Eccoci qua ancora una volta!
Data di pubblicazione: 19 marzo 2019Costo: 16,90 (cartaceo) e 9,99 (digitale)
Editore: Mondadori
Trama: «Un paio di occhi dorati brillavano nella boscaglia accanto a me. La foresta era silenziosa. Il vento non soffiava più. Persino la neve aveva smesso di scendere. Quel lupo era enorme. Il petto mi si strinse fino a farmi male. E in quell'istante mi resi conto che la mia vita dipendeva da una sola domanda: era solo? Afferrai l'arco e tirai indietro la corda. Non potevo permettermi di mancarlo. Non quando avevo una sola freccia con me.»
Una volta tornata al suo villaggio dopo aver ucciso quel lupo spaventoso, però, la diciannovenne Feyre riceve la visita di una creatura bestiale che irrompe a casa sua per chiederle conto di ciò che ha appena fatto. L'animale che ha ucciso, infatti, non era un lupo comune ma un Fae e secondo la legge «ogni attacco ingiustificato da parte di un umano a un essere fatato può essere ripagato solo con una vita umana in cambio. Una vita per una vita».
Ma non è la morte il destino di Feyre, bensì l'allontanamento dalla sua famiglia, dal suo villaggio, dal mondo degli umani, per finire nel Regno di Prythian, una terra magica e ingannevole di cui fino a quel momento aveva solamente sentito raccontare nelle leggende. Qui Feyre sarà libera di muoversi ma non di tornare a casa, e vivrà nel castello del suo rapitore, Tamlin, che, come ben presto scoprirà la ragazza, non è un animale mostruoso ma un essere immortale, costretto a nascondere il proprio volto dietro a una maschera. Una creatura nei confronti della quale, dopo la fredda ostilità iniziale, e nonostante i rischi che questo comporta, Feyre inizierà a provare un interesse via via più forte che si trasformerà ben presto in una passione dirompente.
Quando poi un'ombra antica si allungherà minacciosa sul regno fatato, la ragazza si troverà di fronte a un bivio drammatico. Se non dovesse trovare il modo di fermarla, sancirà la condanna di Tamlin e del suo mondo...
"Abbiamo bisogno di speranza tanto quanto di pane e carne. Abbiamo bisogno di speranza, altrimenti, non resisteremo. Perciò lasciamogliela, Feyre. Permettiamo a Nesta di sognare una vita migliore. Un mondo migliore."
Le prossime potrebbero rivelarsi le recensioni più importanti dell'intero blog, sebbene sia giorvane e non abbia compiuto nemmeno un anno. Non credo di aver mai trovato una saga più bella di ACOTAR nonostante i suoi difetti e vi spiegherò il perché partendo appunto da A Court of Thorn and Roses o La Corte di Rose e Spine.
E vi dirò, non ho mai voluto leggere questo libro dalla sua edizione italiana perché ne parlavano tutti e non mi andava di seguire la cosiddetta “massa”. Mai ho fatto errore più grande dato che me ne sono innamorata follemente e ho capito di aver commesso un altro dei miei errori dettato dai pregiudizi. Sono felice che il blog prima di tutto stia migliorando me stessa.
Ma veniamo al dunque!
Feyre (pronunciasi Feira) è un'umana di diciannove anni che fa di tutto per la sopravvivenza della propria famiglia caduta in povertà. Proprio mentre caccia, le capita a tiro un lupo che si rivela essere un Fae, in particolare una sentinella del Signore Supremo della Corte di Primavera. Tamlin, si chiama così, viene a casa di Feyre e la costringe a seguirlo nella sua corte, dove sarà ospite per tutta la vita.
Sebbene all'inizio da entrambe le parti ci sia diffidenza, il loro rapporto cambia e verso la metà del libro e Feyre si rende conto di amare Tamlin che da carceriere diventa salvatore.
E se tutto sembra andare rose e fiori, vi siete dimenticati di un maleficio che padroneggia sulle sette corti di Prythian da ormai cinquant'anni e verso la fine prende il nome di Amarantha. Sebbene questo villain non mi abbia entusiasmata, ha messo a dura prova Feyre costringendola a tre prove durissime alle quali io non sarei sopravvissuta.
Solitamente le protagoniste mi danno sempre i nervi e non le sopporto (esempio Ofelia di Fidanzati d'Inverno), però Feyre è stata eccezionale. Parliamo di una donna che sacrifica se stessa per la famiglia e per il popolo fatato, del quale tra l'altro non ha mai fatto parte. È l'unica a poter liberare tutti i Fae dalla prigionia e nonostante abbia avuto la possibilità di salvarsi, decide di correre in contro al pericolo per Tamlin e tutti gli altri. Nessuna delle imprese si rivela facile: prima il Middengard Wyrm, poi la prova dell'indovinello e infine l'assassinio di tre Fae. Come darle torto se nel secondo libro è a pezzi?
Viene sottoposta a pressioni continue e deve sostenere il peso di un intero popolo sulle sue spalle dato che se lei muore, è la fine per tutti i Fae. Rischia di cedere, di mollare tutto e lasciarsi morire, ma una buona dose di disperazione e un figo di nome Rhysand la spingono a resistere per il bene di tutti, soprattutto la promessa di trascorrere il resto della vita assieme a Tamlin.
Gli altri personaggi per me passano in secondo piano: qui è Feyre al centro dell'attenzione e va bene così perché ho voluto conoscere la protagonista in tutto e per tutto, pregi e difetti. Non mancano di certo però quelli che sono Tamlin, Lucien e la domestica. Tre Fae nella vita di Feyre che le insegneranno finalmente a vivere e inseguire le sue passioni. Certo, c'è da dire che Tamlin è la persona più possessiva e snervante che io abbia conosciuto in un romanzo, tutt'altra faccenda rispetto alla Bestia vittima della maledizione della strega. Tra Feyre e Tamlin infatti si sviluppa una relazione per lo più carnale, perché effettivamente non ci sono appigli per dire “lo amo per il suo carattere”. Ma va bene così, è tutto progettato dall'autrice per apparire così altrimenti come potrebbe andare avanti una saga fantasy con l'amore della propria vita trovato al primo colpo? Su, rifletteteci anche voi. Questo punto potrebbe fermarvi dall'intraprendere una lettura del genere con libri che osclillano per lo più sulle 650 pagine, ma fidatevi che ne vale la pena. È tutto collegato, non c'è ACOTAR senza ACOMAF e una volta letto i primi due, ovviamente non potete lasciare indietro ACOWAR in cui tra l'altro si hanno tutte le risposte che si cercano in ACOTAR. Capite cosa intenedo?
Personalmente sono andata avanti con il secondo libro perché avevo la necessità di scoprire la fine che hanno fatto Feyre e Tamlin, ma poi sono stata piacevolmente sorpresa con l'entrata in scena di Rhysand.
A parte l'anticipazione delle prossime recensioni, vi dico che ho apprezzato tutto eccetto le scene di sesso. Sì, la Maas ha la grande pecca di scrivere delle scene porno di cui avrei fatto volentieri a meno durante la lettura dell'intera saga, soprattutto in ACOFAS. Non l'ho trovato né erotico né adatto in un fantasy in cui la morte è una compagna costante.
In più, la Maas o la odi o la ami. Perché? L'ho trovata molto schematica. Forse, da aspriante scrittrice ho notato cose che a un lettore può sfuggire, non so. L'autrice è solita creare scene di suspense, arrivare a un punto in cui per la protagonista c'è solo la morte e poi trova una soluzione che fa disperdere tutta la tensione. Abilità da ammirare? Non lo so sinceramente.
Un'ultima cosuccia è una mezza risposta a delle recensioni negative che ho trovato in giro: i troppi dettagli presenti, le eccessive descrizioni. Feyre prende a descrivere ogni cosa, a catalogare colori e immagini. Questo fa parte di lei, la rende viva! Senza i digitali e le campanule e tutti i fiori nominati è il suo modo di essere felice, infatti mi si è stretto il cuore quando in ACOMAF non dipinge più e nemmeno descrivere i dettagli intorno a sé.
E che altro dire, alla prossima!
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