Data di pubblicazione: 24 settembre 2018
Pagine: 335
Editore: independently published
Disponibilità: Amazon e Kindle Unlimited
Prezzo: 9,98 (cartaceo) e 2,99 (ebook)
Trama: Un professore quarantenne, una donna affascinante ed un mistero che coinvolge un'organizzazione segreta.Durante una conferenza per presentare il suo ultimo saggio, Daniel Warviz, professore e linguista, espone ipotesi controverse sull'origine aliena delle civiltà antiche.Il suo prossimo libro che cita alcune tesi sugli Antichi Astronauti promette di essere un grande successo, poiché basato su un prezioso diario che testimonia l’uso di ingegneria genetica già millenni orsono.Proprio durante questa conferenza Warviz incontra Laila: una mediorientale misteriosa quanto affascinante che si dimostra interessata a scoprire come lui sia entrato in possesso di questo documento dal valore inestimabile.Purtroppo per il professore, Laila non è l’unica che vuole porgli questa domanda.Warviz si ritrova così, suo malgrado, coinvolto in una guerra che va avanti da millenni, una faida che si consuma attorno ai discendenti di “Coloro che vennero dal Cielo”.Il professore finirà per svelare molti segreti, forse molti di più di quanto avrebbe desiderato..."Come Dan Brown, nel miglior modo possibile."Il mondo di Nati sulla Terra tornerà con "Il Giudice", in uscita a Luglio 2020.
Ed eccomi di nuovo qua, ragazzuoli.
Oggi vi propongo un libro che non mi ha convinta del tutto, ma che consiglio di leggere comunque almeno una volta nella vita indipendentemente da cosa vi piace leggere.
Sarà che io leggo davvero di tutto e non mi sono fatta frenare dalla scritta a caratteri cubitali "fantascienza". Ho sempre odiato incondizionatamente il genere, ma finalmente ho abbattuto anche questa barriera e, anche grazie a F.L. Scala, ho scoperto che non mi dispiace affatto!
Già dalla mail, ho capito che "Nati sulla terra" avrebbe fatto a caso mio: datemi teorie sulla bibbia e grossi paroloni riguardo agli dèi e mi avrete conquistata.
Ecco, questo libro parte proprio così. L'incipit mi ha fatto dire "ok, può avere inizio la mia collezione" e infatti in futuro vedrete una carrellata di recensioni a riguardo.
Partiamo col dire che di fantascienza non ne so proprio niente: oltre alla saga di Divergent non ho mai letto nient'altro. Tuttavia mi hanno sempre interessato quei film sulla fine del mondo o cose su alieni che cercano un contatto con la terra. E, consapevole che il cinema è ben diverso dai libri, ho fatto giusto un paio di ricerche per assicurarmi di non sparare la cavolata del secolo.
Possiamo continuare, dunque, asserendo che "Nati sulla Terra" è un buon romanzo per chi si approccia per la prima volta a un genere tanto vasto e contorto come quello che stiamo trattando adesso.
Per chi fosse a digiuno, non preoccupatevi perché filerà tutto liscio come l'olio grazie allo stile fluido e chiaro dell'autrice.
L'opera l'ho classificata tra gli "easy", ovvero quei racconti in cui viene sfruttato poco l'aspetto scientifico e si parla più di guerra, sociologia e filosofia; il che permette di avere un gruppo di lettori più numeroso. Per questo, ragazzuoli, in questa recensione voglio sia invitarvi a compiere un buon acquisto sia dispensare consigli utili a chi sogna di scrivere un libro.
Ma di cosa parla effettivamente "Nati sulla terra"?
Abbiamo un professore e scrittore alla ricerca della verità sulle creature che abitano il nostro universo e un diario che lo spinge a trarre delle conclusioni che si avvicinano molto alla realtà. Lui, tuttavia, non sa che quei fogli ingialliti saranno portatori sventura oltre che del suo successo.
Confesso che mi sono sempre piaciuti i libri i cui protagonisti sono adulti perché mi ritrovo di più nei loro comportamenti e nelle loro scelte. Quel che mi ha colpito di Daniel Warviz è che, fino ad ora, è stato uno dei personaggi più realistici che ho incontrato da quando leggo. Insomma, nelle prime pagine trapela l'ansia dovuta a una conferenza ed credo sia una reazione così naturale, così umana. Più di una volta lui dimostra di provare sentimenti e sensazioni che vanno in contrasto con la realtà che lo circonda. E se questo piccolo dettaglio mi ha catturata, la sua teoria sugli Elohim non mi ha più fatto staccare gli occhi dal libro.
Posso dire con certezza, quindi, che questo è uno degli inizi migliori che abbia letto, uno di quelli che mi hanno fatto dire "sì, ne vale la pena leggerlo" anche se il libro poi non rientra nella mia top five.
Soggettivamente il libro mi è piaciuto e lo rileggerei anche in futuro, ma oggettivamente qualche pecca c'è e qui entra in gioco la mia mente da critica letteraria affermata (vi prego, percepite la mia nota sarcastica). Se l'inizio è avvincente, non posso dire lo stesso del resto. Sappiamo che nella fantascienza è necessario che si crei suspense per mandare avanti il tutto, ma bisogna anche stare attenti a non far scemare la suspense in qualcosa che si può associare alla noia. Si parte con un mistero, con un linguaggio tipico di scienziati e ricercatori, ma poi bisogna mettere la carne sul fuoco e far evolvere la cosa. Bisogna aggiungere qualche colpo di scena durante la narrazione o qualche rivelazione sconcertante per far provare emozioni al lettore di continuo e, in questo modo, farlo affezionare alla trama. In "Nati sulla Terra", lo sviluppo non rivela alcunché: abbiamo un professore che rimane rinchiuso in una biblioteca super segreta, ma che non può sapere niente riguardo al mondo di cui è entrato a far parte. Non possiamo nemmeno capirlo perché non sembra apparentemente disorientato; a Daniel basta la sua relazione e le traduzioni per dei possibili best-seller. Perché il protagonista non si fa domande? Perché non pretende delle risposte? Semplicemente, perché?
La cosa più emozionante durante la parte centrale della storia è il viaggio di Achilles e le sue scopate con le donne dei Children of the Stars. Poi, tutto d'un colpo, verso la fine, si svelano dei segreti che nessuno si aspettava. Si inizia con un'incognita: chi ha dato il diario a Warviz? Ma per il resto non c'è stato nemmeno un accenno.
In questo caso non sarebbe stato male se almeno una delle notizie fosse arrivata prima, in modo da far rimanere alta l'attenzione dei lettori.
Non so se mi sono spiegata in modo comprensibile, ma resta il fatto che la botta finale non mi ha sconvolta tanto quanto avrebbe dovuto.
Un punto interrogativo, invece, che mi è sorto fin da subito è: perché bisogna organizzare quella conferenza? L'autrice giustifica ogni azione o pensiero dei personaggi, eppure lascia questo grosso punto interrogativo. Perché Laila ci tiene così tanto? Se lei e Mankieviz vanno già a braccetto, perché mai dovrebbe scoppiare una guerra tra lo CNAM e i laboratori del dottore? L'unica cosa che andava giustificata non è stata giustificata. E dico così perché di recente ho visitato su Instagram uno di quei profili che elargisce consigli agli scrittori. L'autore in un post affermava che sta al lettore trarre le conclusioni e che lo scrittore non deve sempre fornire le spiegazioni a tutto. Se il personaggio è stato inquadrato bene, il lettore capirà il perché di certi suoi pensieri e capirà anche cosa l'ha spinto a reagire a determinate rivelazioni. In questo libro ci viene dato tutto su un piatto d'argento, senza alcun bisogno di scervellarci sul chi o sul come. Così una buona trama come quella di "Nati sulla Terra" perde un pochino del suo valore.
Abbiamo altri due problemi qui: il ruolo marginale di Daniel e il modo in cui il sesso viene affrontato in queste pagine. Quello che sembrava essere il protagonista viene lasciato da parte e durante lo sviluppo del romanzo il suo unico compito è quello di essere innamorato di una donna. Ogni tanto gli si dà spazio, ma le sue uscite non sono delle migliori. Per esempio, quali sono le scoperte del professore? Ha un contratto di sei mesi per tradurre tutti i reperti dello CNAM. Ebbene, quali sono queste scoperte? Si parla tanto di appunti, di una battaglia, eppure non c'è nulla di concreto. Possibile che quelle informazioni siano così segrete che nemmeno noi lettori meritiamo di ascoltarle? Che tipo di battaglia è avvenuta a pagina 150, per esempio? Perché Daniel non ha approfondito la cosa?
E per quanto riguarda il sesso, una cosa assolutamente normale, qui appare come una cosa fuori dal comune, estranea alla vita di tutti i giorni e più astratta delle prove che lo CNAM ha per dire che Achilles è il figlio di chissà quale dio. Il libro mi ha dato la sensazione che anche solo pronunciare la parola "sesso" è fonte di vergogna e disagio. Una cosa abbastanza innaturale per un rubacuori come il nostro Achilles o per uno con tanta esperienza come Daniel.
Ok, ora che questa grossa parentesi è finalmente chiusa e ho finito di fare l'esperta della situazione (che poi non sono), vi dico di prendere le mie parole con le pinze sia che siate scrittori sia che siate lettori.
Come ho detto, il libro merita di essere acquistato e letto, tuttavia alcuni piccolissimi dettagli a me hanno fatto storcere il naso e non posso dire che il libro è perfetto solo per fare un po' di buona pubblicità all'autrice.
Una medaglia ha due facce, quindi perché dovrei nascondere quella più dolorosa e limitarmi a mettere in risalto solo i punti positivi di un libro?
Ho promesso di elargire pareri schietti, ma ho notato che a volte questo mio modo di recensire non viene apprezzato. Mi chiedo dunque il perché.
Abbiamo per le mani una trama interessante, avvincente, che può conquistare i cuori di tutti.
Durante la lettura ci immergiamo nella realtà creata dall'autrice ed entriamo in contatto con personaggi con cui entriamo in empatia, ci immergiamo nei loro panni e proviamo quello che provano loro. Abbiamo addosso l'invidia di Mich-El, il dolore di Daniel Warviz, ma soprattutto il conflitto interiore di Laila. Lei, una donna senza dubbio affascinante, non riesce più a vivere come vorrebbe a causa della morte del fratello Harun e si porta dietro un enorme fardello, che ogni giorno diventa sempre più grande fino a schiacciarla. Si tratta di incontrare donne forti come Bre, che ha perso un braccio per continuare a vivere, e donne come M, tanto altezzosa e vendicativa. Abbiamo il subdolo Mankieviz che appare un po' come l'antagonista, ma che poi tanto antagonista non è data l'ultima rivelazione prima della fine del libro.
Un piccolo gioiello da avere in libreria per i comportamenti verosimili dei personaggi, per la trama a dir poco originale e per un finale aperto che ci spinge sicuramente ad acquistare anche il sequel "Il Giudice".
È un groviglio di teorie affascinanti che ci spinge a volerne sapere di più sugli Elohim, ma purtroppo nel primo libro non troverete le risposte che anche io sto cercando. Con questo libro si entra nella mente di uno scrittore il cui nome potreste vederlo in qualsiasi. Potreste vederlo, leggere il titolo del libro e dire "che enorme ca*ata". Ma se, invece, quel soggetto in particolare avesse avuto un incontro ravvicinato con le creature di cui parla il suo libro? Con "Nati sulla Terra" potete fantasticare su tutto ciò e potete anche vedere la differenza tra un possibile truffatore e un ricercatore con fonti "sicure".
Inoltre, questa è un'occasione per vedere le cose dal punto di vista di un adulto, nel caso foste soliti a leggere libri i cui protagonisti sono adolescenti. E, sinceramente, io preferisco quando i personaggi sono più grandi perché entro in contatto con una mentalità diversa dalla mia. Non so se mi spiego.
Beh, ragazzuoli, io non ho più niente da aggiungere.
Daniel e Achilles vi aspettano!
"Qualsiasi cosa tu potrai essere per me, ci sarà sempre un velo tra di noi, un muro di cose non dette, di segreti non rivelati."
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