Ciao a tutti, cari lettori. Dopo una settimana in cui sono stata oberata di studio, finalmente posso pubblicare una recensione che mi sta tanto a cuore.
Si tratta di un libro che ha lasciato il segno e che porterò sempre nel cuore. Perché? Mi ha fatto provare così tante emozioni che lo reputo il secondo libro migliore che abbia mai letto. È assolutamente perfetto e spero di potervelo descrivere al meglio perché merita le parole più belle che ci possano essere.
Autore: Giulia Nurchis
Data di pubblicazione: 9 settembre 2020
Pagine: 560
Editore: self-publishing
Prezzo: 21,80 (cartaceo), 9,99 (ebook) e 28,00 (rigida)
Trama: Immergiti nella storia che voglio raccontarti, lasciati cullare dalle parole come fossero le onde di quelle antiche acque che ho descritto. Permetti loro di trasportarti in quel mondo lontano, così diverso da quello che conosci, eppure così familiare. Respira l’aria salmastra dei regni del mare, percorri le loro terre e lasciati sedurre dall’eterna voce del mare. Ascoltala narrare di una tragedia carica di sfumature mitologiche, densa di gioia e dolore, di amicizia e lotte interiori, di prove da superare e scelte mai semplici da affrontare. Scopri quanto amore può nascere dall’odio e quanto dolore costi un atto d’amore. Leggi delle vittorie e dei fallimenti, dell’onore e dei tradimenti, di eroi mai perfetti e cattivi mai malvagi. Impara che gli occhi, solo gli occhi rivelano l’animo di un uomo, mai del tutto giusto, mai del tutto corrotto.
"Non lo sai che se la pecora scherza col lupo prima o poi finisce per pentirmene?"
Solitamente quando ho tra le mani un libro che poi diventa uno dei miei preferiti, succede che l'inizio non riesco proprio a mandarlo giù. Lo leggo a fatica, o addirittura lo odio e parto subito con l'idea che l'intero libro non mi piacerà. Puntualmente poi scopro che proprio quel libro, con quell'inizio che detestavo, diventa per me un capolavoro. Con "Gli Occhi del Re" non è successo. Sono stata rapita completamente sin dalla prima pagina e ho letto quasi 600 pagine con la voracità di chi non può aspettare un altro secondo per scoprire il punto in cui l'autrice vuole portare i suoi lettori.
Giulia Nurchis cattura l'attenzione e la porta sui suoi personaggi dall'inizio alla fine, coinvolgendoci tramite colpi di scena uno più bello dell'altro. L'unione della trama e il suo stile soave rende la lettura piacevole nonostante le tematiche riprendano la guerra, la violenza sulle donne e il viaggio per arrivare all'età adulta.
Inoltre, ci sono scene divertenti alternata ad altre in cui il protagonista si caccia nei guai, che ho apprezzato in particolar modo.
Se dovessi usare una metafora per descrivere la scrittura di Giulia direi che è come il miele che scivola dal suo bastoncino di zucchero. Avete presente, quando magari addolcite il tè o il latte? Ecco, io mi imbambolo parecchie volte e ne rimango affascinata. Lo associo a questo libro perché provo la stessa cosa, perché vedo "Gli Occhi del Re" con ammirazione e come un qualcosa da cui trarre spunto per migliorarsi.
E so che solitamente metafore del genere si usano per i romance dato che la dolcezza appartiene tipicamente a loro, però io mi sono sciolta comunque davanti a un'opera fantasy. Per me è stato dolce perché ho potuto seguire il percorso di crescita del protagonista, Aighas, sin da bambino. È passato attraverso allenamenti duri, prove impossibili, perdite incalcolabili e amori non sempre destinati a compiersi. Ho potuto empatizzare con lui e poter provare le sue stesse emozioni. Pensate che alla fine ho persino pianto per quello che è successo. Non credo ci sia cosa più meravigliosa di questa e so che devo solo ringraziare l'autrice per la possibilità che mi ha dato. Un rapporto simile l'ho provato solo con Persefone del libro "Il Giudizio di Persefone" di Giulia Calligola.
"Se non studi diventerai schiavo di chi ne sa più di te."
Sarò sincera, prima di questo libro non ero una grande patita del mondo classico. L'unica cosa che adoravo era la mitologia. Per il resto non nutrivo grande interesse verso i grandi guerrieri greci e le loro usanze. Poi per caso vengo incuriosita da "Gli Occhi del Re" e gli do una possibilità. Ho cambiato completamente idea e mi sono accorta di quanto possa essere affascinante una cultura simile. Giulia Nurchis mi ha mostrato le sue mille sfaccettature attraverso le esperienze di Aighas e Salai. È stato come fare un tuffo nella storia, ma non quella che insegnano nelle scuole, quella noiosa e statica. Qui inconsapevolmente si possono osservare gli usi e costumi di altre popolazioni. Da amante della storia tanto che vorrei studiarla all'università, tutti quei dettagli e curiosità le ho trovate bellissime. Un esempio? Il re barbaro e i suoi soldati hanno l'usanza di mangiare il cuore ancora pulsante dei nemici valorosi che hanno sconfitto perché convinti di acquisire i loro punti di forza.
A proposito del Re barbaro, grazie alla sua figura l'autrice parla della paura del diverso mediante una sottile omofobia insita negli uomini senza un reale perché. L'Ergeseneo, Liokene, Merimnissa e tanti altri regni sono terrorizzati dagli uomini del nord venuti per conquistare e distruggere città e campi. Quanti di loro però si sono presi la briga di conoscerli? Di entrare a contatto con la loro cultura? Forse non sarebbe scoppiata una guerra, o forse era semplicemente destino che accadesse.
"Ti allontanerei dal comando, perché un uomo che non è capace di amare e di crescere i propri figli non dovrebbe mai avere un ruolo nel governo del regno."
Mi sono arrivati tanti messaggi, vorrei parlarvene in particolare di alcuni.
Ho amato il modo in cui l'omosessualità viene vissuta: gli uomini sono liberi di giacere con altri uomini senza che i loro dei si adirino con loro. Il fatto che qui sia vista come una cosa normale e che lo fosse anche nel mondo antico, mi dà da riflettere su quanti uomini e quante donne vengono aggredite per strada perché amano qualcuno del loro stesso sesso.
Altra cosa molto importante è la denuncia contro la violenza sia nei confronti di un partner sia nei confronti di un figlio. Quanti genitori diventano tali e poi non sono in grado di dare l'amore che serve a un bambino? In quanti sono incapaci di crescere uno, figuriamoci due o tre? Mi viene spontaneo associare mio padre alla figura di Maireo, padre di Aighas, oppure al padre di Sairor.
Dall'altra parte, quanti uomini credono di possedere una donna come un oggetto e di poterne fare veramente di tutto? Ce n'erano tanti prima e ce ne sono troppi adesso. E per fortuna in questo romanzo Aighas e molti altri personaggi hanno l'accortezza di notare quanto tutto questo sia sbagliato.
Il protagonista, in particolare, tratta le donne nel migliore dei modi e le rispetta senza osare mai negare la loro libertà, anche nel caso in cui queste siano schiave. Mi ha stupita in positivo il fatto che lui, guerriero forte e invincibile, abbia una delicatezza e una sensibilità smisurata nei confronti dell'altro sesso. È raro trovare un personaggio simile nella letteratura, o almeno nei libri che leggo io.
Ci sono tante altre cose che potrei aggiungere, ma vorrei che aveste voi il piacere di scoprire i messaggi dell'autrice e di interpretarli come meglio ritenete giusto.
"C'è poca distanza tra sincerità e sfrontatezza."
Per concludere questa recensione più lunga del solito, vorrei parlarvi di Ikaride, il mio personaggio preferito in assoluto. Per quanto Aighas e Salai possano avere grandi ideali, la figura di Ikaride si addice più a me. Mi ha dato l'idea di essere un ragno che tesse la sua tela di bugie intorno alla vittima e che poi la divora senza lasciare il tempo di accorgersene. Le sue ragnatele sono inscalfibili, assolutamente geniali e credo che mai nessuno potrà eguagliarlo o sfuggirgli.
Al contempo, lo reputo anche una serpe, che striscia abile nell'erba alta e all'improvviso balza al collo della sua preda.
Lui è imprevedibile, geniale e assolutamente matto. E sapete come fa? Si finge uno sciocco. Avete capito bene. Quando l'ho conosciuto era un principe ubriacone incapace di ereditare il trono, poi la sua vera natura è uscita fuori e ne sono rimasta ammaliata.
"È raro incontrare un futuro sovrano così intelligente da fingersi uno sciocco."
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