venerdì 20 novembre 2020

Memorie di Sangue: Il Castello del Giorno Eterno (recensione)

 Hola Simples Mortales! Bienvenidos a las comentarios de Holfast! Finisce esattamente qui il mio spagnolo che cerca somigliare vagamente alle intro di Pascu y Rodri e iniziano così i miei discorsi profondi dovuti al nuovo libro che ho letto. 

Quel che adoro di più del blog, oltre a poter conoscere tantissime persone, è che ho la possibilità di conoscere nuovi generi che probabilmente non avrei mai letto. Quando ho cominciato "Memorie di Sangue", ho capito fin da subito che stavo uscendo dalla mia comfort zone poiché si parla di vampiri e mi è capitato davvero poche volte di leggere un libro con personaggi del genere. Niente mi ha frenata, infatti sono arrivata alla fine in due o tre giorni. Grazie alla collaborazione con I.D.E.A., che non finirò mai di ringraziare per avermi mandato la copia cartacea, ho capito che leggo volentieri qualsiasi genere se un autore è bravo e se tra le sue pagine si percepisce la passione e l'impegno che ci mette nella creazione del libro. E sì, cari, per me Eva D'Amico è un'ottima scrittrice, ma questo lo spiegherò tra poco.

Prezzo: 12,00 (cartaceo)

Editore: Immagina Di Essere Altro Editore

Pagine: 346

Trama: Una ragazza con troppi nomi, un passato sconosciuto e povero che diventa una vita ricca di eleganza e finte conoscenze, un futuro incerto. Eva è una ragazza condizionata dalla sua educazione, rigida e relegata nel "Castello del Giorno Eterno", illusa di vivere in una condizione privilegiata, circondata da persone che si mostrano troppo tardi per ciò che sono realmente. Cosa succede quando il tuo nome non rispecchia la persona che sei, quando ti viene rubato e ti accordi di non essere nulla nonostante una vita di trascorsi? Cosa accade quando reagisci alle troppe vessazioni subite e tiri fuori gli artigli per combattere? Chi è Eva? Una privilegiata? Una bambola? Una serva? Cercherà di scoprire se stessa in una vita piena di bugie e lotterà contro i suoi signori per guadagnare l'amore, il rispetto e la libertà.  

Un po' come tutto il resto, ho alcuni pareri molto contrastanti, ma nonostante tutto il mio voto è 4/5.

Lo ritengo un new adult per i temi trattati e personalmente lo consiglio ai lettori da sedici anni in su. A tratti ricorda Twilight, ma è decisamente fatto meglio. L'autrice ha creato dei personaggi con caratteri complessi, che non rimangono statici nel corso della trama perché cambiano nel tempo. Man mano si rivelano tutti per quello che sono e l'autrice dà l'occasione di entrare nella loro mente grazie ai molteplici punti di vista. Per farvi un esempio, io ho apprezzato molto il cambiamento di Eva: tra i miei appunti ho fatto i complimenti a Eva D'Amico per aver mostrato la maturità della sua protagonista e il netto distacco dal periodo in era una bambina. 

Sono davvero tante, tante, cose che si intrecciano ma che non appesantiscono la lettura perché l'autrice ha uno stile fluido e piacevole (non a caso io non riuscivo più a staccarmi dal libro). Questo lo dimostra anche il cambio di punti di vista frequente che non spezza affatto la narrazione, ma la arricchisce.

È sempre vero che qualche difettuccio l'ho trovato. Più che altro, all'inizio, non sono ben riuscita a comprendere il motivo che ha spinto il capofamiglia alla decisione drastica di escludere Eva dalle feste. Per me non è una scusa sufficiente quella del tavolino rovesciato a meno che l'autrice non voglia dimostrare quanto siano stati viziati i cinque fratelli. Anche così, però, avrei preferito che ci fosse una giustificazione più forte per segregare in camera una bambina che non ha fatto niente di male se non divertirsi. Per dirvi, Arya Stark ne ha sempre combinate di tutti i colori però non è mai stata punita così tanto. 

Avrei altre due perplessità prima di passare ai miei scleri. Esattamente, io non ho capito come fanno i proiettili a uscire fuori da soli dal corpo, come si possono "espellere". E, ho trovato un po' banale la trovata di riconoscere i Burns per i lor vestiti neri. Ogni volta che loro compaiono, tutti si soffermano sul vestiario e non su qualcosa di più importante come armi o sensazioni che la loro presenza potrebbe provocare.

(Momento poco serio) E finalmente arriva la parte della recensione che più preferisco. RAGAZZI. Jeile mi sta antipatico! Shippo troppo la protagonista con Gabriel o con Daniel e forse è per via di una sorta di rivalità che non ci ho visto niente di buono in Jeile, non dopo che lui ha offeso Eva. E parliamone, a me Victoria è piaciuta eccome. 

Non ho fatto altro per tutta la durata della lettura che sperare in una love story a tre e forse forse non sono stata delusa. da questo punto di vista, ho adorato la scelta dell'autrice di non rendere una santarellina la protagonista e di farla cedere qualche volta anche con qualcuno al di fuori di Jeile. Ha raccontato una cosa normale perché la maggior parte dei lettori secondo me rimarrebbe affascinato dai fratelli De Lefevbre e soprattutto la protagonista è interessata ai vampiri per come sono e non perché è affascinata dall'immortalità che le fantomatiche creature hanno e potrebbero elargire a tutti volendo. 

Capite? Ho amato tutto, pregi e difetti di questo libro perché l'autrice continua a mettere carne sul fuoco per tenere alta l'attenzione del lettore e lo fa con una naturalezza che mi fa rimanere a bocca aperta! 

Si passa a trattare argomenti più semplici e, perché no, superficiali fino a toccare sfere sempre più complesse. Un esempio? L'amore verso se stessi. A un certo punto Eva non si sente più bene con se stessa ed Eva D'Amico quando ne parla è come se donasse un po' di coraggio anche agli altri oltre che alla sua Eva.  Mi ha stupito sia l'idea sia il modo in cui è stato raccontato il tutto. Ho sentito una delicatezza che non si era mai vista durante tutto il corso del romanzo e quasi un'intimità che lega il lettore a Eva e Daniel in un legame che non saprei spiegare a parole. È una continua crescita personale e sono contenta di aver affiancato Eva per un breve periodo.

E vi lasciò così per lasciare spazio ai contatti!


I.D.E.A  

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Eva D'Amico: 

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Per collaborazioni: in questo periodo, signore e signori, sono disposta ad accettare solo cartacei. So benissimo che molti autori e CE magari non hanno la possibilità di offrire una copia cartacea, infatti spesso e volentieri accetto gli ebook. Tuttavia, preferirei per un periodo smettere di leggerli perché la mia vista è peggiorata e aggiungendo le videolezioni, preferirei non affaticare gli occhi ulteriormente. Nel caso però foste interessati a una collaborazione con me, potete sempre contattarmi alla mail alba88620@gmail.com o su Ig Holfast_

A presto!

giovedì 19 novembre 2020

Intervista a Emma Altezza

 Cari appassionati di lettura e scrittura, vi ricordate quando vi avevo proposto le interviste? Ne è passato di tempo da quando ho lanciato l'iniziativa, ma non ho mai avuto effettivamente il tempo di mettere in pratica le mie idee. Bene, ora sono qui e sono pronta per proporvi le mie domande! 

Tanto tempo fa, ho conosciuto un'autrice wattpadiana che mi ha attirato subito per i romanzi che ha scritto e ho avuto il piacere di intervistarla giusto qualche sera fa. È stato un piacere chiacchierare con lei e spero che sia altrettanto per voi che leggerete questa intervista.

Partiamo subito con la prima domanda!

Io: Ciao, cara. Dopo una lunga attesa finalmente ci sono. Hai iniziato a scrivere per passione o per esigenza?

Emma: Ho iniziato a scrivere per esigenza, ma poi è diventata una passione. Sono dislessica (non è un segreto), le mie insegnanti ed i miei genitori lo scoprono "tardi" e all'epoca, non si conosceva approfonditamente come adesso. Tutt'ora ritengo che ci sia una certa discriminazione tra i dislessici, disgrafici ecc... Infatti, per stare al passo dei miei compagni "normali", io dovevo leggere e scrivere più del dovuto, perché ritenevano che fosse un ottimo metodo per "guarire" questo mio difetto (anche se non lo è). E così è iniziato tutto... 

Io: Perché hai scelto proprio la scrittura come modo per esprimerti?

Emma: A dire il vero, inizialmente era il disegno il mio modo di esprimermi al meglio (infatti ho fatto il liceo artistico😂), solo a dodici anni iniziai a scrivere la mia prima fanfiction e disegnarla in contemporanea; col tempo ho perso la mano per il disegno ed è rimasta la scrittura 💓

Io: Su Wattpad hai scritto la saga XXX formata da sei libri. Cosa ti ha spinto a scriverla?

Emma: Attualmente la saga XXX ha sei libri pubblicati su Wattpad, ma ne mancano altri sei, quindi sono a metà dell'opera ahahahah. Perverso, il primo volume, nasce come provocazione (infatti non è scritto benissimo, ma per essere una bozza ho ritenuto adeguata ricopiarla). Provocazione perché la storia che stavo scrivendo l'anno scorso (e tutt'ora) non aveva visualizzazioni; così presi il prologo di una mia vecchia storia del 2015 e la sviluppai, creando l'incipit della saga stessa e facendo implicita pubblicità alla storia non calcolata.😂 La saga vuole mostrarsi come risposta ad un'unica domanda: "Cos'è la perversione?" che in seguito, si snoda su molto altro... 💓

Io: Cosa vorresti comunicare al lettore? 

Emma: Vorrei comunicare che non sempre le cose vanno come si vorrebbe. Che non è mai come sembra e che a volte, la felicità, per quanto sia vicina. è irraggiungibile. Nulla è eterno e niente dura, sia nel bene che nel male, ma che l'amore, quello vero, resta.

Io: E per chi non ha ancora letto il tuo libro, di cosa parla a grandi linee?

Emma: Io a prescindere, sconsiglio sempre la lettura ahahahah mi autosaboto da sola praticamente. A grandi linee è la storia tormentata di un amore diverso e avverso da quello comune, che alla fine sboccia e da vita ad altre storie per arrivare ad un fine.

Io: Hai mai sognato di pubblicarli? Hai mai immaginato di stringere tra le mani il cartaceo?

Emma: Credo che sia il sogno di tutte le autrici vedere la propria opera divenire un vero e proprio romanzo, quindi sì, è un mio desiderio.

Io: Cosa rappresentano Dmitri ed Eleonora per te?

Emma: Eleonora è la rappresentazione della mia ragazza ideale e della "ragazza angelo" di cui si legge in letteratura nell'amor cortese. Dmitri, invece, è il classico bad boy utopico che ho cercato di rendere umano, di rendere vero. Quindi è lo stereotipo di un tempo che si unisce a quello attuale in sostanza.

Io: Avresti due aggettivi per descriverli?

Emma: Eleonora, ingenua. Dmitri, crudele.

Io: A quale tipologia di lettore è rivolta la tua storia? 

Emma: Assolutamente dai 18 in su! Non vorrei che le più piccole, leggendolo, venissero influenzate da ciò che scrivo.

Io: Hai scritto anche altre opere. Quale di queste è la più importante per te? Perché? E soprattutto, dai la stessa importanza a tutte oppure c'è qualcuna che preferisci di più rispetto a un'altra?

Emma: Oltre alla Saga XXX, attualmente ho messo in cantiere altre otto storie, di cui, una di queste, è un'altra saga (ma più breve fortunatamente), Savage, sono legata a ogni mia storia in modo diverso e le ritengo tutte meritevoli di un'occasione, ma sto dando priorità solo ad alcune solo ad alcune di esse perché l'ispirazione fluisce più facilmente con quelle.

Ok, cara. Grazie del tuo tempo. Avrei alcune domande da porti. Non sono da parte mia perché una mia amica e collega le ha formulate, chili_honey_

Fiammetta: Nel tuo romanzo, la protagonista è una donna sottomessa al suo uomo. Per quale motivo hai scelto di rendere questo passivo e remissivo? Vi è una correlazione tra il tuo modo di vivere la sessualità o è solo un modo per correre incontro agli steriotipi che vedono la donna come colei che subisce il fascino del maschio Alpha?

Emma: Una domanda davvero interessante! Nessuna delle due opzioni correlate. Come già accennato, Eleonora Astrofiamma è la mia rappresentazione ideale e letteraria di ragazza, sottomessa al suo amato perché ne ha bisogno. In realtà, è molto più complesso di così; non è una persona equilibrata, nessuno dei due lo è, ma insieme lo sono. Il Sadomasochismo è solo un mezzo più semplice per spiegare che una metà avrà sempre bisogno della parte che la rende intera.

Fiammetta: Il romanzo erotico è un genere letterario molto castrato all'interno della piattaforma di Wattpad.

Sappiamo che ciò che differenzia un romanzo erotico da un testo pornografico è lo stile e il contenuto presente nell'opera. Secondo il tuo punto di vista, nello specifico cosa differenzia questi due generi letterari tanto simili, ma al contempo diversi?

Emma: Ritengo che tra il porno letterario ed il romanzo erotico, ci sia un abisso, ma molti confondono il primo col secondo e viceversa. Ho letto parecchio, da sapere che persino un bacio, può essere descritto nella volgarità più assoluta mentre un bocchino al contrario, può essere espresso con decoro e raffinatezza. Tutto sta nel modo di porre e descrivere le scene esplicite, il segreto per scrivere decentemente, erotico e non pornografico

Fiammetta: Quando hai deciso di scrivere il tuo romanzo, hai fatto qualche ricerca riguardo le pratiche Bdsm? Ti sei posta delle domande riguardo lo stato psichico ed emozionale in cui avrebbe dovuto e o voluto vivere la tua protagonista?

Emma: Sì, ho fatto delle ricerche, tuttavia essere sadomasochisti nel mio libro è più uno stile di vita che una "banale" pratica sessuale. Non c'è nessuna stanza dei giochi, maschere o frustini. C'è una ragazza masochista che s'innamora di un ragazzo sadico e questi, per pura crudeltà, per puro sadismo, le propone un gioco che lei, masochisticamente accetta. Un gioco che darà inizio ad una serie di eventi che porteranno i due a comprendere d'essere la metà di una cosa sola, quindi ad uno sviluppo graduale di ciò che sono entrambi.

-◇-

Spero di avervi tenuto compagnia e di avervi incuriosito almeno un pochino!

Potete trovare il profilo di Emma Altezza su ig! Dolcecenere.autrice

mercoledì 11 novembre 2020

La Donna dal Kimono bianco (recensione)

 Tanto tempo fa, andai in biblioteca e chiesi in prestito "La Donna dal Kimono Bianco". Aspettai per tutta l'estate e anche di più, ma finalmente quest'opera è arrivata tra le mie mani.

È stata un'emozione grandissima, anche se non l'ho propriamente acquistato. L'ho aspettato a lungo, ma non so se ne sia valsa la pena dopo averlo letto.

E ve lo spiego con questa recensione.

Data di pubblicazione: 9 gennaio 2020

Prezzo: 16,00 (rigida) 12,90 (flessibile) 7,99 (ebook)

Editore: Tre60

Pagine: 352

Trama: Giappone, 1957. Il matrimonio combinato della diciassettenne Naoko Nakamura con il figlio del socio di suo padre garantirebbe alla ragazza una posizione sociale di prestigio. Naoko, però, si è innamorata dell'uomo sbagliato: è un marinaio americano, quello che in Giappone viene definito un gaijin, uno straniero. Quando la ragazza scopre di essere incinta, la comprensione e l'affetto che sperava di trovare nei genitori si rivelano soltanto un'illusione. Ripudiata da chi dovrebbe starle vicino, Naoko sarà costretta a compiere scelte inimmaginabili, per qualunque donna ma soprattutto per una madre...
Stati uniti, oggi. Tori Kovač è una giornalista. Mentre si prende cura del padre, anziano e gravemente malato, trova una lettera che getta una luce sconvolgente sul passato della sua famiglia. Alla morte del padre, decisa a scoprire la verità, Tori intraprende un viaggio che la porta dall'altra parte del mondo, in un villaggio sulla costa giapponese. In quel luogo così remoto sarà costretta a fronteggiare i demoni del suo passato, ma anche a riscoprire le proprie radici...


Rinuncerei a tutte le comodità di casa perché sei tu la mia casa.
E se nella mia vita non ci sei tu, non è affatto vita.

Sono come al solito una persona fin troppo indecisa: il libro mi piace, ma al contempo non mi piace. Eh, sì. 

Avrei la stessa reazione anche io, anzi questa è esattamente la mia espressione.

Il fatto è che non è assolutamente paragonabile a "Memorie di una Geisha" come ha asserito The Bookseller, ma non è nemmeno così male come sembra. Bisogna innanzitutto capire l'essenza del libro e conoscere le varie tecniche narrative di cui un autore dispone.
Da questo punto di vista Ana Johns è una brava scrittrice? Oh, sì. Certo che lo è stata. Deve affinare ancora la sua tecnica, ma è a buon punto. 
Se non sapete di cosa sto parlando, allora ve lo spiego in modo facile facile. Ana Johns ha scritto questo libro dividendolo in due parti: il presente e il passato. Da una parte c'è una donna che lotta per il suo futuro e dall'altra c'è una donna che lotta per scoprire il suo passato. Quest'ultima, Tori, è alla ricerca della verità narrata dall'altra protagonista, Naoko. E solo alla fine arriva il crossover in cui entrambe parlano. 
La scelta dell'autrice mi è piaciuta un sacco e credo che non avrebbe potuto fare diversamente dato che altrimenti la storia sarebbe risultata piatta e noiosa. Diciamo che gli ha donato un po' di spessore (per non dire profondità).
Avrei un paragone da fare con un film perché ora come ora non mi vengono in mente libri simili. Avete presente "La Chiave di Sara"? Stessa tecnica, stessi obbiettivi, storie diverse. Da questo punto di vista, il film è fatto meglio poiché non ci si aspetta il finale e la fine di Sara rimane un mistero fino, appunto, alla fine. Ne "La Donna del Kimono Bianco" si sa già tutto dalle prime cinque pagine. Non c'è quella suspense o quella voglia di scoprire il passato o il futuro dei protagonisti: sia per Tori che per Naoko il futuro è chiaro a tutti quanti. Per esempio, l'autrice non nasconde che Naoko sposerà comunque Satoshi e non nasconde nemmeno che Hajime poi tornerà in America. Un po' di mistero avrebbe reso più coinvolgente l'intero romanzo. 

Per questo motivo dico che il romanzo non mi ha convinta del tutto, ora però arriva la parte che mi è piaciuta di più.
Sono andata avanti a leggere perché non potevo farne a meno: la tenacia di Naoko è un qualcosa che non può essere spiegato a parole. Può esserci solo ammirazione da parte di chiunque perché non so in quanti avrebbero reagito così al posto suo. Ha resistito a qualunque cosa da sola in nome dell'amore e poi non è stata ripagata: ha solo pagato un prezzo troppo alto per quello in cui crede. Ed è qui che la mia ammirazione è ancor più alta perché MAI si è arresa. Naoko è una combattente e ha la forza di un esercito intero. Quel che è ancor più stupefacente è che trasmette la sua voglia di lottare a quelli che la conoscono. Per esempio, le madri rinchiuse nell'Istituto Bambù. Jin e Hatsu vengono convinte da lei a lottare per i propri figli, mentre Sora si comporta come un angelo custode ed è pronta a salvarla nel momento in cui Naoko è debole. 

Satoshi? Lui è un uomo dal cuore d'oro poiché anche lui persevera ed è determinato a sposare Naoko nonostante tutte le implicazioni. Avrebbe potuto sfigurare i Namakura e rivelare a tutti della gravidanza o del matrimonio con Hajime, eppure è rimasto in silenzio e non ha fatto altro che aiutare la protagonista. Io non credo che all'epoca ci siano stati molti uomini come Satoshi, perciò non capisco ancora come Naoko abbia fatto a rifiutare il matrimonio combinato con lui.

E se ho amato tutto ciò, ora vi svelo quello che ho odiato: la parte di Tori.
Lo so. Se avete letto il romanzo forse saprete anche il perché. La trovo estremamente irritante. Continua a farsi problemi su problemi e a dispiacersi per ogni cosa, a piangere per ogni rivelazione. Sarà che a me piacciono solo i personaggi simili a me, ma io più leggevo più provavo pena per questa donna che non ha altro da fare nella vita se non cercare la tomba di un amore morto e sepolto da mezzo secolo ormai. Non sono riuscita a mettermi nei suoi panni e a essere empatica. Non ho provato niente perché avevo solo voglia di leggere più velocemente le pagine con il suo pov per arrivare alla parte di Naoko che è ciò che più mi interessava.

lunedì 9 novembre 2020

Sulle tracce di Jack lo Squartatore (recensione)

Ebbene, ragazzuoli, non capisco perché le idee per una nuova recensione mi vengono in piena notte e non nei momenti che dedico al blog. Ma cosa ci posso fare? Oscarvault ha questo potere a quanto pare e so per certo che non mentono: libri belli fuori, dentro e pure nel mezzo. Diciamo che grazie a loro, anche io ho voglia di urlare MANISCALCOOOO in qualsiasi momento. 😂

Adoro l'epoca vittoriana e che per conto mio ho fatto parecchie ricerche a riguardo, visto film e serie tv e guardato persino i video su Youtube. In generale amo l'Inghilterra e l'ultima cosa che mi manca è proprio quella di visitarla. Questo libro dovrebbe essere ambientato nell'epoca vittoriana, ma non ho riscontrato molti elementi che me lo abbiano confermato.

Perciò, per voi appassionati o "principianti", vorrei condividere il link di un youtuber che ha pubblicato una sfilza sul periodo in questione: Vivi Everyday

Abbiamo tra le mani un'invenzione geniale ma non troppo: Sulle tracce di Jack lo Squartatore. 

Data di pubblicazione: 15 settembre 2020

Pagine: 405

Editore: Mondadori

Prezzo: 20,00 (copertina rigida) 10,99 (ebook)

Trama: È stata cresciuta per essere la perfetta dama dell'alta società vittoriana, ma Audrey Rose Wadsworth vede il proprio futuro in modo molto diverso. Dopo aver perso l'amatissima madre, è decisa a comprendere la natura della morte e dei suoi meccanismi. Così abbandona l'ago da ricamo per impugnare un bisturi da autopsia, e in segreto inizia a studiare Medicina legale. Presto viene coinvolta nelle indagini sull'assassino seriale noto come Jack lo Squartatore e, con orrore, si rende conto che la ricerca di indizi la porta molto più vicina al suo mondo ovattato di quanto avrebbe mai creduto possibile. 

Ispirato agli efferrati crimini irrisolti che hanno insanguinato la Londra di fine Ottocento, lo strabiliante romanzo d'esordio di Kerri Maniscalco tesse un racconto ricco di atmosfera che intreccia bellezza e oscurità, in cui una ragazza vittoriana molto moderna scopre che non sempre i segreti che vengono sepolti lo rimangono per sempre.


 Qui si parla di una giovane donna alle prese con un mondo che la vorrebbe a casa a figliare e a badare alla casa, mentre lei vuole molto di più. Nessuno è realmente interessato a cosa vorrebbe lei o a cosa potrebbe esserci nella sua testa. Dall'autrice si recepisce che nell'epoca vittoriana a un uomo bastava che la donna fosse bella e nobile. L'intelligenza non era un requisito importante, tant'è che la zia e le amiche che prendono il tè insieme alla protagonista non sanno altro che fare pettegolezzi e pensare a trovarsi un buon partito. Audrey Rose è decisamente diversa e decisamente moderna per quell'epoca. Ha altre idee e ha la necessità di esprimersi anche se il padre la vorrebbe tenere rinchiusa in una gabbia dorata.
Ma fortunatamente fa la conoscenza di Thomas Cresswell, il quale a quanto pare non era interessato a sposare una Miss con poco sale in zucca. E diciamo che menomale che c'è lui a tenerle alto il morale dato il finale sconcertante e improbabile. 

Penso che in molti abbiate già letto il libro e forse l'intera tetralogia, perciò fatemi sapere se vi trovate d'accordo con il mio parere o meno e se non l'avete ancora letto, fatemi sapere se dopo questa recensione lo leggerete o no.

E parliamo di ambientazione, che è la base di qualsiasi genere di libro. 
"Per essere appassionante, deve essere verosimile."
Questo lo dice Michele Bellone ed effettivamente ha ragione perché non si può dire a un lettore che un libro è ambientato nella Londra vittoriana e poi non trovare effettivamente un qualcosa che lo confermi. Si potrebbe dire che le vicende si siano svolte nel 2018 e non nell'Ottocento. Diciamo che bisogna lavorare sulla coerenza storica. 

Oltre a questo grosso dettaglio, posso affermare con moltissima convinzione che il libro mi è piaciuto da morire. Ho iniziato a leggerlo quando ancora lavoravo e ogni volta che avevo un po' di tempo libero di giorno, lo coglievo per leggere Sulle Tracce di Jack lo Squartatore (la sera no perché scrivevo il mio di libro).
L'ho finito in una settimana visti i mie orari di lavoro e devo dire che è stata una settimana super piacevole! Quando smettevo di leggere, non facevo altro che pensare ai poveri personaggi e a un Thomas Cresswell abbastanza interessante e affascinante. 
Ma quello che ho amato più di tutto il libro sono state le descrizioni delle autopsie e dei cadaveri martoriati da Jack. Questo mi ha coinvolto e mi ha fatto entrare nel vivo della situazione. 
Ero lì a chiedermi "chi è?" di continuo e giuro che non l'ho capito fino alla fine. Kerri ci porta a intuire l'assassino, ma purtroppo quello sbagliato. Proprio per questo quando Audrey Rose trova il vero Jack, sono rimasta abbastanza sorpresa. E il perché dei suoi omicidi è ancora più sorprendente e interessante. 
A dire il vero, ho trovato interessante il modo in cui l'autrice ha immaginato le vicende di Jack lo Squartatore. Ha usato ogni punto a suo vantaggio e ha creato qualcosa di coerente e convincente. D'altro canto, gli omicidi irrisolti dell'Ottocento lasciano parecchi punti interrogativi a cui uno scrittore con molta fantasia potrebbe provvedere.

Unpopular opinion? Non sopporto Audrey Rose. La trovo oltremodo fastidiosa. È una sensazione a pelle, un po' come quando vedi una persona per la prima volta e dici "mi sta sul cazzo". Ecco, proprio così, solo che Audrey Rose ha confermato di essere fastidiosa. 
E se lei non mi è piaciuta, per lo zio la storia è totalmente diversa: penso, sì, che avrebbe potuto essere caratterizzato meglio, ma credo anche che lui già così sia fantastico. Cosa sarebbe successo se Kerri gli avesse dato più spessore? Sarebbe nato un genio incredibile.

Detto questo, io avrei detto tutto, ragazzuoli.
Leggerò il seguito? Mi pare ovvio. Sento la mancanza di Thomas e anche degli omicidi. Ho un sacco di aspettative perché quando ho iniziato Sulle Tracce di Jack lo Squartatore non ero altrettanto entusiasta e dopo un paio di capitoli ho rivalutato il mio parere.

Alla Prossima!


Contatti:

Per collaborazioni, potete contattarmi via mail Alba88620@gmail.com o in direct su Instagram Holfast_

Oscarvault: Instagram
Libro: Amazon

martedì 3 novembre 2020

Jail guard: storia di un uomo e del suo destino (recensione)

Ne è passato di tempo, vero? Tantissimo per i miei gusti. Mi mancava recensire e mi mancava leggere, soprattutto. Ne sarò ancora capace? Ciò che mi mancava più di tutto il blog, però, è il contatto con voi lettori e scrittori, anche se di persone ne ho conosciute in questo periodo.
Il libro che vi voglio presentare oggi è assolutamente stupendo (non perfetto, ma stupendo sì) e sono convinta che meriti di essere nelle librerie di più lettori possibili. 

Mi capita sempre più spesso di rovinarmi l'inizio di un libro perché parto con la convinzione che la lettura non mi piacerà. E la maggior parte delle volte il libro diventa uno dei miei preferiti. Possibile che io abbia una sorta di sesto senso per le perle dell'editoria? Perché effettivamente è quello che mi è capitato con Jail Guard. E questo è solo uno dei casi di questo periodo dato che mi è appena capitata la stessa cosa con due libri che spero di recensire questo mese. A voi succede o è una cosa che riguarda solo me? 
Sì, ogni volta vi propongo sempre quesiti assurdi e contorti, ma io funziono così😂😂


Data di pubblicazione: 14 giugno 2020

Pagine: 279

Editore: Maratta Edizioni

Prezzo: 13,00 (cartaceo) e 4,99 (digitale)

Trama: Un poliziotto. Un annuncio di lavoro. Un viaggio destinato a lasciare il segno. Benvenuti al Long Creek. Pronti a un'indimenticabile lezione di vita?
"Nessuno è davvero finito finché non decide di esserlo."

Biografia: Christie Lacetti nasce nel 1988.
Studentessa di farmacia, scrive da 2014 dopo qualche anno trascorso come regista indipendente.
Vince nel 2019 i Wattys per la categoria "mistero/thriller" con "Black Heart".
"Jail Guard: storia di un uomo e del suo destino" è il suo romanzo d'esordio.



"Da bambino perdoni ogni cosa: le botte, gli insulti, le punizioni, la solitudine, il distacco, il silenzio e la negligenza. Finché sei piccolo, i genitori sono il tuo unico punto di riferimento. Ti affidi a loro ciecamente, certo del fatto che possano offrirti ciò che è meglio per te, nonostante la vita dura e i sacrifici. È crescendo che senti la differenza. Quando inizi a pensare con la tua testolina. Vedendo gli altri nelle loro case, felici e con i giocattoli nuovi fiammanti ogni Natale, non puoi che chiedertelo: perché io non posso avere una vita così?"


La cosa più importante di tutte? La copertina. Ragazzuoli, non riesco a smettere di toccare la copertina. È la sensazione più bella del mondo e su questo non scherzo. 

Ho sicuramente apprezzato la divisione in parti di questo libro. Mi dà l'impressione di avere i giorni contati e mette ansia in una maniera assurda. È come quando nei film diventa tutto nero con una data a caso e c'è l'effetto sonoro che annuncia il momento cruciale. Non so se avete presente..
Attenzione perché non sempre questa "tecnica" è efficace dato che spesso e volentieri si finisce solo con lo spezzare il racconto e con esso anche la suspense. Per esempio, non lo troverei adatto per un fantasy. Certo, il discorso è differente se ci sono dei salti temporali.
Tutto ciò per dire che, secondo me, ce ne vogliono di capacità per creare una cosa del genere. Anche se confesso che la prima parte, l'autunno 1958, mi ha lasciata un po' confusa. Solo con una recente rilettura ho capito che c'era in mezzo una sorta di flashback e che quindi la linea temporale non era fatta male di suo. Dalla seconda parte ho iniziato a provare interesse e la mia curiosità si è fatta sentire. Da lì in poi è filato tutto liscio come l'olio e sono arrivata al punto in cui non riuscivo più a staccare gli occhi dalle pagine perché avevo la necessità di portare tutti i nodi al pettine.
Se questa parte non vi ha ancora convinti ad acquistare immediatamente il romanzo, aggiungo anche che reputo difficile la scrittura di un thriller soprattutto per il lessico, ma Christie si è calata nella parte e ha reso la lettura ancor più coinvolgente grazie appunto al lessico. Un po' come i libri dell'antropologa forense Kathy Reichs, la quale analizza e spiega nel dettaglio ogni morte per quanto assurda e complicata possa essere. La cosa più assurda che io abbia mai letto probabilmente è di un uomo che muore praticando autoerotismo chiuso in un sacco del spazzatura. Il tutto sotto un lago, precisiamo questo.

Dopo questa breve analisi, passiamo ad altro.

Siamo di fronte alla storia di Jonathan Daveport, un buon padre e sicuramente un buon agente della polizia. Sin dall'inizio è messo di fronte a una scelta: stare accanto alla famiglia o andare sotto copertura al Long Creek. Il dovere vince e lui viene sbalzato in un mondo totalmente diverso: ha a che fare con violenze sui minori e una certa caccia al coniglio. La trama si infittisce e JJ s'immerge sempre più nei meandri poco raccomandabili di quel che è il riformatorio.
In tutto ciò io non so se l'autrice abbia voluto far luce sulla condizione in cui riversavano i detenuti, ma ho comunque provato molta rabbia per i maltrattamenti riservati soprattutto a Lewis. Mi chiedo se siano mai esistiti luoghi del genere o se esistono ancora...

La lettura in generale è stato un groviglio di emozioni che mi si è bloccato nel petto. A un certo punto mi è venuto spontaneo dire "è troppo anche per me" ed è qui che ho esultato e ho ripreso con ancora più foga la lettura. In un libro cerco principalmente emozioni forti. anzi fortissime e fino ad ora non mi era mai capitato di spingermi fino a questo punto. Posso ritenermi soddisfatta? Sì, certo che sì. Lo consiglio come libro? Ovviamente. Forse non a tutti, magari non come primo thriller della vostra vita. 

E infine, ci tengo a ringraziare con tutto il cuore l'autrice per avermi inviato la copia cartacea e per aver sostenuto tutti i mie scleri in chat e, sì, ringrazio anche la Maratta Edizioni per aver portato in tutte le librerie un libro di questa portata.


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(la recensione sarà pubblicata anche su goodreads)