domenica 24 gennaio 2021

Alla Ricerca del Principe Dracula (recensione)

 








 



Data di pubblicazione: 15 settembre 2020

Editore: Oscarvault Mondadori

Prezzo: 20,00 (cartaceo) e 9,99 (ebook)

Trama: Dopo aver scoperto con orrore la vera identità di Jack lo Squartatore, Audrey Rose Wadsworth lascia la sua casa nella Londra vittoriana per iscriversi - unica donna - alla più prestigiosa accademia di Medicina legale d'Europa. Ma è davvero impossibile trovare pace nell'oscuro, inquietante castello rumeno che ospita la scuola, un tempo dimora del malvagio Vlad l'Impalatore, altrimenti noto come Principe Dracula.

Strane morti si susseguono, tanto da far mormorare che il nobile assetato di sangue sia tornato dalla tomba. Così Audrey Rose e il suo arguto compagno, Thomas Cresswell, si trovano a dover decifrare gli enigmatici indizi che li porteranno all'oscuro assassino. Vivo o morto che sia.

Recensione:

"Hai già fissato la paura negli occhi e l'hai fatta tremare, Wadsworth."

Un sequel decisamente avvincente e migliore rispetto al primo capitolo che apre la tetralogia della Maniscalco. E non mi riferisco solo all'ambientazione, ma anche alla caratterizzazione dei personaggi. Procediamo per gradi, però.

Alla Ricerca del Principe Dracula si apre con il viaggio sull'Orient Exspress (che mi ha riportato alla mente il celebre libro di Agatha Christie) che porterà Audrey Rose e Thomas Cresswell in Romania, la mia terra natia. Un viaggio lungo durato più o meno cento pagine, se non di più, e che ci ha gentilmente regalato un cadavere. Il mistero però viene temporaneamente stoppato all'arrivo dei due protagonisti all'Accademia di Scienze Forensi e ritrovamenti di corpi martoriati inclusi. Il castello di Dracula descritto dalla Maniscalco è davvero incantevole, seppur terrificante con i suoi arazzi. 

La trama da qui in poi è un continuo ritrovamento di cadaveri che ho apprezzato molto. Il modus operandi dell'assassino è elaborato e malato nel suo obbiettivo di creare lo scenario perfetto per il ritorno del Principe La costante domanda la cui risposta rimane sospesa fino alla fine è: perché? Perché l'assassino è così determinato a impalare gente e avvelenarla con l'arsenico? E soprattutto, perché dissanguarla? E non solo io me lo sono chiesta, anche i due protagonisti si ponevano lo stesso quesito tra una discussione e l'altra. Infatti, la morte di Nathaniel è stata distruttiva per Audrey Rose e sta pagando le conseguenze delle azioni del fratello sulla propria pelle. È ancora traumatizzata e cerca in tutti i modi di superare la cosa, però Thomas non fa altro che infierire con le sue azioni atte "a fin di bene" e peggiora la situazione. Il processo di guarigione non è immediato e cercare di rispedire a casa Audrey o di farla riprendere sdraiandosi in sala operatoria non sono buoni metodi. 

Devo dire però che ho apprezzato il cambiamento che l'esperienza passata ha procurato alla nostra protagonista: se prima mi irritava e avrei voluto tanto non sentirla più, ora mi sta decisamente più simpatica e ho voglia di conoscere più nel dettaglio ogni sfaccettatura che compone il suo carattere. Se prima aveva ideali che trovavo senza senso, ora il suo desiderio di non essere ingabbiata come una colomba mi piace, è ponderato e ha una ragione precisa di esistere. Quella morsa che la attanaglia quando Thomas commette un errore la condivido pienamente anche io e le do perfettamente ragione. Audrey Rose vuole essere libera e al pari di un uomo e in questo la sostengo con tutto il cuore. In questo libro, quindi, prima di tutto dimostra di essere al pari di Thomas, il quale durante la risoluzione di questo caso viene meno. Audrey Rose si prende tutta la scena nonostante il dolore che le avvolge il petto mentre Thomas mette a nudo le sue debolezze per lei e dimostra un'altra facciata di se stesso oltre a quella dell'arrogante e affascinante uomo ottocentesco assolutamente perfetto.

Cosa ho apprezzato di questo romanzo? Tutto, dalla prima all'ultima cosa. Non c'è nulla che non mi sia piaciuto. Prima di tutto troviamo la narrazione che, seppur lenta all'inizio proprio come piace a me, poi diventa incalzante e sembra di avere il fiato dell'assassino sul collo. È piena di descrizioni e di folklore rumeno che mi hanno fatto un po' vergognare di non aver approfondito le mie radici rumene. Mi hanno fatto venire nostalgia della piccola fattoria in cui abitavo e dei pasti super aromatici che mia nonna mi proponeva o, ancora, alla battaglia con mio nonno per accaparrarci le zampe di gallina della zuppa. Mi hanno fatto venir voglia di ritornare in quella realtà che ho abbandonato e che ho nascosto gelosamente in un cassetto della mia mente. Questa volta si è sentita l'ambientazione tetra e misteriosa che avrei voluto vedere anche in Sulle Tracce di Jack Lo Squartatore. I dettagli che io amo trovare in un libro sono presenti e mi hanno fatto girare la testa dalla felicità. 

Devo dire però che questa volta il minimo sentore di chi era l'assassino ce l'avevo, ma non riuscivo a capirne il motivo. È stata la persona più inaspettata di tutte, però anche un lupo può travestirsi da agnello se lo ritiene vantaggioso. Anche se a prima vista si potrebbe puntare su Moldoveanu, ricordate che un carattere di merda non rende una persona un assassino.

"I mostri sono reali quanto le storie che li tengono in vita e sopravvivono solo finché quelle storie vengono raccontate."

Giusto giusto tra poco inizierò il terzo libro, carica di aspettativa e curiosità visto il finale di Alla Ricerca del Principe Dracula. 

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