martedì 22 dicembre 2020

Nirvana (recensione)

 

Pagine: 266

Prezzo: 13,00 (cartaceo) e 2,69 (ebook)

Editore: self publishing

Trama: Maeghan Turner ha diciotto anni ed è una ragazza come tante. Adora stare con Helena ed Erick, i suoi migliori amici, ama recitare e passa il tempo a fantasticare su Christopher, suo collega di teatro.La sua vita, però, prende una svolta inaspettata con l'inizio dell'ultimo anno di liceo. Costretta al ricovero in ospedale, avrà l'occasione di conoscere meglio la sua nuova insegnante di letteratura italiana, Guinevere McGregor.Questo la spingerà a confrontarsi con l'amore e i suoi più intimi sentimenti che ha racchiuso dentro di sé, portandola a mettere in dubbio tutto ciò in cui ha sempre creduto.Ma cosa prova davvero per Guinevere che, oltre ad essere la sua professoressa, è sposata e ha figli? Perché la sua vicinanza le fa provare emozioni che non aveva mai provato nei confronti di nessuna donna? E perché continua imperterrita a pensare a Christopher, nonostante lui non ricambi il suo sentimento?Questa storia mette in luce le diverse sfaccettature dell'amore che, per quanto sia un sentimento bellissimo, fa soffrire

Se c'è un periodo particolarmente adatto per questa recensione, sicuramente è quello natalizio. E non solo per lo scambio di regali, ma anche perché addolcirsi un pochino non fa mai male.

Oggi vorrei parlarvi di “Nirvana” di Martina Anicas. Di cosa si tratta esattamente? Di una love story coi fiocchi che è diventata uno dei miei libri preferiti. Maegh è una studentessa dell'ultimo anno che, dopo una donazone del sangue, contrae l'epatite B. Durante i mesi di guarigione, a tenerle compagnia è la sua nuova professoressa di letteratura, Guienevere McGregor. Per tutto il tempo del romanzo, l'autrice sostiene e valorizza la teoria tedesca del Sehnsucht in cui l'amore, per quanto bello, è struggente e doloroso. E non intendo quel tipo d'amore tra mafiosi o bad boy e santarelline. Proprio no, anche perché sapete che soprattutto quel genere alla Over non mi piace granché.

No, in “Nirvana”, primo libro di una trilogia, troverete una storia verosimile e carica di emozioni. C'è un introspezione dei personaggi assurda e devo dire che è proprio quello che io cerco in un romanzo. Voglio emozioni, voglio potermi immergere nei pensieri del/la protagonista e dire “sì, capisco perché ha agito in questo modo. Sì, l'avrei fatto anche io al posto suo”. L'autrice mi ha permesso di entrare nella mente di Maegh e attraverso la sua storia mi ha presentato il mondo del teatro e me ne ha fatto innamorare; mi ha presentato la letteratura nel modo in cui avrei voluto che mi fosse spiegata, nel modo in cui avrei voluto scoprire io gli autori italiani e stranieri invece di aver ricevuto delle nozioni basilari da insegnanti svogliati. Davvero, ho provato quasi invidia nei confronti di Maegh per la McGregor, la quale svolge il suo lavoro con passione ed è in grado di trasmetterla ai suoi studenti. Da grandissima amante della conoscenza, del sapere, questo libro mi ha aperto nuove porte e mi ha dato nuove idee. 

Ho amato “Nirvana” per tutto: per le emozioni che ogni singola parola trasmette, per la passione per la letteratura che arriva al lettore e soprattutto per la leggenda giapponese che lega Maegh a Christopher e Guinevere. E a proposito, spero che nei prossimi due sequel, la relazione tra i tre si trasformi in poliamore, giusto per togliere un po' di tabù sull'argomento. Già per me trovare una love story tra due donne di età totalmente differenti è stata una sorpresa perché non l'avevo mai letto una cosa del genere, o comunque niente di approfondito. Le complicazioni che ci sono, tuttavia, ci fanno capire che l'amore non vince sempre su tutto e non basta per raggiungere il lieto fine, soprattutto se ci sono di mezzo un matrimonio e dei figli. Anche per questo probabilmente il libro mi è piaciuto tantissimo, perché potrei benissimo dire che tutto ciò è successo veramente. 

Quanto allo stile dell'autrice, personalmente l'ho amato, però sono consapevole che dei lettori potrebbero lamentarsi per le parti riflessive che caratterizzano il romanzo. Io non ne ho saltata nemmeno una e non le ho trovate per niente pesanti (anzi, molto scorrevoli e comprensibili), ma dipende sempre da che tipo di lettore siete e da ciò che cercate in un libro. Per esempio, il romance va totalmente fuori dalla mia comfort-zone, però ho trovato quel carico giusto di emozioni che mi hanno rapita dalla prima all'ultima riga. 

A chi lo consiglio, dunque? A chi vorrebbe una protagonista giovane, una storia a tematica lgbt e a chi punta più alla costruzione dei personaggi. ⭐⭐⭐⭐⭐ su 5.

venerdì 20 novembre 2020

Memorie di Sangue: Il Castello del Giorno Eterno (recensione)

 Hola Simples Mortales! Bienvenidos a las comentarios de Holfast! Finisce esattamente qui il mio spagnolo che cerca somigliare vagamente alle intro di Pascu y Rodri e iniziano così i miei discorsi profondi dovuti al nuovo libro che ho letto. 

Quel che adoro di più del blog, oltre a poter conoscere tantissime persone, è che ho la possibilità di conoscere nuovi generi che probabilmente non avrei mai letto. Quando ho cominciato "Memorie di Sangue", ho capito fin da subito che stavo uscendo dalla mia comfort zone poiché si parla di vampiri e mi è capitato davvero poche volte di leggere un libro con personaggi del genere. Niente mi ha frenata, infatti sono arrivata alla fine in due o tre giorni. Grazie alla collaborazione con I.D.E.A., che non finirò mai di ringraziare per avermi mandato la copia cartacea, ho capito che leggo volentieri qualsiasi genere se un autore è bravo e se tra le sue pagine si percepisce la passione e l'impegno che ci mette nella creazione del libro. E sì, cari, per me Eva D'Amico è un'ottima scrittrice, ma questo lo spiegherò tra poco.

Prezzo: 12,00 (cartaceo)

Editore: Immagina Di Essere Altro Editore

Pagine: 346

Trama: Una ragazza con troppi nomi, un passato sconosciuto e povero che diventa una vita ricca di eleganza e finte conoscenze, un futuro incerto. Eva è una ragazza condizionata dalla sua educazione, rigida e relegata nel "Castello del Giorno Eterno", illusa di vivere in una condizione privilegiata, circondata da persone che si mostrano troppo tardi per ciò che sono realmente. Cosa succede quando il tuo nome non rispecchia la persona che sei, quando ti viene rubato e ti accordi di non essere nulla nonostante una vita di trascorsi? Cosa accade quando reagisci alle troppe vessazioni subite e tiri fuori gli artigli per combattere? Chi è Eva? Una privilegiata? Una bambola? Una serva? Cercherà di scoprire se stessa in una vita piena di bugie e lotterà contro i suoi signori per guadagnare l'amore, il rispetto e la libertà.  

Un po' come tutto il resto, ho alcuni pareri molto contrastanti, ma nonostante tutto il mio voto è 4/5.

Lo ritengo un new adult per i temi trattati e personalmente lo consiglio ai lettori da sedici anni in su. A tratti ricorda Twilight, ma è decisamente fatto meglio. L'autrice ha creato dei personaggi con caratteri complessi, che non rimangono statici nel corso della trama perché cambiano nel tempo. Man mano si rivelano tutti per quello che sono e l'autrice dà l'occasione di entrare nella loro mente grazie ai molteplici punti di vista. Per farvi un esempio, io ho apprezzato molto il cambiamento di Eva: tra i miei appunti ho fatto i complimenti a Eva D'Amico per aver mostrato la maturità della sua protagonista e il netto distacco dal periodo in era una bambina. 

Sono davvero tante, tante, cose che si intrecciano ma che non appesantiscono la lettura perché l'autrice ha uno stile fluido e piacevole (non a caso io non riuscivo più a staccarmi dal libro). Questo lo dimostra anche il cambio di punti di vista frequente che non spezza affatto la narrazione, ma la arricchisce.

È sempre vero che qualche difettuccio l'ho trovato. Più che altro, all'inizio, non sono ben riuscita a comprendere il motivo che ha spinto il capofamiglia alla decisione drastica di escludere Eva dalle feste. Per me non è una scusa sufficiente quella del tavolino rovesciato a meno che l'autrice non voglia dimostrare quanto siano stati viziati i cinque fratelli. Anche così, però, avrei preferito che ci fosse una giustificazione più forte per segregare in camera una bambina che non ha fatto niente di male se non divertirsi. Per dirvi, Arya Stark ne ha sempre combinate di tutti i colori però non è mai stata punita così tanto. 

Avrei altre due perplessità prima di passare ai miei scleri. Esattamente, io non ho capito come fanno i proiettili a uscire fuori da soli dal corpo, come si possono "espellere". E, ho trovato un po' banale la trovata di riconoscere i Burns per i lor vestiti neri. Ogni volta che loro compaiono, tutti si soffermano sul vestiario e non su qualcosa di più importante come armi o sensazioni che la loro presenza potrebbe provocare.

(Momento poco serio) E finalmente arriva la parte della recensione che più preferisco. RAGAZZI. Jeile mi sta antipatico! Shippo troppo la protagonista con Gabriel o con Daniel e forse è per via di una sorta di rivalità che non ci ho visto niente di buono in Jeile, non dopo che lui ha offeso Eva. E parliamone, a me Victoria è piaciuta eccome. 

Non ho fatto altro per tutta la durata della lettura che sperare in una love story a tre e forse forse non sono stata delusa. da questo punto di vista, ho adorato la scelta dell'autrice di non rendere una santarellina la protagonista e di farla cedere qualche volta anche con qualcuno al di fuori di Jeile. Ha raccontato una cosa normale perché la maggior parte dei lettori secondo me rimarrebbe affascinato dai fratelli De Lefevbre e soprattutto la protagonista è interessata ai vampiri per come sono e non perché è affascinata dall'immortalità che le fantomatiche creature hanno e potrebbero elargire a tutti volendo. 

Capite? Ho amato tutto, pregi e difetti di questo libro perché l'autrice continua a mettere carne sul fuoco per tenere alta l'attenzione del lettore e lo fa con una naturalezza che mi fa rimanere a bocca aperta! 

Si passa a trattare argomenti più semplici e, perché no, superficiali fino a toccare sfere sempre più complesse. Un esempio? L'amore verso se stessi. A un certo punto Eva non si sente più bene con se stessa ed Eva D'Amico quando ne parla è come se donasse un po' di coraggio anche agli altri oltre che alla sua Eva.  Mi ha stupito sia l'idea sia il modo in cui è stato raccontato il tutto. Ho sentito una delicatezza che non si era mai vista durante tutto il corso del romanzo e quasi un'intimità che lega il lettore a Eva e Daniel in un legame che non saprei spiegare a parole. È una continua crescita personale e sono contenta di aver affiancato Eva per un breve periodo.

E vi lasciò così per lasciare spazio ai contatti!


I.D.E.A  

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Eva D'Amico: 

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Per collaborazioni: in questo periodo, signore e signori, sono disposta ad accettare solo cartacei. So benissimo che molti autori e CE magari non hanno la possibilità di offrire una copia cartacea, infatti spesso e volentieri accetto gli ebook. Tuttavia, preferirei per un periodo smettere di leggerli perché la mia vista è peggiorata e aggiungendo le videolezioni, preferirei non affaticare gli occhi ulteriormente. Nel caso però foste interessati a una collaborazione con me, potete sempre contattarmi alla mail alba88620@gmail.com o su Ig Holfast_

A presto!

giovedì 19 novembre 2020

Intervista a Emma Altezza

 Cari appassionati di lettura e scrittura, vi ricordate quando vi avevo proposto le interviste? Ne è passato di tempo da quando ho lanciato l'iniziativa, ma non ho mai avuto effettivamente il tempo di mettere in pratica le mie idee. Bene, ora sono qui e sono pronta per proporvi le mie domande! 

Tanto tempo fa, ho conosciuto un'autrice wattpadiana che mi ha attirato subito per i romanzi che ha scritto e ho avuto il piacere di intervistarla giusto qualche sera fa. È stato un piacere chiacchierare con lei e spero che sia altrettanto per voi che leggerete questa intervista.

Partiamo subito con la prima domanda!

Io: Ciao, cara. Dopo una lunga attesa finalmente ci sono. Hai iniziato a scrivere per passione o per esigenza?

Emma: Ho iniziato a scrivere per esigenza, ma poi è diventata una passione. Sono dislessica (non è un segreto), le mie insegnanti ed i miei genitori lo scoprono "tardi" e all'epoca, non si conosceva approfonditamente come adesso. Tutt'ora ritengo che ci sia una certa discriminazione tra i dislessici, disgrafici ecc... Infatti, per stare al passo dei miei compagni "normali", io dovevo leggere e scrivere più del dovuto, perché ritenevano che fosse un ottimo metodo per "guarire" questo mio difetto (anche se non lo è). E così è iniziato tutto... 

Io: Perché hai scelto proprio la scrittura come modo per esprimerti?

Emma: A dire il vero, inizialmente era il disegno il mio modo di esprimermi al meglio (infatti ho fatto il liceo artistico😂), solo a dodici anni iniziai a scrivere la mia prima fanfiction e disegnarla in contemporanea; col tempo ho perso la mano per il disegno ed è rimasta la scrittura 💓

Io: Su Wattpad hai scritto la saga XXX formata da sei libri. Cosa ti ha spinto a scriverla?

Emma: Attualmente la saga XXX ha sei libri pubblicati su Wattpad, ma ne mancano altri sei, quindi sono a metà dell'opera ahahahah. Perverso, il primo volume, nasce come provocazione (infatti non è scritto benissimo, ma per essere una bozza ho ritenuto adeguata ricopiarla). Provocazione perché la storia che stavo scrivendo l'anno scorso (e tutt'ora) non aveva visualizzazioni; così presi il prologo di una mia vecchia storia del 2015 e la sviluppai, creando l'incipit della saga stessa e facendo implicita pubblicità alla storia non calcolata.😂 La saga vuole mostrarsi come risposta ad un'unica domanda: "Cos'è la perversione?" che in seguito, si snoda su molto altro... 💓

Io: Cosa vorresti comunicare al lettore? 

Emma: Vorrei comunicare che non sempre le cose vanno come si vorrebbe. Che non è mai come sembra e che a volte, la felicità, per quanto sia vicina. è irraggiungibile. Nulla è eterno e niente dura, sia nel bene che nel male, ma che l'amore, quello vero, resta.

Io: E per chi non ha ancora letto il tuo libro, di cosa parla a grandi linee?

Emma: Io a prescindere, sconsiglio sempre la lettura ahahahah mi autosaboto da sola praticamente. A grandi linee è la storia tormentata di un amore diverso e avverso da quello comune, che alla fine sboccia e da vita ad altre storie per arrivare ad un fine.

Io: Hai mai sognato di pubblicarli? Hai mai immaginato di stringere tra le mani il cartaceo?

Emma: Credo che sia il sogno di tutte le autrici vedere la propria opera divenire un vero e proprio romanzo, quindi sì, è un mio desiderio.

Io: Cosa rappresentano Dmitri ed Eleonora per te?

Emma: Eleonora è la rappresentazione della mia ragazza ideale e della "ragazza angelo" di cui si legge in letteratura nell'amor cortese. Dmitri, invece, è il classico bad boy utopico che ho cercato di rendere umano, di rendere vero. Quindi è lo stereotipo di un tempo che si unisce a quello attuale in sostanza.

Io: Avresti due aggettivi per descriverli?

Emma: Eleonora, ingenua. Dmitri, crudele.

Io: A quale tipologia di lettore è rivolta la tua storia? 

Emma: Assolutamente dai 18 in su! Non vorrei che le più piccole, leggendolo, venissero influenzate da ciò che scrivo.

Io: Hai scritto anche altre opere. Quale di queste è la più importante per te? Perché? E soprattutto, dai la stessa importanza a tutte oppure c'è qualcuna che preferisci di più rispetto a un'altra?

Emma: Oltre alla Saga XXX, attualmente ho messo in cantiere altre otto storie, di cui, una di queste, è un'altra saga (ma più breve fortunatamente), Savage, sono legata a ogni mia storia in modo diverso e le ritengo tutte meritevoli di un'occasione, ma sto dando priorità solo ad alcune solo ad alcune di esse perché l'ispirazione fluisce più facilmente con quelle.

Ok, cara. Grazie del tuo tempo. Avrei alcune domande da porti. Non sono da parte mia perché una mia amica e collega le ha formulate, chili_honey_

Fiammetta: Nel tuo romanzo, la protagonista è una donna sottomessa al suo uomo. Per quale motivo hai scelto di rendere questo passivo e remissivo? Vi è una correlazione tra il tuo modo di vivere la sessualità o è solo un modo per correre incontro agli steriotipi che vedono la donna come colei che subisce il fascino del maschio Alpha?

Emma: Una domanda davvero interessante! Nessuna delle due opzioni correlate. Come già accennato, Eleonora Astrofiamma è la mia rappresentazione ideale e letteraria di ragazza, sottomessa al suo amato perché ne ha bisogno. In realtà, è molto più complesso di così; non è una persona equilibrata, nessuno dei due lo è, ma insieme lo sono. Il Sadomasochismo è solo un mezzo più semplice per spiegare che una metà avrà sempre bisogno della parte che la rende intera.

Fiammetta: Il romanzo erotico è un genere letterario molto castrato all'interno della piattaforma di Wattpad.

Sappiamo che ciò che differenzia un romanzo erotico da un testo pornografico è lo stile e il contenuto presente nell'opera. Secondo il tuo punto di vista, nello specifico cosa differenzia questi due generi letterari tanto simili, ma al contempo diversi?

Emma: Ritengo che tra il porno letterario ed il romanzo erotico, ci sia un abisso, ma molti confondono il primo col secondo e viceversa. Ho letto parecchio, da sapere che persino un bacio, può essere descritto nella volgarità più assoluta mentre un bocchino al contrario, può essere espresso con decoro e raffinatezza. Tutto sta nel modo di porre e descrivere le scene esplicite, il segreto per scrivere decentemente, erotico e non pornografico

Fiammetta: Quando hai deciso di scrivere il tuo romanzo, hai fatto qualche ricerca riguardo le pratiche Bdsm? Ti sei posta delle domande riguardo lo stato psichico ed emozionale in cui avrebbe dovuto e o voluto vivere la tua protagonista?

Emma: Sì, ho fatto delle ricerche, tuttavia essere sadomasochisti nel mio libro è più uno stile di vita che una "banale" pratica sessuale. Non c'è nessuna stanza dei giochi, maschere o frustini. C'è una ragazza masochista che s'innamora di un ragazzo sadico e questi, per pura crudeltà, per puro sadismo, le propone un gioco che lei, masochisticamente accetta. Un gioco che darà inizio ad una serie di eventi che porteranno i due a comprendere d'essere la metà di una cosa sola, quindi ad uno sviluppo graduale di ciò che sono entrambi.

-◇-

Spero di avervi tenuto compagnia e di avervi incuriosito almeno un pochino!

Potete trovare il profilo di Emma Altezza su ig! Dolcecenere.autrice

mercoledì 11 novembre 2020

La Donna dal Kimono bianco (recensione)

 Tanto tempo fa, andai in biblioteca e chiesi in prestito "La Donna dal Kimono Bianco". Aspettai per tutta l'estate e anche di più, ma finalmente quest'opera è arrivata tra le mie mani.

È stata un'emozione grandissima, anche se non l'ho propriamente acquistato. L'ho aspettato a lungo, ma non so se ne sia valsa la pena dopo averlo letto.

E ve lo spiego con questa recensione.

Data di pubblicazione: 9 gennaio 2020

Prezzo: 16,00 (rigida) 12,90 (flessibile) 7,99 (ebook)

Editore: Tre60

Pagine: 352

Trama: Giappone, 1957. Il matrimonio combinato della diciassettenne Naoko Nakamura con il figlio del socio di suo padre garantirebbe alla ragazza una posizione sociale di prestigio. Naoko, però, si è innamorata dell'uomo sbagliato: è un marinaio americano, quello che in Giappone viene definito un gaijin, uno straniero. Quando la ragazza scopre di essere incinta, la comprensione e l'affetto che sperava di trovare nei genitori si rivelano soltanto un'illusione. Ripudiata da chi dovrebbe starle vicino, Naoko sarà costretta a compiere scelte inimmaginabili, per qualunque donna ma soprattutto per una madre...
Stati uniti, oggi. Tori Kovač è una giornalista. Mentre si prende cura del padre, anziano e gravemente malato, trova una lettera che getta una luce sconvolgente sul passato della sua famiglia. Alla morte del padre, decisa a scoprire la verità, Tori intraprende un viaggio che la porta dall'altra parte del mondo, in un villaggio sulla costa giapponese. In quel luogo così remoto sarà costretta a fronteggiare i demoni del suo passato, ma anche a riscoprire le proprie radici...


Rinuncerei a tutte le comodità di casa perché sei tu la mia casa.
E se nella mia vita non ci sei tu, non è affatto vita.

Sono come al solito una persona fin troppo indecisa: il libro mi piace, ma al contempo non mi piace. Eh, sì. 

Avrei la stessa reazione anche io, anzi questa è esattamente la mia espressione.

Il fatto è che non è assolutamente paragonabile a "Memorie di una Geisha" come ha asserito The Bookseller, ma non è nemmeno così male come sembra. Bisogna innanzitutto capire l'essenza del libro e conoscere le varie tecniche narrative di cui un autore dispone.
Da questo punto di vista Ana Johns è una brava scrittrice? Oh, sì. Certo che lo è stata. Deve affinare ancora la sua tecnica, ma è a buon punto. 
Se non sapete di cosa sto parlando, allora ve lo spiego in modo facile facile. Ana Johns ha scritto questo libro dividendolo in due parti: il presente e il passato. Da una parte c'è una donna che lotta per il suo futuro e dall'altra c'è una donna che lotta per scoprire il suo passato. Quest'ultima, Tori, è alla ricerca della verità narrata dall'altra protagonista, Naoko. E solo alla fine arriva il crossover in cui entrambe parlano. 
La scelta dell'autrice mi è piaciuta un sacco e credo che non avrebbe potuto fare diversamente dato che altrimenti la storia sarebbe risultata piatta e noiosa. Diciamo che gli ha donato un po' di spessore (per non dire profondità).
Avrei un paragone da fare con un film perché ora come ora non mi vengono in mente libri simili. Avete presente "La Chiave di Sara"? Stessa tecnica, stessi obbiettivi, storie diverse. Da questo punto di vista, il film è fatto meglio poiché non ci si aspetta il finale e la fine di Sara rimane un mistero fino, appunto, alla fine. Ne "La Donna del Kimono Bianco" si sa già tutto dalle prime cinque pagine. Non c'è quella suspense o quella voglia di scoprire il passato o il futuro dei protagonisti: sia per Tori che per Naoko il futuro è chiaro a tutti quanti. Per esempio, l'autrice non nasconde che Naoko sposerà comunque Satoshi e non nasconde nemmeno che Hajime poi tornerà in America. Un po' di mistero avrebbe reso più coinvolgente l'intero romanzo. 

Per questo motivo dico che il romanzo non mi ha convinta del tutto, ora però arriva la parte che mi è piaciuta di più.
Sono andata avanti a leggere perché non potevo farne a meno: la tenacia di Naoko è un qualcosa che non può essere spiegato a parole. Può esserci solo ammirazione da parte di chiunque perché non so in quanti avrebbero reagito così al posto suo. Ha resistito a qualunque cosa da sola in nome dell'amore e poi non è stata ripagata: ha solo pagato un prezzo troppo alto per quello in cui crede. Ed è qui che la mia ammirazione è ancor più alta perché MAI si è arresa. Naoko è una combattente e ha la forza di un esercito intero. Quel che è ancor più stupefacente è che trasmette la sua voglia di lottare a quelli che la conoscono. Per esempio, le madri rinchiuse nell'Istituto Bambù. Jin e Hatsu vengono convinte da lei a lottare per i propri figli, mentre Sora si comporta come un angelo custode ed è pronta a salvarla nel momento in cui Naoko è debole. 

Satoshi? Lui è un uomo dal cuore d'oro poiché anche lui persevera ed è determinato a sposare Naoko nonostante tutte le implicazioni. Avrebbe potuto sfigurare i Namakura e rivelare a tutti della gravidanza o del matrimonio con Hajime, eppure è rimasto in silenzio e non ha fatto altro che aiutare la protagonista. Io non credo che all'epoca ci siano stati molti uomini come Satoshi, perciò non capisco ancora come Naoko abbia fatto a rifiutare il matrimonio combinato con lui.

E se ho amato tutto ciò, ora vi svelo quello che ho odiato: la parte di Tori.
Lo so. Se avete letto il romanzo forse saprete anche il perché. La trovo estremamente irritante. Continua a farsi problemi su problemi e a dispiacersi per ogni cosa, a piangere per ogni rivelazione. Sarà che a me piacciono solo i personaggi simili a me, ma io più leggevo più provavo pena per questa donna che non ha altro da fare nella vita se non cercare la tomba di un amore morto e sepolto da mezzo secolo ormai. Non sono riuscita a mettermi nei suoi panni e a essere empatica. Non ho provato niente perché avevo solo voglia di leggere più velocemente le pagine con il suo pov per arrivare alla parte di Naoko che è ciò che più mi interessava.

lunedì 9 novembre 2020

Sulle tracce di Jack lo Squartatore (recensione)

Ebbene, ragazzuoli, non capisco perché le idee per una nuova recensione mi vengono in piena notte e non nei momenti che dedico al blog. Ma cosa ci posso fare? Oscarvault ha questo potere a quanto pare e so per certo che non mentono: libri belli fuori, dentro e pure nel mezzo. Diciamo che grazie a loro, anche io ho voglia di urlare MANISCALCOOOO in qualsiasi momento. 😂

Adoro l'epoca vittoriana e che per conto mio ho fatto parecchie ricerche a riguardo, visto film e serie tv e guardato persino i video su Youtube. In generale amo l'Inghilterra e l'ultima cosa che mi manca è proprio quella di visitarla. Questo libro dovrebbe essere ambientato nell'epoca vittoriana, ma non ho riscontrato molti elementi che me lo abbiano confermato.

Perciò, per voi appassionati o "principianti", vorrei condividere il link di un youtuber che ha pubblicato una sfilza sul periodo in questione: Vivi Everyday

Abbiamo tra le mani un'invenzione geniale ma non troppo: Sulle tracce di Jack lo Squartatore. 

Data di pubblicazione: 15 settembre 2020

Pagine: 405

Editore: Mondadori

Prezzo: 20,00 (copertina rigida) 10,99 (ebook)

Trama: È stata cresciuta per essere la perfetta dama dell'alta società vittoriana, ma Audrey Rose Wadsworth vede il proprio futuro in modo molto diverso. Dopo aver perso l'amatissima madre, è decisa a comprendere la natura della morte e dei suoi meccanismi. Così abbandona l'ago da ricamo per impugnare un bisturi da autopsia, e in segreto inizia a studiare Medicina legale. Presto viene coinvolta nelle indagini sull'assassino seriale noto come Jack lo Squartatore e, con orrore, si rende conto che la ricerca di indizi la porta molto più vicina al suo mondo ovattato di quanto avrebbe mai creduto possibile. 

Ispirato agli efferrati crimini irrisolti che hanno insanguinato la Londra di fine Ottocento, lo strabiliante romanzo d'esordio di Kerri Maniscalco tesse un racconto ricco di atmosfera che intreccia bellezza e oscurità, in cui una ragazza vittoriana molto moderna scopre che non sempre i segreti che vengono sepolti lo rimangono per sempre.


 Qui si parla di una giovane donna alle prese con un mondo che la vorrebbe a casa a figliare e a badare alla casa, mentre lei vuole molto di più. Nessuno è realmente interessato a cosa vorrebbe lei o a cosa potrebbe esserci nella sua testa. Dall'autrice si recepisce che nell'epoca vittoriana a un uomo bastava che la donna fosse bella e nobile. L'intelligenza non era un requisito importante, tant'è che la zia e le amiche che prendono il tè insieme alla protagonista non sanno altro che fare pettegolezzi e pensare a trovarsi un buon partito. Audrey Rose è decisamente diversa e decisamente moderna per quell'epoca. Ha altre idee e ha la necessità di esprimersi anche se il padre la vorrebbe tenere rinchiusa in una gabbia dorata.
Ma fortunatamente fa la conoscenza di Thomas Cresswell, il quale a quanto pare non era interessato a sposare una Miss con poco sale in zucca. E diciamo che menomale che c'è lui a tenerle alto il morale dato il finale sconcertante e improbabile. 

Penso che in molti abbiate già letto il libro e forse l'intera tetralogia, perciò fatemi sapere se vi trovate d'accordo con il mio parere o meno e se non l'avete ancora letto, fatemi sapere se dopo questa recensione lo leggerete o no.

E parliamo di ambientazione, che è la base di qualsiasi genere di libro. 
"Per essere appassionante, deve essere verosimile."
Questo lo dice Michele Bellone ed effettivamente ha ragione perché non si può dire a un lettore che un libro è ambientato nella Londra vittoriana e poi non trovare effettivamente un qualcosa che lo confermi. Si potrebbe dire che le vicende si siano svolte nel 2018 e non nell'Ottocento. Diciamo che bisogna lavorare sulla coerenza storica. 

Oltre a questo grosso dettaglio, posso affermare con moltissima convinzione che il libro mi è piaciuto da morire. Ho iniziato a leggerlo quando ancora lavoravo e ogni volta che avevo un po' di tempo libero di giorno, lo coglievo per leggere Sulle Tracce di Jack lo Squartatore (la sera no perché scrivevo il mio di libro).
L'ho finito in una settimana visti i mie orari di lavoro e devo dire che è stata una settimana super piacevole! Quando smettevo di leggere, non facevo altro che pensare ai poveri personaggi e a un Thomas Cresswell abbastanza interessante e affascinante. 
Ma quello che ho amato più di tutto il libro sono state le descrizioni delle autopsie e dei cadaveri martoriati da Jack. Questo mi ha coinvolto e mi ha fatto entrare nel vivo della situazione. 
Ero lì a chiedermi "chi è?" di continuo e giuro che non l'ho capito fino alla fine. Kerri ci porta a intuire l'assassino, ma purtroppo quello sbagliato. Proprio per questo quando Audrey Rose trova il vero Jack, sono rimasta abbastanza sorpresa. E il perché dei suoi omicidi è ancora più sorprendente e interessante. 
A dire il vero, ho trovato interessante il modo in cui l'autrice ha immaginato le vicende di Jack lo Squartatore. Ha usato ogni punto a suo vantaggio e ha creato qualcosa di coerente e convincente. D'altro canto, gli omicidi irrisolti dell'Ottocento lasciano parecchi punti interrogativi a cui uno scrittore con molta fantasia potrebbe provvedere.

Unpopular opinion? Non sopporto Audrey Rose. La trovo oltremodo fastidiosa. È una sensazione a pelle, un po' come quando vedi una persona per la prima volta e dici "mi sta sul cazzo". Ecco, proprio così, solo che Audrey Rose ha confermato di essere fastidiosa. 
E se lei non mi è piaciuta, per lo zio la storia è totalmente diversa: penso, sì, che avrebbe potuto essere caratterizzato meglio, ma credo anche che lui già così sia fantastico. Cosa sarebbe successo se Kerri gli avesse dato più spessore? Sarebbe nato un genio incredibile.

Detto questo, io avrei detto tutto, ragazzuoli.
Leggerò il seguito? Mi pare ovvio. Sento la mancanza di Thomas e anche degli omicidi. Ho un sacco di aspettative perché quando ho iniziato Sulle Tracce di Jack lo Squartatore non ero altrettanto entusiasta e dopo un paio di capitoli ho rivalutato il mio parere.

Alla Prossima!


Contatti:

Per collaborazioni, potete contattarmi via mail Alba88620@gmail.com o in direct su Instagram Holfast_

Oscarvault: Instagram
Libro: Amazon

martedì 3 novembre 2020

Jail guard: storia di un uomo e del suo destino (recensione)

Ne è passato di tempo, vero? Tantissimo per i miei gusti. Mi mancava recensire e mi mancava leggere, soprattutto. Ne sarò ancora capace? Ciò che mi mancava più di tutto il blog, però, è il contatto con voi lettori e scrittori, anche se di persone ne ho conosciute in questo periodo.
Il libro che vi voglio presentare oggi è assolutamente stupendo (non perfetto, ma stupendo sì) e sono convinta che meriti di essere nelle librerie di più lettori possibili. 

Mi capita sempre più spesso di rovinarmi l'inizio di un libro perché parto con la convinzione che la lettura non mi piacerà. E la maggior parte delle volte il libro diventa uno dei miei preferiti. Possibile che io abbia una sorta di sesto senso per le perle dell'editoria? Perché effettivamente è quello che mi è capitato con Jail Guard. E questo è solo uno dei casi di questo periodo dato che mi è appena capitata la stessa cosa con due libri che spero di recensire questo mese. A voi succede o è una cosa che riguarda solo me? 
Sì, ogni volta vi propongo sempre quesiti assurdi e contorti, ma io funziono così😂😂


Data di pubblicazione: 14 giugno 2020

Pagine: 279

Editore: Maratta Edizioni

Prezzo: 13,00 (cartaceo) e 4,99 (digitale)

Trama: Un poliziotto. Un annuncio di lavoro. Un viaggio destinato a lasciare il segno. Benvenuti al Long Creek. Pronti a un'indimenticabile lezione di vita?
"Nessuno è davvero finito finché non decide di esserlo."

Biografia: Christie Lacetti nasce nel 1988.
Studentessa di farmacia, scrive da 2014 dopo qualche anno trascorso come regista indipendente.
Vince nel 2019 i Wattys per la categoria "mistero/thriller" con "Black Heart".
"Jail Guard: storia di un uomo e del suo destino" è il suo romanzo d'esordio.



"Da bambino perdoni ogni cosa: le botte, gli insulti, le punizioni, la solitudine, il distacco, il silenzio e la negligenza. Finché sei piccolo, i genitori sono il tuo unico punto di riferimento. Ti affidi a loro ciecamente, certo del fatto che possano offrirti ciò che è meglio per te, nonostante la vita dura e i sacrifici. È crescendo che senti la differenza. Quando inizi a pensare con la tua testolina. Vedendo gli altri nelle loro case, felici e con i giocattoli nuovi fiammanti ogni Natale, non puoi che chiedertelo: perché io non posso avere una vita così?"


La cosa più importante di tutte? La copertina. Ragazzuoli, non riesco a smettere di toccare la copertina. È la sensazione più bella del mondo e su questo non scherzo. 

Ho sicuramente apprezzato la divisione in parti di questo libro. Mi dà l'impressione di avere i giorni contati e mette ansia in una maniera assurda. È come quando nei film diventa tutto nero con una data a caso e c'è l'effetto sonoro che annuncia il momento cruciale. Non so se avete presente..
Attenzione perché non sempre questa "tecnica" è efficace dato che spesso e volentieri si finisce solo con lo spezzare il racconto e con esso anche la suspense. Per esempio, non lo troverei adatto per un fantasy. Certo, il discorso è differente se ci sono dei salti temporali.
Tutto ciò per dire che, secondo me, ce ne vogliono di capacità per creare una cosa del genere. Anche se confesso che la prima parte, l'autunno 1958, mi ha lasciata un po' confusa. Solo con una recente rilettura ho capito che c'era in mezzo una sorta di flashback e che quindi la linea temporale non era fatta male di suo. Dalla seconda parte ho iniziato a provare interesse e la mia curiosità si è fatta sentire. Da lì in poi è filato tutto liscio come l'olio e sono arrivata al punto in cui non riuscivo più a staccare gli occhi dalle pagine perché avevo la necessità di portare tutti i nodi al pettine.
Se questa parte non vi ha ancora convinti ad acquistare immediatamente il romanzo, aggiungo anche che reputo difficile la scrittura di un thriller soprattutto per il lessico, ma Christie si è calata nella parte e ha reso la lettura ancor più coinvolgente grazie appunto al lessico. Un po' come i libri dell'antropologa forense Kathy Reichs, la quale analizza e spiega nel dettaglio ogni morte per quanto assurda e complicata possa essere. La cosa più assurda che io abbia mai letto probabilmente è di un uomo che muore praticando autoerotismo chiuso in un sacco del spazzatura. Il tutto sotto un lago, precisiamo questo.

Dopo questa breve analisi, passiamo ad altro.

Siamo di fronte alla storia di Jonathan Daveport, un buon padre e sicuramente un buon agente della polizia. Sin dall'inizio è messo di fronte a una scelta: stare accanto alla famiglia o andare sotto copertura al Long Creek. Il dovere vince e lui viene sbalzato in un mondo totalmente diverso: ha a che fare con violenze sui minori e una certa caccia al coniglio. La trama si infittisce e JJ s'immerge sempre più nei meandri poco raccomandabili di quel che è il riformatorio.
In tutto ciò io non so se l'autrice abbia voluto far luce sulla condizione in cui riversavano i detenuti, ma ho comunque provato molta rabbia per i maltrattamenti riservati soprattutto a Lewis. Mi chiedo se siano mai esistiti luoghi del genere o se esistono ancora...

La lettura in generale è stato un groviglio di emozioni che mi si è bloccato nel petto. A un certo punto mi è venuto spontaneo dire "è troppo anche per me" ed è qui che ho esultato e ho ripreso con ancora più foga la lettura. In un libro cerco principalmente emozioni forti. anzi fortissime e fino ad ora non mi era mai capitato di spingermi fino a questo punto. Posso ritenermi soddisfatta? Sì, certo che sì. Lo consiglio come libro? Ovviamente. Forse non a tutti, magari non come primo thriller della vostra vita. 

E infine, ci tengo a ringraziare con tutto il cuore l'autrice per avermi inviato la copia cartacea e per aver sostenuto tutti i mie scleri in chat e, sì, ringrazio anche la Maratta Edizioni per aver portato in tutte le librerie un libro di questa portata.


Contatti:

CE: sito
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Autrice: instagram
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(la recensione sarà pubblicata anche su goodreads)

venerdì 18 settembre 2020

Una Mummia in libertà (recensione)

Buonsalve a tutti, ragazzuoli. Oggi, in occasione di un review party, recensirò un altro libro di Segreti in Giallo Edizioni: Una Mummia in libertà di Francesca Raggiu Traversi.

Sarà una recensione relativamente breve, senza introduzione o giri di parole, perché questa volta non voglio spoilerare assolutamente niente.

Data di pubblicazione: 8 settembre 2020

Pagine: 78

Editore: Pubme

Collana: Segreti in Giallo Edizioni

Prezzo: 15,00 (cartaceo) e 1,99 (ebook)

Trama: Al paese di Castel Gambarotta arriva il famoso archeologo Malaugurio, per allestire una mostra sull'antico Egitto. Emma e Mattia, amici per la pelle, si recano a visitarla con la scuola Ma un terribile evento li attende: il sarcofago del "Faraone senza nome" si apre dopo 4000 anni.
C'è una mummia furiosa in libertà!
Come fare per fermarla?
Guidati da Septimus, il vecchio custode del cimitero, Emma e Mattia si mettono all'opera prima che sia troppo tardi...


Fino ad ora non credo di aver trovato un libro per bambini che mi abbia convinto del tutto. Questo scala decisamente le classifiche e si piazza al primo posto. Posso dire finalmente "lo consiglierò ai figli delle mie amiche o a mia sorella" ed essere certa che lo ameranno come l'ho amato io.
Non ho niente da togliere o modificare stavolta perché per me questo libricino è perfetto così.

Mi ha tenuto compagnia in una serata in cui non riuscivo a prendere sonno e mi sono anche divertita. Saranno i nomi particolari o il comportamento bizzarro della mummia, ma mi ha strappato davvero un sorriso. Da tanto tempo non leggevo qualcosa di fresco, piacevole, che mi aiutasse a staccare un po' da tutto il resto. Soprattutto per questo motivo direi che anche agli adulti potrebbero essere interessati a "Una Mummia in libertà". Sono sicura che non vi pentireste dell'acquisto in alcun modo perché se lo stile dell'autrice non è di vostro gradimento, ci sono sempre i fantastici disegni di Francesca Gallina. Io li ho trovati semplicemente stupendi!


Per oggi è tutto, signori. È una recensione relativamente breve, ma vi prometto che la prossima sarà più articolata. Mi scuso già in anticipo se per caso avete trovato errori. Il fatto è che fino a novembre dovrò scrivere dal telefono le recensione e gli errori (soprattutto del correttore) scappano più spesso. Non vedo l'ora do riavere il computer!

sabato 12 settembre 2020

Fear (recensione)

Ce la possiamo fare? Ce la posso fare? 
Puoi, Paulie?
Daje che forse questa volta riesco a riprendere le mie solite recensioni mezze oggettive, due terzi soggettive e un terzo filosofiche. Amo analizzare i libri che leggo e valutarne soprattutto lo stile e l'ambientazione, anche se non sono un editor né un editore né un critico letterario. O forse lo sono ma mi mancano sia l'esperienza che il titolo di studio giusto.

Cosa si cerca di solito in una buona storia? Una scappatoia. O delle emozioni. O entrambe. In una realtà in bianco e nero, le emozioni sono l'unico spiraglio di colore e i libri, come tutte le altre passioni, colorano la nostra realtà. O forse tutto è già fin troppo colorato, ma privo di valore. O forse la realtà è colorata e i libri assorbono il colore come solo i filtri di una stampante sanno fare. O forse io faccio troppe riflessioni e dovrei pensare a qualcosa di meglio. 

Con "Fear" non sono andata alla ricerca di niente, a dire il vero. Per mesi l'ebook è rimasto a prendere polvere sul mio Kindle e mai una volta mi è capitato di degnarlo di uno sguardo. L'inizio della mia lettura è stato puramente casuale: un giorno ho aperto l'app e ho sentito quel bisogno impellente di sapere di cosa parlasse. A oggi, mi vergogno soltanto un pochino del fatto che ero convinta si trattasse di una storia d'amore in tutto e per tutto.

Prima di iniziare la recensione, mi vorrei soffermare su un piccolo dettaglio che ha attirato particolarmente la mia attenzione.

Su Tumbrl o in qualsiasi romance è comune trovare una celebre frase che detesto: "capirai l'importanza di una persona solo dopo averla persa" o una cosa simile. Diciamo che ho finalmente capito il suo significato. Personalmente non ho mai provato una cosa del genere, forse per fortuna o magari per sfortuna. Lizzy però mi ci ha fatto ragionare su. In una situazione normale probabilmente lei non avrebbe mai rimpianto la convivenza con i genitori, ma quel che è successo le ha fatto capire cosa fosse veramente importante e cosa no. Lei probabilmente non avrebbe mai dimostrato l'amore nei confronti del piccolo Liam se non fosse arrivata un'orda di alieni pronti a conquistare il pianeta. Ci è voluto proprio questo per farla uscire dal suo guscio di popolarità e farla scendere nel pianeta dei comuni mortali. 
Ora, il dubbio che mi sorge spontaneo è  "serve necessariamente un evento traumatico affinché ci si dia una svegliata?" Serve davvero soffrire per sviluppare una consapevolezza di qualsiasi tipo? Voi che ne dite?


Data di pubblicazione: 26 dicembre 2017

Pagine: 331

Editore: indipendent publishing

Prezzo: 9,99 (cartaceo) e 0,00 (kindle unlimited)

Disponibilità: Amazon e Amazon Kingle Unlimited

Trama: Se l'inaspettato stravolgesse d'un tratto la tua esistenza, a cosa saresti disposto per sopravvivere? A quali valori ti aggrapperesti e quali altri perderebbero invece d'importanza? Liz non si è mai posta domande del genere, perché dovrebbe? La sua vita è all'apparenza perfetta: ha una famiglia che la ama, buoni risultati a scuola ed è la più popolare del suo anno. Ma se accadesse l'impensabile? In un giorno come tanti altri, dal cielo arrivano gli "Esterni" e le loro intenzioni non sono affatto pacifiche. Persi i genitori, Liz dovrà fare una scelta: arrendersi agli invasori o lottare con tutte le sue forze nel tentativo di salvare il fratellino? Rassegnarsi vorrebbe dire diventare burattini nelle mani degli Esterni, mentre opporsi significherebbe combattere, resistere. Quale alternativa fa per Liz? Quella che potrà donare ancora un briciolo di speranza in quel che resta dell'umanità? E, in tutto questo, fidarsi del misterioso Finn potrebbe essere la decisione giusta?


Ci sono tantissime cose positive da dire di questo libro e nessuna negativa. Io partirei col dire che è raro trovare un libro che mi coinvolga a tal punto da farmelo finire nel giro di due giorni. Molto raro perché non mi smuovo così facilmente come magari si può credere. Quello che ha scritto Eliana Fasani mi è arrivato dritto al cuore, abbattendo tutte le barriere possibili e immaginabili che mi trattengono dal provare emozioni. Niente ha impedito alla disperazione e alla speranza di Liz di raggiungermi. Per questo motivo sono qui per parlarne, dato che non ho letto il libro per una collaborazione con l'autrice.

Tanti pregi. E quali sono? 
Una cosa in particolare ha attirato la mia attenzione e mi ha spinto a non fermarmi mai: la caratterizzazione dei personaggi. Sono così realistici che avrei potuto tranquillamente incontrarli per strada e scambiare quattro parole. (non sarei stata altrettanto contenta di incontrare un ibrido però😆)
Persone vere con emozioni vere e azioni totalmente comprensibili. Quante volte vi è capitato di leggere un romanzo e dire "sì, lo avrei fatto anche io senza pensarci due volte"? 
Liz, la protagonista, tira fuori l'empatia la nostra empatia e ci spinge a comprendere la sua sofferenza. Ma anche la sua gioia. Tutte le volte che succedeva qualcosa di bello a lei e al piccolo Liam, io ero al settimo cielo. Tuttavia, se l'autrice fa toccare il cielo con un dito, mi ha dato anche parecchie batoste per le quali probabilmente non la perdonerò mai. (per esempio Bonny, per quello non c'è perdono)
Per l'intera durata della lettura, si rimane con il fiato sospeso perché in qualunque momento potrebbe succede qualunque cosa: la fine del mondo, un attacco alieno che disintegra una città, un attacco da parte di un ibrido, un attacco di un umano armato o una rapina. Bisogna aspettarsi veramente di TUTTO. E forse per questo su internet si dice che le persone che leggono i distopici sono più preparati a un'invasione aliena. Voi che dite, riuscireste a sopravvivere nell'America di Eliana Fasani? Io molto probabilmente no. No, perché ho il terrore degli insetti e di sicuro un mondo in decomposizione ne sarebbe pieno.
Un altro aspetto che ho amato è il passato dei personaggi, in particolare il cambiamento di Liz. Non voglio farvi spoiler nemmeno in questa recensione, ma sappiate che essere nella testa di un personaggio così per me è stato illuminante. Da adesso penso che darò una possibilità alle storie adolescenziali con quelli che io ho sempre definito cliché. Eliana ha fatto anche questo: prendere un potenziale cliché e svilupparlo in qualcosa di meglio. Gli ha dato il suo tocco magico e l'ha trasformato a suo piacimento. 
Ora, mi piacerebbe tantissimo leggere una sorta di prequel in cui viene illustrata la vita di Liz prima dell'arrivo degli alieni e scoprire ancora altro su di lei.

Beh, anche per oggi ho esaurito le mie parole, ragazzuoli. 
Alla prossima recensione!


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domenica 30 agosto 2020

La Giada di Chang'an (recensione)

Se devo riassumere le mie reazioni durante la lettura, beh, non sono altro che "boh" "sono shockata" "non ho capito" "ahahahahahah" "ora muoio" "basita" "aaaaaaaaaaa" "whaaaaaaaaaaat".
Insomma, è stato uno sclero dietro l'altro.
Oggi parliamo di "La Giada di Chang'an" di Chiara Saccuta e non sto più nella pelle.

Data di pubblicazione: 9 ottobre 2019

Pagine: 265

Editore: Io me lo leggo editore

Prezzo: 17,00 (cartaceo) e 2,99 (ebook)

Disponibilità: Amazon e Amazon Kindle

Trama: Nella fiorente Cina della dinastia Tang, durante la festa delle lanterne, due giovani lasciano che i loro destini si intreccino in maniera indissolubile.
Lui è un principe in ostaggio, lei la figlia di un ricco uomo della capitale. Il loro futuro è già stato scritto, ciononostante combattono per cambiarlo. 
All'interno del palazzo, invece, una principessa altezzosa, alla ricerca di una libertà fuggevole, si aggrappa alla mano del suo nemico, ignara dei pericoli che le porterà quella vicinanza. 
Tra palazzi e deserti, una giada nera brilla anche alla luce del sole, come a voler far da guida ai cuori più distanti.


Non fermatevi alla copertina, passate oltre. L'immagine che vedete non rappresenta nemmeno un briciolo del contenuto, non rende giustizia a Daiyu.
Passate oltre e scoprirete un mondo che vi rapirà senza che ve ne accorgiate.

Un po' com'è successo a me.
Questo è stato in assoluto il primo libro ad ambientazione orientale che ho letto e da lì non mi sono più fermata.

Di solito, si è molto reticenti quando si parla dell'estremo oriente perché è una cultura che non ci appartiene e anche un po' per paura di non capire assolutamente niente.
Il fatto è che se un'autrice è brava, la paura non deve esistere.
E vi assicuro che Chiara Saccuta è brava oltre ogni dire, tant'è che è una delle mie scrittrici preferite. Acquisterei un libro solo perché c'è il suo nome, senza nemmeno leggere la trama. Lei è capace di strapparmi alla realtà in cui vivo e farmi vivere nell'epoca da lei descritta.
In particolare, ne "La Giada di Chang'an", mi ha attirato il deserto e la vita da mercante che Ji Soo sogna da quando si è avventurato per la prima volta in quel luogo arido.
Mi è rimasto impresso a distanza di mesi la differenza tra la vita a corte, con tutti i suoi intrighi e problemi, e la vita da mercante. Sono entrambe difficili, ma la seconda permette di essere un minimo spensierati e soprattutto permette di divertirsi ed essere liberi.
A Chang'an i nobili possono essere davvero liberi?
Anche se il clima in generale è molto soft, si percepisce la tensione fra i sovrani dei diversi regni e di conseguenza anche io ero lì, tesa, perché la pace tra Goguryeo e Silla è molto fragile. I matrimoni combinati non hanno coperto l'astio tra i regni, ma ha peggiorato la situazione. Basta vedere il rapporto tra Na Ra e il principe ereditario per capire tutto.

Diciamo che mi sono sentita tirata in causa per l'intera durata della lettura.
I personaggi sono alla costante ricerca della libertà perché non sono liberi di sognare e di esprimersi come meglio credono. Tra genitori opprimenti, mariti ed eunuchi, mi sembra il minimo pretendere di seguire il proprio cuore. La loro è una lotta difficile, ma non impossibile e, durante l'intera faccenda, possiamo vedere come i quattro protagonisti cambiano. Le loro idee e il loro modo di pensare sono totalmente differenti alla fine, ma l'obbiettivo è sempre lo stesso e non smettono mai di perseguirlo.
Anche questo mi è piaciuto: la loro determinazione. Non smettono mai di credere nel loro sogno e vanno avanti anche quando tutto sembra perduto. Hanno una forza di volontà di ferro, cosa che mi ha stupito.

Come libro è veramente bello e, davvero, lo consiglio tantissimo. Ci sono personaggi fantastici e situazioni esilaranti, ma quello che più mi è piaciuto è lo stile. È stata una lettura piacevole e leggera nonostante certe situazioni abbastanza pesanti. Ogni buco libero durante la giornata l'ho usato per proseguire perché avevo tanta voglia di scoprire come sarebbe finita anche se nella trama in generale non ci sono intrighi particolari. Non lo so spiegare, ma "La Giada di Chang'an" è in grado di farmi sognare come solo una bambina potrebbe sognare e mi ha fatto sentire leggera come una piuma pronta a librasi in aria.

E niente, non trovo altre parole per descrivere ciò che ho provato durante la lettura. Spero però di aver reso l'idea!


Contatti:

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Libro: Amazon

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mercoledì 12 agosto 2020

Code Name: Sick Girl (recensione wattpadiana)

Attenzione, lettori. Quello che leggerete tra poco probabilmente non me lo vedrete più scrivere. Io e i romance facciamo a pugni ogni qualvolta me ne trovi davanti uno, eppure eccomi qui. MI È PIACIUTO. Ecco, l'ho detto. E domani probabilmente nevicherà per questo. 
Sinceramente da Wattpad mi aspetto solo il peggio in questo periodo, ma "Sick Girl" è una di quelle rare eccezioni che mi incoraggiano a leggere storie su quella piattaforma.

Per tutta la durata del libro ho continuato a ripetermi che il libro fa schifo, ma alla fine qualche lacrimuccia mi è scappata e mi è venuto spontaneo dire "caspita, è stato fantastico".
A distanza di oltre un mese, quando penso al romanzo di M_blackraven, mi si stringe il cuore. Non so come spiegarvi la sensazione che provo, forse nostalgia per quei momenti in cui ho letto il libro? So solo che è stata una bella esperienza e che mi piacerebbe leggerlo una seconda volta. 

Quarta di copertina: Nicole Elysia Vargas ha diciassette anni ed è viziata, testarda e smaliziata. Per metà messicana e per metà francese, conduce una vita agiata e tranquilla nell'Upper East Side di New York, nascondendo al mondo di essere la nipote del narcotrafficante più famoso del Messico.
Questo, almeno, fino a quando suo padre decide di farla addestrare dal suo pupillo, un mercenario tedesco che lavora per il Cartello dei Vargas.
Norman Weber ha trent'anni, due occhi grigi come il ghiaccio e un temperamento violento. È un uomo burbero dal passato burrascoso e l'intelligenza fuori dal comune, ma è totalmente negato nel rapportarsi agli altri... figuriamoci a farlo con una ragazzina chiacchierona e logorroica come Nicole, con cui dovrà convivere per dei mesi.
Ma, si sa, gli opposti si attraggono... o si distruggono a vicenda.
E se fra loro s'intromettesse un terzo elemento?
Dylan Wallace ha ventinove anni, occhi verdi e una mira infallibile. È il migliore amico di Norman e anche lui lavora per El Diablo Bianco. Simpatico, gentile e donnaiolo, il bel texano è però privo di scrupoli...
Tra allenamenti, passioni che bruciano sotto la pelle, incomprensioni e pallottole, i tre ragazzi capiranno presto che la Guerra, quella vera, sta arrivando.
Se siete anche voi bookblogger, ditemi, anche voi riscrivete più e più volte una recensione perché non vi soddisfa il modo in cui scrivete? O sono l'unica persona strana che si fa coinvolgere da ansie assurde?

Se c'è una cosa che dovete sapere di me, è che odio tantissimo l'azione e tutto ciò che concerne sparatorie, rapine, circoli di droga e rapimenti vari. Non so dire ancora il perché, ma a me non vanno proprio giù. Per questo non mi andava giù l'idea di dover leggere un libro il cui prologo illustra la vita quotidiana di un Cartello della droga messicano.
Provate a immaginare il mio stupore quando ho realizzato che tutta la faccenda era solo di sfondo e che la trama era concentrata esclusivamente su una storia d'amore! Beh, forse non è proprio così perché io ho letto la storia fino alla fine solo per seguire il percorso di crescita della protagonista.

Ho già detto che la storia è fantastica, ma non vi ho spiegato il perché: non ho mai letto un libro prima d'ora in cui i personaggi fossero descritti così bene. L'autrice, lentamente spoglia i suoi protagonisti delle loro maschere, di tutte le loro paure e di tutte le loro certezze per mostrare al lettore la loro vera essenza. Una delle cose che mi ha insegnato Sick Girl è che non si possono giudicare le azioni di una qualsiasi persona senza prima aver prima compreso cosa le ha spinte a compiere determinate scelte. È necessario mettersi nei panni altrui prima di tutto.
E grazie all'autrice, ognuno di noi può immergersi nei meandri della mente di Nicole e capire perché non ha fiatato la prima volta in cui ha fatto sesso con Norman, perché si è lasciata trattare in quel modo da lui o perché nonostante Dylan fosse stato decisamente migliore di lui, la protagonista abbia comunque continuato a scegliere Norman.
E vi dico, lettori, quando sono arrivata alla fine del libro, ho pensato "io avrei fatto la stessa cosa".

Sono entrata in empatia (si può dire?) con i personaggi, sono riuscita a provare quello che provavano loro e mi sono intristita quando Lucky Bastard è morto per sua figlia. Penso probabilmente di aver lasciato un pezzo di me da tra le pagine di "Code Name: Sick Girl" senza nemmeno accorgermene.
È che ogni volta che ci penso, mi viene istintivo commuovermi per la storia complicata di Nicole. Non trovo le parole per spiegare quel che provo perché è una sensazione così strana che la trovo indescrivibile.
Per concludere il discorso magico, vi dico che, nonostante i capitoli lunghi, è un romanzo da leggere tutto d'un fiato. Possibilmente senza iniziare con una buona dose di scetticismo come ho fatto io.
Il bello, oltre ai personaggi, è che più si va avanti, più si desidera di leggere all'infinito le "sventure" dei protagonisti.

Lo so, avrei dovuto fare un discorso un po' più articolato e lungo. Avrei dovuto anche parlare della trama, dello stile e di chissà cos'altro, ma non ci riesco. Questa volta ho preferito scrivere una recensione più corta in cui cerco di trasmettere quello che ho provato io durante a lettura piuttosto che un papiro privo di emozioni. Ci ho provato due volte per il papiro, tuttavia ho cancellato entrambi i tentativi perché mi sembravano inutili. Ebbene, spero di aver c'entrato il segno questa volta e di aver fatto cosa gradita sia a voi lettori del blog che alla stessa autrice.

Alla prossima recensione!


Contatti:

Ig autrice: M_Blackraven_autrice

mercoledì 29 luglio 2020

Nati sulla terra (recensione)

Data di pubblicazione: 24 settembre 2018

Pagine: 335

Editore: independently published

Disponibilità: Amazon e Kindle Unlimited

Prezzo: 9,98 (cartaceo) e 2,99 (ebook)

Trama: Un professore quarantenne, una donna affascinante ed un mistero che coinvolge un'organizzazione segreta.Durante una conferenza per presentare il suo ultimo saggio, Daniel Warviz, professore e linguista, espone ipotesi controverse sull'origine aliena delle civiltà antiche.Il suo prossimo libro che cita alcune tesi sugli Antichi Astronauti promette di essere un grande successo, poiché basato su un prezioso diario che testimonia l’uso di ingegneria genetica già millenni orsono.Proprio durante questa conferenza Warviz incontra Laila: una mediorientale misteriosa quanto affascinante che si dimostra interessata a scoprire come lui sia entrato in possesso di questo documento dal valore inestimabile.Purtroppo per il professore, Laila non è l’unica che vuole porgli questa domanda.Warviz si ritrova così, suo malgrado, coinvolto in una guerra che va avanti da millenni, una faida che si consuma attorno ai discendenti di “Coloro che vennero dal Cielo”.Il professore finirà per svelare molti segreti, forse molti di più di quanto avrebbe desiderato..."Come Dan Brown, nel miglior modo possibile."Il mondo di Nati sulla Terra tornerà con "Il Giudice", in uscita a Luglio 2020.


Ed eccomi di nuovo qua, ragazzuoli. 
Oggi vi propongo un libro che non mi ha convinta del tutto, ma che consiglio di leggere comunque almeno una volta nella vita indipendentemente da cosa vi piace leggere.
Sarà che io leggo davvero di tutto e non mi sono fatta frenare dalla scritta a caratteri cubitali "fantascienza". Ho sempre odiato incondizionatamente il genere, ma finalmente ho abbattuto anche questa barriera e, anche grazie a F.L. Scala, ho scoperto che non mi dispiace affatto!
Già dalla mail, ho capito che "Nati sulla terra" avrebbe fatto a caso mio: datemi teorie sulla bibbia e grossi paroloni riguardo agli dèi e mi avrete conquistata.
Ecco, questo libro parte proprio così. L'incipit mi ha fatto dire "ok, può avere inizio la mia collezione" e infatti in futuro vedrete una carrellata di recensioni a riguardo.

Partiamo col dire che di fantascienza non ne so proprio niente: oltre alla saga di Divergent non ho mai letto nient'altro. Tuttavia mi hanno sempre interessato quei film sulla fine del mondo o cose su alieni che cercano un contatto con la terra. E, consapevole che il cinema è ben diverso dai libri, ho fatto giusto un paio di ricerche per assicurarmi di non sparare la cavolata del secolo.
Possiamo continuare, dunque, asserendo che "Nati sulla Terra" è un buon romanzo per chi si approccia per la prima volta a un genere tanto vasto e contorto come quello che stiamo trattando adesso.
Per chi fosse a digiuno, non preoccupatevi perché filerà tutto liscio come l'olio grazie allo stile fluido e chiaro dell'autrice.
L'opera l'ho classificata tra gli "easy", ovvero quei racconti in cui viene sfruttato poco l'aspetto scientifico e si parla più di guerra, sociologia e filosofia; il che permette di avere un gruppo di lettori più numeroso. Per questo, ragazzuoli, in questa recensione voglio sia invitarvi a compiere un buon acquisto sia dispensare consigli utili a chi sogna di scrivere un libro.

Ma di cosa parla effettivamente "Nati sulla terra"?
Abbiamo un professore e scrittore alla ricerca della verità sulle creature che abitano il nostro universo e un diario che lo spinge a trarre delle conclusioni che si avvicinano molto alla realtà. Lui, tuttavia, non sa che quei fogli ingialliti saranno portatori sventura oltre che del suo successo. 
Confesso che mi sono sempre piaciuti i libri i cui protagonisti sono adulti perché mi ritrovo di più nei loro comportamenti e nelle loro scelte. Quel che mi ha colpito di Daniel Warviz è che, fino ad ora, è stato uno dei personaggi più realistici che ho incontrato da quando leggo. Insomma, nelle prime pagine trapela l'ansia dovuta a una conferenza ed credo sia una reazione così naturale, così umana. Più di una volta lui dimostra di provare sentimenti e sensazioni che vanno in contrasto con la realtà che lo circonda. E se questo piccolo dettaglio mi ha catturata, la sua teoria sugli Elohim non mi ha più fatto staccare gli occhi dal libro. 
Posso dire con certezza, quindi, che questo è uno degli inizi migliori che abbia letto, uno di quelli che mi hanno fatto dire "sì, ne vale la pena leggerlo" anche se il libro poi non rientra nella mia top five.


Soggettivamente il libro mi è piaciuto e lo rileggerei anche in futuro, ma oggettivamente qualche pecca c'è e qui entra in gioco la mia mente da critica letteraria affermata (vi prego, percepite la mia nota sarcastica). Se l'inizio è avvincente, non posso dire lo stesso del resto. Sappiamo che nella fantascienza è necessario che si crei suspense per mandare avanti il tutto, ma bisogna anche stare attenti a non far scemare la suspense in qualcosa che si può associare alla noia. Si parte con un  mistero, con un linguaggio tipico di scienziati e ricercatori, ma poi bisogna mettere la carne sul fuoco e far evolvere la cosa. Bisogna aggiungere qualche colpo di scena durante la narrazione o qualche rivelazione sconcertante per far provare emozioni al lettore di continuo e, in questo modo, farlo affezionare alla trama. In "Nati sulla Terra", lo sviluppo non rivela alcunché: abbiamo un professore che rimane rinchiuso in una biblioteca super segreta, ma che non può sapere niente riguardo al mondo di cui è entrato a far parte. Non possiamo nemmeno capirlo perché non sembra apparentemente disorientato; a Daniel basta la sua relazione e le traduzioni per dei possibili best-seller. Perché il protagonista non si fa domande? Perché non pretende delle risposte? Semplicemente, perché?
La cosa più emozionante durante la parte centrale della storia è il viaggio di Achilles e le sue scopate con le donne dei Children of the Stars. Poi, tutto d'un colpo, verso la fine, si svelano dei segreti che nessuno si aspettava. Si inizia con un'incognita: chi ha dato il diario a Warviz? Ma per il resto non c'è stato nemmeno un accenno. 
In questo caso non sarebbe stato male se almeno una delle notizie fosse arrivata prima, in modo da far rimanere alta l'attenzione dei lettori.
Non so se mi sono spiegata in modo comprensibile, ma resta il fatto che la botta finale non mi ha sconvolta tanto quanto avrebbe dovuto. 

Un punto interrogativo, invece, che mi è sorto fin da subito è: perché bisogna organizzare quella conferenza? L'autrice giustifica ogni azione o pensiero dei personaggi, eppure lascia questo grosso punto interrogativo. Perché Laila ci tiene così tanto? Se lei e Mankieviz vanno già a braccetto, perché mai dovrebbe scoppiare una guerra tra lo CNAM e i laboratori del dottore? L'unica cosa che andava giustificata non è stata giustificata. E dico così perché di recente ho visitato su Instagram uno di quei profili che elargisce consigli agli scrittori. L'autore in un post affermava che sta al lettore trarre le conclusioni e che lo scrittore non deve sempre fornire le spiegazioni a tutto. Se il personaggio è stato inquadrato bene, il lettore capirà il perché di certi suoi pensieri e capirà anche cosa l'ha spinto a reagire a determinate rivelazioni. In questo libro ci viene dato tutto su un piatto d'argento, senza alcun bisogno di scervellarci sul chi o sul come. Così una buona trama come quella di "Nati sulla Terra" perde un pochino del suo valore.

Abbiamo altri due problemi qui: il ruolo marginale di Daniel e il modo in cui il sesso viene affrontato in queste pagine. Quello che sembrava essere il protagonista viene lasciato da parte e durante lo sviluppo del romanzo il suo unico compito è quello di essere innamorato di una donna. Ogni tanto gli si dà spazio, ma le sue uscite non sono delle migliori. Per esempio, quali sono le scoperte del professore? Ha un contratto di sei mesi per tradurre tutti i reperti dello CNAM. Ebbene, quali sono queste scoperte? Si parla tanto di appunti, di una battaglia, eppure non c'è nulla di concreto. Possibile che quelle informazioni siano così segrete che nemmeno noi lettori meritiamo di ascoltarle? Che tipo di battaglia è avvenuta a pagina 150, per esempio? Perché Daniel non ha approfondito la cosa? 
E per quanto riguarda il sesso, una cosa assolutamente normale, qui appare come una cosa fuori dal comune, estranea alla vita di tutti i giorni e più astratta delle prove che lo CNAM ha per dire che Achilles è il figlio di chissà quale dio. Il libro mi ha dato la sensazione che anche solo pronunciare la parola "sesso" è fonte di vergogna e disagio. Una cosa abbastanza innaturale per un rubacuori come il nostro Achilles o per uno con tanta esperienza come Daniel.  

Ok, ora che questa grossa parentesi è finalmente chiusa e ho finito di fare l'esperta della situazione (che poi non sono), vi dico di prendere le mie parole con le pinze sia che siate scrittori sia che siate lettori.
Come ho detto, il libro merita di essere acquistato e letto, tuttavia alcuni piccolissimi dettagli a me hanno fatto storcere il naso e non posso dire che il libro è perfetto solo per fare un po' di buona pubblicità all'autrice.
Una medaglia ha due facce, quindi perché dovrei nascondere quella più dolorosa e limitarmi a mettere in risalto solo i punti positivi di un libro?
Ho promesso di elargire pareri schietti, ma ho notato che a volte questo mio modo di recensire non viene apprezzato. Mi chiedo dunque il perché. 


Abbiamo per le mani una trama interessante, avvincente, che può conquistare i cuori di tutti. 
Durante la lettura ci immergiamo nella realtà creata dall'autrice ed entriamo in contatto con personaggi con cui entriamo in empatia, ci immergiamo nei loro panni e proviamo quello che provano loro. Abbiamo addosso l'invidia di Mich-El, il dolore di Daniel Warviz, ma soprattutto il conflitto interiore di Laila. Lei, una donna senza dubbio affascinante, non riesce più a vivere come vorrebbe a causa della morte del fratello Harun e si porta dietro un enorme fardello, che ogni giorno diventa sempre più grande fino a schiacciarla. Si tratta di incontrare donne forti come Bre, che ha perso un braccio per continuare a vivere, e donne come M, tanto altezzosa e vendicativa. Abbiamo il subdolo Mankieviz che appare un po' come l'antagonista, ma che poi tanto antagonista non è data l'ultima rivelazione prima della fine del libro. 
Un piccolo gioiello da avere in libreria per i comportamenti verosimili dei personaggi, per la trama a dir poco originale e per un finale aperto che ci spinge sicuramente ad acquistare anche il sequel "Il Giudice". 
È un groviglio di teorie affascinanti che ci spinge a volerne sapere di più sugli Elohim, ma purtroppo nel primo libro non troverete le risposte che anche io sto cercando. Con questo libro si entra nella mente di uno scrittore il cui nome potreste vederlo in qualsiasi. Potreste vederlo, leggere il titolo del libro e dire "che enorme ca*ata". Ma se, invece, quel soggetto in particolare avesse avuto un incontro ravvicinato con le creature di cui parla il suo libro? Con "Nati sulla Terra" potete fantasticare su tutto ciò e potete anche vedere la differenza tra un possibile truffatore e un ricercatore con fonti "sicure".
Inoltre, questa è un'occasione per vedere le cose dal punto di vista di un adulto, nel caso foste soliti a leggere libri i cui protagonisti sono adolescenti. E, sinceramente, io preferisco quando i personaggi sono più grandi perché entro in contatto con una mentalità diversa dalla mia. Non so se mi spiego. 

Beh, ragazzuoli, io non ho più niente da aggiungere.
Daniel e Achilles vi aspettano!

"Qualsiasi cosa tu potrai essere per me, ci sarà sempre un velo tra di noi, un muro di cose non dette, di segreti non rivelati."


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