mercoledì 11 novembre 2020

La Donna dal Kimono bianco (recensione)

 Tanto tempo fa, andai in biblioteca e chiesi in prestito "La Donna dal Kimono Bianco". Aspettai per tutta l'estate e anche di più, ma finalmente quest'opera è arrivata tra le mie mani.

È stata un'emozione grandissima, anche se non l'ho propriamente acquistato. L'ho aspettato a lungo, ma non so se ne sia valsa la pena dopo averlo letto.

E ve lo spiego con questa recensione.

Data di pubblicazione: 9 gennaio 2020

Prezzo: 16,00 (rigida) 12,90 (flessibile) 7,99 (ebook)

Editore: Tre60

Pagine: 352

Trama: Giappone, 1957. Il matrimonio combinato della diciassettenne Naoko Nakamura con il figlio del socio di suo padre garantirebbe alla ragazza una posizione sociale di prestigio. Naoko, però, si è innamorata dell'uomo sbagliato: è un marinaio americano, quello che in Giappone viene definito un gaijin, uno straniero. Quando la ragazza scopre di essere incinta, la comprensione e l'affetto che sperava di trovare nei genitori si rivelano soltanto un'illusione. Ripudiata da chi dovrebbe starle vicino, Naoko sarà costretta a compiere scelte inimmaginabili, per qualunque donna ma soprattutto per una madre...
Stati uniti, oggi. Tori Kovač è una giornalista. Mentre si prende cura del padre, anziano e gravemente malato, trova una lettera che getta una luce sconvolgente sul passato della sua famiglia. Alla morte del padre, decisa a scoprire la verità, Tori intraprende un viaggio che la porta dall'altra parte del mondo, in un villaggio sulla costa giapponese. In quel luogo così remoto sarà costretta a fronteggiare i demoni del suo passato, ma anche a riscoprire le proprie radici...


Rinuncerei a tutte le comodità di casa perché sei tu la mia casa.
E se nella mia vita non ci sei tu, non è affatto vita.

Sono come al solito una persona fin troppo indecisa: il libro mi piace, ma al contempo non mi piace. Eh, sì. 

Avrei la stessa reazione anche io, anzi questa è esattamente la mia espressione.

Il fatto è che non è assolutamente paragonabile a "Memorie di una Geisha" come ha asserito The Bookseller, ma non è nemmeno così male come sembra. Bisogna innanzitutto capire l'essenza del libro e conoscere le varie tecniche narrative di cui un autore dispone.
Da questo punto di vista Ana Johns è una brava scrittrice? Oh, sì. Certo che lo è stata. Deve affinare ancora la sua tecnica, ma è a buon punto. 
Se non sapete di cosa sto parlando, allora ve lo spiego in modo facile facile. Ana Johns ha scritto questo libro dividendolo in due parti: il presente e il passato. Da una parte c'è una donna che lotta per il suo futuro e dall'altra c'è una donna che lotta per scoprire il suo passato. Quest'ultima, Tori, è alla ricerca della verità narrata dall'altra protagonista, Naoko. E solo alla fine arriva il crossover in cui entrambe parlano. 
La scelta dell'autrice mi è piaciuta un sacco e credo che non avrebbe potuto fare diversamente dato che altrimenti la storia sarebbe risultata piatta e noiosa. Diciamo che gli ha donato un po' di spessore (per non dire profondità).
Avrei un paragone da fare con un film perché ora come ora non mi vengono in mente libri simili. Avete presente "La Chiave di Sara"? Stessa tecnica, stessi obbiettivi, storie diverse. Da questo punto di vista, il film è fatto meglio poiché non ci si aspetta il finale e la fine di Sara rimane un mistero fino, appunto, alla fine. Ne "La Donna del Kimono Bianco" si sa già tutto dalle prime cinque pagine. Non c'è quella suspense o quella voglia di scoprire il passato o il futuro dei protagonisti: sia per Tori che per Naoko il futuro è chiaro a tutti quanti. Per esempio, l'autrice non nasconde che Naoko sposerà comunque Satoshi e non nasconde nemmeno che Hajime poi tornerà in America. Un po' di mistero avrebbe reso più coinvolgente l'intero romanzo. 

Per questo motivo dico che il romanzo non mi ha convinta del tutto, ora però arriva la parte che mi è piaciuta di più.
Sono andata avanti a leggere perché non potevo farne a meno: la tenacia di Naoko è un qualcosa che non può essere spiegato a parole. Può esserci solo ammirazione da parte di chiunque perché non so in quanti avrebbero reagito così al posto suo. Ha resistito a qualunque cosa da sola in nome dell'amore e poi non è stata ripagata: ha solo pagato un prezzo troppo alto per quello in cui crede. Ed è qui che la mia ammirazione è ancor più alta perché MAI si è arresa. Naoko è una combattente e ha la forza di un esercito intero. Quel che è ancor più stupefacente è che trasmette la sua voglia di lottare a quelli che la conoscono. Per esempio, le madri rinchiuse nell'Istituto Bambù. Jin e Hatsu vengono convinte da lei a lottare per i propri figli, mentre Sora si comporta come un angelo custode ed è pronta a salvarla nel momento in cui Naoko è debole. 

Satoshi? Lui è un uomo dal cuore d'oro poiché anche lui persevera ed è determinato a sposare Naoko nonostante tutte le implicazioni. Avrebbe potuto sfigurare i Namakura e rivelare a tutti della gravidanza o del matrimonio con Hajime, eppure è rimasto in silenzio e non ha fatto altro che aiutare la protagonista. Io non credo che all'epoca ci siano stati molti uomini come Satoshi, perciò non capisco ancora come Naoko abbia fatto a rifiutare il matrimonio combinato con lui.

E se ho amato tutto ciò, ora vi svelo quello che ho odiato: la parte di Tori.
Lo so. Se avete letto il romanzo forse saprete anche il perché. La trovo estremamente irritante. Continua a farsi problemi su problemi e a dispiacersi per ogni cosa, a piangere per ogni rivelazione. Sarà che a me piacciono solo i personaggi simili a me, ma io più leggevo più provavo pena per questa donna che non ha altro da fare nella vita se non cercare la tomba di un amore morto e sepolto da mezzo secolo ormai. Non sono riuscita a mettermi nei suoi panni e a essere empatica. Non ho provato niente perché avevo solo voglia di leggere più velocemente le pagine con il suo pov per arrivare alla parte di Naoko che è ciò che più mi interessava.

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