dirige anche abbastanza bene. Qual è il problema? Aveva paura di deludere le aspettative. Sì, ma di chi? Le sue. 
Forse non gli importava poi così tanto del pensiero altrui perché pretendeva unicamente da se stesso e alimentava da loro le aspettative. 
"Sarò all'altezza?" 
E lo è stato alla fine?
Non lo so. Quel che è certo è che mi ci sono ritrovata nelle sue condizioni e ho apprezzato tanto la chiarezza con cui i pensieri di Stefano sono stati descritti. 

⭐⭐⭐⭐⭐/5


giovedì 6 gennaio 2022

Il mistero di casa Bell

 Ciao a tutti, cari lettori. Era da un po' che aspettavo di parlarvi di libro ed era da altrettanto tempo che non vedevo l'ora di presentarvi la sua casa editrice.

Vi devo dire che non ho apprezzato del tutto la lettura e che ho qualcosa di ridire riguardo alcuni aspetti, però tutto sommato si è rivelata anche abbastanza piacevole.


 

Titolo: Il Mistero di casa Bell

Autore: Annalaura Siercovich

Editore: Horti di Giano Edizioni 

Data di pubblicazione: 4 novembre 2020

Pagine: 164

Prezzo: 15,00 (cartaceo) e 6,57 (kindle)

Trama: Che fine ha fatto Ellen Bell? Estate 1816. La piccola Ellen è stata portata per la prima volta nel magico bosco dei Belt, il cui accesso è conosciuto da pochissimi, tra cui suo padre e suo nonno. Dopo tante emozioni vissute tra incredibili creature, nella notte viene rapita dalla sua cameretta; unica traccia che rimane è una disgustosa melma violacea. Di lei non se ne saprà più niente. 200 anni dopo, la vecchia Casa Bell viene acquistata dalla famiglia del giovane Nicolas che prende per sé la stanza nella soffitta, un tempo di Ellen. In un baule ritrova alcuni effetti della bambina e una sua vecchia foto. Da lì inizia una personale indagine per capire cosa sia realmente accaduto alla piccola, poiché bizzarre leggende del paese attribuiscono la causa della sparizione alle strane creature del magico bosco. Mistero, fantasia e avventura avvolgono questo conflitto tra Bene e Male, tra realtà e dimensione parallela, in un intreccio che non sarà facile districare.


Preparatevi a immergervi in una storia piena di magia, dai toni fiabeschi che vi porteranno a ricordare con tenerezza i racconti della buonanotte della vostra infanzia. 
Troll, fungotti, fate, streghe e stregoni: qui potrete riscoprire, attraverso gli occhi di Nicolas, il Piccolo Popolo irlandese in modo del tutto originale. Infatti, verrete catapultati in una magica avventura costellata da un mistero vecchissimo. Giungerne a capo sarà terrificante, però Nicolas è deteterminato a scoprire ogni cosa. 


Ho adorato da morire le figure dei fungotti, piccoli esseri magici che mi hanno strappato un sorriso ogni volta che comparivano nella narrazione. Non ne avevo mai sentito parlare prima d'ora e proprio per questo ho trovato l'idea dell'autrice geniale. 

Consiglierei tuttavia il libro a dei lettori più grandi perché temo che i piccini non apprezzerebbero una lettura così pesante. E vi spiego anche il perché. 
Sebbene io abbia apprezzato la trama e i colpi di scena del libro, ci sono alcune cose che non mi sono proprio andate giù. Avrei preferito che la parte più tecnica fosse stata gestita meglio. 


Partiamo dalla cosa che risalta subito agli occhi: la copertina.
Io la troverei appropriata per un romanzo storico. Mi dà l'idea di un qualcosa di profondo e antico, di storie narrate tra le spighe di grano delle campagne italiane. Quindi, a parer mio, non si addice affatto a un fantasy che riprende il piccolo popolo.
Inoltre, se mi posso permettere, prendere un'immagine e piazzare un titolo senza che il tutto si amalgami non mi sembra una scelta corretta per una pubblicazione che deve attirare il maggior numero di lettori possibili. 
Se l'occhio vuole la sua parte, una copertina poco armoniosa e di scarsa qualità non invoglia ad acquistare il libro. 


Un errore su cui io non ho voluto chiudere un occhio è stata la scelta del "tell don't show". Durante la narrazione ci sono stati degli spiegoni molto lunghi che mi hanno annoiata e che sicuramente annoierebbe un lettore di dodici o tredici anni. Hanno smorzato la magia della storia e mi hanno fatto pensare solo "ok, ma quando si passa all'azione?"
Negli anni non hanno fatto altro che ripetermi di usare il "show don't tell" e ora, cara scrittrice, io rivolgo a te lo stesso consiglio che editor e scrittori hanno dato a me con tanta insistenza. 
Altra cosa che ha fatto precipitare la narrazione è stato l'uso di periodi veramente lunghi, che si sarebbero potuti spezzare con un semplice punto. 

Nonostante questo però vi invito a fare una possibilità al libro, soprattutto se Amate le fiabe e desiderate rivivere i periodi felici della vostra infanzia. Se non siete un tipo di lettore esigente come me, che presta attenzione soprattutto alla grammatica e allo stile, vi invito a non farvi frenare dalle mie parole e godervi questa lettura senza alcun problema.

⭐⭐⭐/5

martedì 4 gennaio 2022

Pâtisserie française

 Ciao, cari lettori. Oggi sono qui per presentarvi un libro di un genere che non vedete spesso su questo blog. Ve ne ho già parlato in un post su ig, accennando al fatto che questo fosse uno dei miei libri preferiti del 2021.

Ebbene, anche se la recensione non l'avevo ancora pubblicata, questo libro meritava di essere menzionato a tutti i costi.

E vi dirò di più. Quando ho intrapreso la collaborazione con la casa editrice, non mi sarei mai aspettata di trovare dei libri che mi piacessero. Mi hanno stupita e hanno contribuito in gran parte a farmi apprezzare i romance, in particolare il genere chick-lit. Un anno fa non avrei mai detto che due di loro sarebbero rientrati nella mia top 7 libri migliori del 2021. La ce mi ha rapita completamente, con il suo modo di lavorare, di pubblicare i libri, di rivolgersi a noi bookblogger. Credo di non essermi ancora imbattuta in una ce migliore di questa.

Ma detto ciò, lasciamo da parte le smancerie e passiamo alla recensione.



Titolo: Pâtisserie française - macarons in cerca d'amore

Autore: Margherita Fray

Casa editrice: Royal Books Edizioni

Data di pubblicazione: 21 aprile 2020

Pagine: 363

Prezzo: 15,00 (flessibile) e 2,99 (kindle)

Trama: Veronica, una venticinquenne romana, si presenta a un colloquio alla Pâtisserie Française. Ed è proprio lì che si imbatte in Pierre Mureau, l’affascinante quanto arrogante, capo pasticciere. Molto francese, molto bello, perfezionista fino alla psicosi. Trova offensivo e riprovevole circa il 90% di quello che fa Veronica. Il suo primo incontro con Pierre non è dei più allegri. Dire che lui la consideri una buona a nulla è riduttivo. Di tutt’altro avviso è Eleonora, la proprietaria della pasticceria, che al contrario del capo pasticcere, è propensa a darle un’opportunità.Quello che all’inizio sembrerà il giusto mix per un disastro, riesce lentamente a diventare altro: Veronica conoscerà lati piacevoli di Pierre che non avrebbe mai immaginato... finché non scoprirà che anche l’irreprensibile Mureau ha dei segreti piuttosto ingombranti.Sullo sfondo di una Roma torrida e asfissiante, Veronica conosce una versione più matura e adulta di sé, e impara cosa sono l'amicizia e l’amore.


Veronica è un groviglio di emozioni che va districare. Ha bisogno di fare chiarezza e di capire cosa farne della sua vita, ma soprattutto ha bisogno di un lavoro.
Ho ammirato il suo coraggio perché lei ha mollato tutto nel momento in cui ha realizzato che la sua vita non le piaceva. Il fidanzato, seppur perfetto, non era più la sua dolce metà e la sua famiglia è molto incasinata. 

Ha avuto il coraggio di rialzarsi dalla sua situazione e combattere per i suoi desideri. L'ho ammirata per questo e anche perché ha tenuto testa al pasticcere Pierre Mureau.
Io, al posto suo, avrei preso un vassoio di macarons e glielo avrei tirato in testa.
Scherzi a parte, loro due mi hanno fatto morire dalle risate. Sono sempre a bettibeccare e a scannarsi tra di loro. Pietre non fa altro che lamentarsi di Veronica e del suo lavoro, eppure nel profondo ama vederla girare per la pasticceria e ama anche vederla sbagliare. Insieme formano una coppia stupenda, capace di creare i dolci più buoni di tutta Roma. 

Ho amato anche la caparbietà di Veronica: lei non si fa mettere i piedi in testa e tanto meno non si fa controllare come una marionetta. Ha le sue idee e cerca di rispettarle nonostante tutto. 
Lei non si ferma perché il treno del suo cuore percorre i binari del destino senza mai fermarsi. Ha grande potenziale, infatti è stato bellissimo vederla realizzare il suo sogno di pasticcera con Pierre. 
In un colpo solo ha ritrovato quella cosa che la fa sorridere e che la fa correre ancora più di prima. 

C'è da dire però che nel momento in cui Pierre combina un grosso guaio, Veronica si rende conto della situazione e si allontana da lui. Sebbene sia innamorata follemente, ha ancora la testa sulle spalle e il coraggio per distanziarsi. È delusa, soffre e sicuramente vorrebbe stare tra le braccia di Pierre, però non lo fa. 

Oltre a Veronica, ho apprezzato anche un altro personaggio: Etienne Mureau. È un uomo misterioso, che sa il fatto suo e ha esperienze alle spalle che sarebbe bello approfondire. Devo essere sincera e dire che ho amato più lui che Pierre. Sin dal primo incontro con Veronica, ha attirato la mia curiosità e mi piacerebbe saperne di più. L'ho un po' localizzato come la pecora nera della famiglia, però al contempo anche un pilastro importante. 

E per finire in bellezza, ho adorato lo stile, la scrittura e le idee di Margherita Fray. Sono stati una ventata d'aria fresca in un momento spiacevole della mia vita. Mi hanno tenuto compagnia e tirato su il morale. Avevo bisogno di una storia del genere ed è capitata proprio nel momento giusto. 
L'autrice ha un tocco magico perché le sue parole rapiscono immediatamente e mi hanno spinta a non staccarmi dal libro fino alla fine. 
Mi è piaciuto così tanto quello che ha scritto che non credo che dimenticherò mai le avventure di Veronica e Pierre. Hanno conquistato una fetta del mio cuore molto grande. 
Spero solo che questo libro possa raggiungere grandi traguardi e mi rende felice sapere di aver contribuito anche solo in una minima parte. 

"È come guardare il sole, a fissarlo troppo a lungo ci si fa male."

⭐⭐⭐⭐⭐/5