martedì 3 novembre 2020

Jail guard: storia di un uomo e del suo destino (recensione)

Ne è passato di tempo, vero? Tantissimo per i miei gusti. Mi mancava recensire e mi mancava leggere, soprattutto. Ne sarò ancora capace? Ciò che mi mancava più di tutto il blog, però, è il contatto con voi lettori e scrittori, anche se di persone ne ho conosciute in questo periodo.
Il libro che vi voglio presentare oggi è assolutamente stupendo (non perfetto, ma stupendo sì) e sono convinta che meriti di essere nelle librerie di più lettori possibili. 

Mi capita sempre più spesso di rovinarmi l'inizio di un libro perché parto con la convinzione che la lettura non mi piacerà. E la maggior parte delle volte il libro diventa uno dei miei preferiti. Possibile che io abbia una sorta di sesto senso per le perle dell'editoria? Perché effettivamente è quello che mi è capitato con Jail Guard. E questo è solo uno dei casi di questo periodo dato che mi è appena capitata la stessa cosa con due libri che spero di recensire questo mese. A voi succede o è una cosa che riguarda solo me? 
Sì, ogni volta vi propongo sempre quesiti assurdi e contorti, ma io funziono così😂😂


Data di pubblicazione: 14 giugno 2020

Pagine: 279

Editore: Maratta Edizioni

Prezzo: 13,00 (cartaceo) e 4,99 (digitale)

Trama: Un poliziotto. Un annuncio di lavoro. Un viaggio destinato a lasciare il segno. Benvenuti al Long Creek. Pronti a un'indimenticabile lezione di vita?
"Nessuno è davvero finito finché non decide di esserlo."

Biografia: Christie Lacetti nasce nel 1988.
Studentessa di farmacia, scrive da 2014 dopo qualche anno trascorso come regista indipendente.
Vince nel 2019 i Wattys per la categoria "mistero/thriller" con "Black Heart".
"Jail Guard: storia di un uomo e del suo destino" è il suo romanzo d'esordio.



"Da bambino perdoni ogni cosa: le botte, gli insulti, le punizioni, la solitudine, il distacco, il silenzio e la negligenza. Finché sei piccolo, i genitori sono il tuo unico punto di riferimento. Ti affidi a loro ciecamente, certo del fatto che possano offrirti ciò che è meglio per te, nonostante la vita dura e i sacrifici. È crescendo che senti la differenza. Quando inizi a pensare con la tua testolina. Vedendo gli altri nelle loro case, felici e con i giocattoli nuovi fiammanti ogni Natale, non puoi che chiedertelo: perché io non posso avere una vita così?"


La cosa più importante di tutte? La copertina. Ragazzuoli, non riesco a smettere di toccare la copertina. È la sensazione più bella del mondo e su questo non scherzo. 

Ho sicuramente apprezzato la divisione in parti di questo libro. Mi dà l'impressione di avere i giorni contati e mette ansia in una maniera assurda. È come quando nei film diventa tutto nero con una data a caso e c'è l'effetto sonoro che annuncia il momento cruciale. Non so se avete presente..
Attenzione perché non sempre questa "tecnica" è efficace dato che spesso e volentieri si finisce solo con lo spezzare il racconto e con esso anche la suspense. Per esempio, non lo troverei adatto per un fantasy. Certo, il discorso è differente se ci sono dei salti temporali.
Tutto ciò per dire che, secondo me, ce ne vogliono di capacità per creare una cosa del genere. Anche se confesso che la prima parte, l'autunno 1958, mi ha lasciata un po' confusa. Solo con una recente rilettura ho capito che c'era in mezzo una sorta di flashback e che quindi la linea temporale non era fatta male di suo. Dalla seconda parte ho iniziato a provare interesse e la mia curiosità si è fatta sentire. Da lì in poi è filato tutto liscio come l'olio e sono arrivata al punto in cui non riuscivo più a staccare gli occhi dalle pagine perché avevo la necessità di portare tutti i nodi al pettine.
Se questa parte non vi ha ancora convinti ad acquistare immediatamente il romanzo, aggiungo anche che reputo difficile la scrittura di un thriller soprattutto per il lessico, ma Christie si è calata nella parte e ha reso la lettura ancor più coinvolgente grazie appunto al lessico. Un po' come i libri dell'antropologa forense Kathy Reichs, la quale analizza e spiega nel dettaglio ogni morte per quanto assurda e complicata possa essere. La cosa più assurda che io abbia mai letto probabilmente è di un uomo che muore praticando autoerotismo chiuso in un sacco del spazzatura. Il tutto sotto un lago, precisiamo questo.

Dopo questa breve analisi, passiamo ad altro.

Siamo di fronte alla storia di Jonathan Daveport, un buon padre e sicuramente un buon agente della polizia. Sin dall'inizio è messo di fronte a una scelta: stare accanto alla famiglia o andare sotto copertura al Long Creek. Il dovere vince e lui viene sbalzato in un mondo totalmente diverso: ha a che fare con violenze sui minori e una certa caccia al coniglio. La trama si infittisce e JJ s'immerge sempre più nei meandri poco raccomandabili di quel che è il riformatorio.
In tutto ciò io non so se l'autrice abbia voluto far luce sulla condizione in cui riversavano i detenuti, ma ho comunque provato molta rabbia per i maltrattamenti riservati soprattutto a Lewis. Mi chiedo se siano mai esistiti luoghi del genere o se esistono ancora...

La lettura in generale è stato un groviglio di emozioni che mi si è bloccato nel petto. A un certo punto mi è venuto spontaneo dire "è troppo anche per me" ed è qui che ho esultato e ho ripreso con ancora più foga la lettura. In un libro cerco principalmente emozioni forti. anzi fortissime e fino ad ora non mi era mai capitato di spingermi fino a questo punto. Posso ritenermi soddisfatta? Sì, certo che sì. Lo consiglio come libro? Ovviamente. Forse non a tutti, magari non come primo thriller della vostra vita. 

E infine, ci tengo a ringraziare con tutto il cuore l'autrice per avermi inviato la copia cartacea e per aver sostenuto tutti i mie scleri in chat e, sì, ringrazio anche la Maratta Edizioni per aver portato in tutte le librerie un libro di questa portata.


Contatti:

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(la recensione sarà pubblicata anche su goodreads)

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